Accessibilità, sostenibilità e condivisione sono gli elementi che caratterizzano la nostra epoca, ribattezzata dall’economista e sociologo americano Jeremy Rifkin “l’era dell’accesso”. Secondo Rifkin, nel nuovo scenario globale si assiste a una trasformazione del sistema capitalistico per cui la proprietà perde di significato ed è progressivamente sostituita dalla logica dell’accesso. Espressione di questo cambio di paradigma è la sharing mobility, che permette di spostarsi da un luogo all’altro condividendo con altri utenti mezzi e percorsi. Questo modello positivo di mobilità si traduce nel car sharing, nel car pooling e nella micromobilità.

La pandemia di Covid-19 ha rappresentato una grande occasione per modificare le abitudini di spostamento dei cittadini e dare nuovo slancio all’idea di mobilità condivisa e sostenibile. Dopo un crollo verticale della domanda nel 2020, il comparto ha ripreso a crescere sensibilmente. Gli ultimi dati raccolti da Assosharing, la prima associazione di categoria, evidenziano da gennaio a marzo 2022 aumenti del 10% per il car sharing e del 35% per la micromobilità.

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Le diverse forme e gli esempi di sharing mobility

Il car sharing è un servizio di autonoleggio a breve termine che consente di prenotare una vettura in aree urbane direttamente dal proprio smartphone. Una delle piattaforme più utilizzate a livello globale è ShareNow che offre la possibilità di condividere un’auto, noleggiandola e pagandola al minuto. Si configura come un servizio di “free-floating”, senza stazioni fisse di noleggio, con l’obiettivo di rendere le città più vivibili e meno inquinate.

Per car pooling si intende, invece, l’uso condiviso di automobili private tra un gruppo di persone, con il fine di ridurre i costi di spostamento e senza finalità di lucro. Utilizzata in 22 Paesi e con oltre 90 milioni di utenti, BlaBlaCar raccoglie la più grande community al mondo di car pooling. L’azienda francese è diventata in poco tempo un modello virtuoso di mobilità sostenibile per la sua attenzione all’ambiente e alla dimensione relazionale.

Viceversa la micromobilità si caratterizza per l’impiego in città di mezzi di trasporto di piccolo peso e ingombro e a zero emissioni. I veicoli con queste caratteristiche sono: biciclette, e-bike, scooter e monopattini elettrici. Tra i leader del settore troviamo Helbiz, che punta a rivoluzionare la gestione dell’ultimo miglio con un servizio di sharing totalmente elettrico. Nella fase di ripartenza post lockdown, i dispositivi di micromobilità sono stati accolti con entusiasmo in molte città italiane ed europee. Privilegiando l’uso individuale e offrendo un’alternativa al trasporto pubblico, questi veicoli continuano a circolare sulle nostre strade, non esenti da critiche sulla mancata guida sicura da parte degli utenti, sul vandalismo e l’abbandono che spesso subiscono.

Verso una mobilità più sostenibile

La sostenibilità dei trasporti rappresenta un tema cruciale per innescare un processo di riconversione ecologica dell’economia. È evidente come il modello di mobilità tradizionale, basato sull’auto di proprietà, non riesca più a soddisfare le esigenze del nostro tempo. Da qui, la necessità di virare verso forme di consumo meno inquinanti. Utilizzare mezzi di trasporto in condivisione consente di ridurre il numero di veicoli in circolazione con effetti benefici sulla congestione stradale, sui costi legati all’auto di proprietà e sulle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.

Le prospettive future

Nonostante i numeri confermino la maturità raggiunta dalla sharing mobility, il futuro presenta nuove sfide. La mobilità di domani vedrà la comparsa di un ecosistema di servizi di trasporto più flessibili, interconnessi e sempre meno impattanti dal punto di vista ambientale. Per arrivare preparati a questa rivoluzione sarà fondamentale intervenire sulle infrastrutture del Paese, proseguire nel processo di digitalizzazione con l’intento di ridurre il divario tra Nord e Sud e sviluppare progetti anche nelle città medio-piccole.

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Zeno Ferretti

Zeno Ferretti

Curioso, empatico e alla ricerca di storie da raccontare. Aspirante giornalista pubblicista, collaboro con BuoneNotizie.it.

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