In alcune zone del nostro paese sembra diventato sempre più complicato vivere. Troppa, infatti, la differenza tra un centro urbano moderno e la realtà di un piccolo paese dell’entroterra. In termini di servizi, opportunità lavorative e, in generale, comodità. Di recente le istituzioni delle regioni che – più di altre – devono fronteggiare il problema dello spopolamento dei piccoli paesi, hanno iniziato a correre ai ripari.

È il caso, ad esempio, della Sardegna: l’isola, lo scorso anno, ha lanciato una campagna contro lo spopolamento dei piccoli comuni, di cui ora si iniziano a vedere i primi risultati.

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I numeri dello spopolamento in Italia

Se le previsioni demografiche prevedono un costante calo della popolazione italiana nei prossimi decenni, nelle aree interne il fenomeno è già evidente. In questo senso, appare chiaro come ci sia una disuguaglianza territoriale su tutti i fronti: riproduttiva, di età media e di andamento migratorio. Il divario più evidente – oltre a quello tra Nord e Sud – riguarda quello centro-periferia. I tassi di mortalità e natalità sono rispettivamente di 12,9 e 6,6 ogni 1000 abitanti nelle aree interne (c0ntro l’11,6 e il 6,8 delle altre aree). Ma la differenza più sostanziale si nota analizzando il dato sul tasso di crescita della popolazione: nelle aree interne è di -4,3, contro il -1,8 delle altre aree.

In totale, sono 5518 i comuni con popolazione inferiore ai cinquemila abitanti, tutti (o quasi) impegnati quotidianamente nella lotta contro lo spopolamento. Ci sono comuni come Roio del Sangro (Chieti), Marcetelli (Rieti), Ribordone (Torino), o Carrega Ligure (Alessandria), che a stento raggiungono i 100 abitanti e hanno fatto registrare, dal 1971 ad oggi, un tasso di decrescita dell’80 per cento. Altri 115 comuni hanno raggiunto un tasso di spopolamento superiore al 60 per cento, mentre un migliaio si sono fermati al 50 per cento. Senza dubbio, sono le aree interne del Paese quelle maggiormente interessate dal fenomeno dello spopolamento.

Perché i paesi si spopolano e come evitarlo

Se in gergo tecnico il fenomeno prende il nome di spopolamento, per i giovani si tratta di una “fuga” a tutti gli effetti. Da cosa? Dall’assenza di servizi, infrastrutture adeguate, prospettiva di lavoro e, in alcuni borghi montani, anche di beni essenziali come l’acqua o la corrente elettrica. La banda larga, poi, diventata ormai imprescindibile – a casa come a lavoro – non copre moltissimi comuni nell’entroterra e nelle zone  identificate come “ultraperiferiche”. Senza connessione internet, è impensabile anche solo portare avanti o aprire una qualsiasi attività commerciale.

Per ricostruire il tessuto sociale dei piccoli comuni è necessaria una programmazione seria di medio periodo. Occorrono politiche che salvaguardino i servizi essenziali e utili come asili e scuole, politiche che favoriscano la mobilitàpendolare e stradale – investendo in mezzi pubblici veloci e sicuri. Anche l’attività culturale e sportiva è un presupposto fondamentale affinché anche le realtà medio-piccole diventino attrattive e vivibili con piacere. Infine, occorrono politiche che offrano soluzioni abitative a costi accessibili, in modo tale da incoraggiare l’acquisto di case o seconde case da parte di coppie, anche giovani. È la direzione, quest’ultima, intrapresa da più sindaci in diverse zone d’Italia per salvare i propri paesi dallo spopolamento. Ed è la Sardegna, in particolare, ad essere una delle regioni più attive su questo fronte: la campagna contro lo spopolamento dei piccoli comuni, lanciata sull’isola a ottobre 2022, sta iniziando a dare i primi frutti.

La campagna per ripopolare i piccoli comuni in Sardegna

Sono 600 le domande per l’apertura di un’attività nei comuni sotto i 3000 abitanti, 1393 le domande ammesse per l’acquisto o ristrutturazione della prima casa, e più di 1400 le famiglie che in questi mesi hanno usufruito del bonus bebè. Sono questi alcuni dei risultati raggiunti, in pochi mesi, dalla campagna contro lo spopolamento dei piccoli comuni in Sardegna. Nello specifico, la campagna comprende una serie di aiuti finanziari e bonus finanziati dalla regione. Tra questi il bonus bebè (8 mln di euro), che prevede un assegno di 600 euro mensili per la nascita (o adozione) del primo figlio e di 400 euro per ogni figlio successivo, il bonus commerciale (105 mln di euro) per l’apertura di una nuova attività nei paesi, il bonus sulla casa (45 mln di euro), per ristrutturare o acquistare la casa in un piccolo comune, e il bonus accompagnamento delle imprese (60 mln di euro), con sgravi fiscali fino al 40 per cento.

Inoltre anche in Sardegna, come in altre regioni italiane, ha preso piede il progetto delle case a 1 euro. L’obiettivo è attirare nuovi residenti e invertire il destino di molte abitazioni che finirebbero, in altro modo, abbandonate. Sono una decina i comuni sardi che hanno messo a disposizioni le loro abitazioni, e almeno altrettanti se ne aggiungeranno nei prossimi mesi. Pioniere del progetto è stato il sindaco di Ollolai, un paese di circa 2000 abitanti. Nel 2018, Ollolai contava già 500 richieste per l’acquisto delle proprietà alla cifra simbolica di 1 euro.

Istituzioni, imprese, associazioni, comitati: è necessario uno sforzo concentrico di tutte le componenti attive per invertire una tendenza che può ancora essere invertita. Evitare che, in Italia, si scappi da luoghi meravigliosi dove, però, non c’è lavoro e una prospettiva di futuro. In fin dei conti, infatti, il primo passo per combattere lo spopolamento non è convincere nuove persone a trasferirsi nei piccoli paesi, ma convincere coloro che già ci vivono a non andarsene.

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Tommaso Barbiero

Tommaso Barbiero

Nasce a Busto Arsizio, nel varesotto, 25 anni fa. Laureato in Scienze della Comunicazione, attualmente collabora con due testate giornalistiche: Buonenotizie.it e Sprint e Sport. Scrive di sport, ma anche di ambiente e sostenibilità. Crede nel potere della parola come strumento per fare buona comunicazione, che sia propositiva e costruttiva, oltre che seria e affidabile. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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