Il 13 settembre di un anno fa, Mahsa Amini camminava per le strade di Teheran, capitale dell’Iran, indossando il velo che le copriva il capo, ma una ciocca di capelli fuoriusciva dallo hijab. Considerando il gesto un’offesa ad Allah, è stata imprigionata e picchiata. Dopo 3 giorni in coma, il 16 settembre 2022 è morta: uccisa dagli integralisti islamici.

Questo 16 settembre ricorre il  primo anniversario della morte della giovane donna iraniana di 22 anni, di etnia curda, picchiata e uccisa dalla cosiddetta “polizia morale” del regime islamico iraniano. Da quando nel 1979 in Iran i mullah fondamentalisti sciiti hanno preso il potere, è stata imposta l’osservanza rigida della legge religiosa del Corano, la Sharia.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

In ricordo di quella morte violenta, sono previste manifestazioni in centinaia di città nel mondo, come annunciano le Agenzie di Stampa Internazionali. Anche in Italia, a Milano, Bologna e Roma sono state organizzate manifestazioni e cortei.

Continua la sfida del popolo iraniano contro il regime degli ayatollah

È passato un anno dalle grandi manifestazioni che si sono svolte in varie parti del mondo a sostegno del popolo iraniano in lotta contro la dittatura islamica. Eppure il regime è ancora solido e feroce nella repressione. Ciò che è cambiato, da un anno ad oggi, come afferma la giurista iraniana Zahra Tofigh, è la consapevolezza sociale. La legge religiosa del Corano ha cancellato molti diritti delle donne e nelle strade e nelle scuole non si protesta più. Eppure nelle famiglie c’è il supporto alle donne oppresse. La loro protesta silenziosa è una disobbedienza civile.

Parisa Nazari, attivista iraniana che vive e lavora a Roma come mediatrice interculturale, intervistata, così esprime il proprio impegno politico a fianco del suo popolo e delle sorelle iraniane:

Mahsa Amini è diventata l’icona di un grande movimento, una ‘rivoluzione non violenta’ guidata dalle donne iraniane: Donna Vita Libertà. Anche noi, membri della grande e variegata comunità italo-iraniana residente in Italia, abbiamo sentito come una nostra missione di sostenere la causa iraniana nel Paese che abbiamo scelto come seconda patria. Il nostro impegno è di sensibilizzare i cittadini che credono saldamente nei valori della libertà e della democrazia. Principi sanciti dalla Costituzione italiana e dal Diritto Internazionale. Sono stati migliaia gli italiani che in questo anno ci hanno sostenuto diventando a loro volta la nostra voce. Il grido di – Donna Vita Libertà – ha echeggiato nelle piazze di numerose città italiane.”

Perché è importante ricordare la morte di Mahsa Amini

Dopo l’uccisione di Mahsa Amini, l’Italia ha mostrato con forza il proprio sostegno. I manifestanti italiani si sono affiancati agli iraniani mostrando indignazione per la brutale repressione del regime iraniano. L’attivista Parisa Nazari spiega l’importanza delle manifestazioni che si svolgeranno il 16 settembre nelle città italiane:

Per noi iraniani, Mahsa Amini ha dato vita a una rivoluzione non violenta che non si fermerà. Però – continua Parisa Nazari –abbiamo ancora molto bisogno del vostro sostegno per far sì che tutti gli sforzi del popolo iraniano, per realizzare il sogno di vivere in un Paese libero, non vengano vanificati. Il regime assassino degli ayatollah non deve sentirsi né credere intoccabile dal mondo intero.”

La morte di Mahsa Amini, in tutto il mondo, è diventata la voce delle donne e degli uomini dell’Iran. Sono quarant’anni che le donne rischiano la vita sfidando il regime totalitario degli ayatollah. Gli attivisti iraniani che vivono in Italia si sono rivolti alle cittadinanze, al terzo settore, alle Ong, al mondo della cultura, dello sport e della politica. A loro chiedono di supportare la lotta. Tutti hanno aderito alle manifestazioni di piazza indette per il 16 settembre, come si legge nei manifesti stampati per la propaganda.

Con le manifestazioni che abbiamo indetto in varie città italiane, non vogliamo commemorare una data, che ancora grida nel nostro cuore – conclude nell’intervista Parisa Nazari – ma denunciare la persecuzione di donne e uomini che ancora pagano con la vita il loro dissenso e fare sentire forte la nostra voce, non piegandoci al regime. Donna Vita Libertà, insieme, il 16 settembre.” 

Condividi su:
Lucia Massi

Lucia Massi

Avvocata, assistente universitaria in U.S.A., interprete del tribunale di Roma e promotrice di cultura italiana presso la F.A.O. Le lauree conseguite in Italia e all’estero, incluso un Ph.D. presso la Columbia University di New York, attengono alle discipline giuridiche e letterarie. Laureata in giornalismo, collabora con BuoneNotizie.it.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici