Riparte oggi il festival della biodiversità, l’appuntamento annuale ormai alla sedicesima edizione. L’inaugurazione  presso la Cascina Centro Parco a Milano darà il via al programma composito di eventi che animeranno i vari spazi di incontro e rappresentazione nell’arco dei 10 giorni successivi. Il perno attorno al quale ruota l’edizione di quest’anno è l’Amazzonia e si ispira agli obiettivi della Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e alla campagna promossa da COSPE – onlus che da 30 anni si dedica alla cooperazione internazionale – a cui Parco Nord Milano, in qualità di capofila della rete che compone il comitato promotore del festival, ha scelto di aderire.

“AMA la terra, AMA te stesso, AMAzzonia”

Questa campagna è nata per difendere i diritti della foresta amazzonica e dei popoli indigeni che la abitano, gravemente  minati dagli ultimi anni di pandemia e dalle depredazioni legittimate dall’attuale governo brasiliano.

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Da un lato, il Covid ha causato più di 80 mila morti e 3 milioni di contagi solo nel bacino amazzonico, dall’altro piantatori, allevatori e cercatori d’oro e di petrolio hanno condotto una deforestazione massiccia che a marzo 2021 ha fatto registrare un +216% rispetto allo stesso mese nel 2020 e un totale di 8500 chilometri quadrati di foreste bruciate a fine anno, come rilevato dall’Istituto nazionale delle investigazioni spaziali (Inpe). Del resto, già nel 2019 otto mesi di incendio erano costati oltre 7000 chilometri quadrati di foresta.

Purtroppo il trend ascendente continua: solo ad agosto 2022, infatti, sono stati abbattuti dalle motoseghe 1661 chilometri quadrati di foresta pluviale contro i 918 di agosto 2021.

Secondo Marcio Astrini, segretario esecutivo dell’Osservatorio sul clima, “non è casuale che gli incendi stiano aumentando ma il frutto di politiche di saccheggio ambientale portate avanti del governo in carica”. L’amministrazione Bolsonaro infatti ha ridotto la sorveglianza ambientale e autorizzato colture e allevamenti intensivi, lo sfruttamento del legname e l’estrazione mineraria nel territorio dell’Amazzonia, anche nelle riserve indigene.

In questo senso, il festival della biodiversità nasce per accendere i riflettori sullo stato di emergenza che sta vivendo l’ecosistema di uno dei polmoni verdi del Pianeta e accrescere la consapevolezza su quanto il destino di un luogo apparentemente remoto incida sulla sopravvivenza di tutti, come ha ribadito Barbara Meggetto, Presidente di Legambiente Lombardia.

Percepire l’interconnessione con la natura: dal locale al globale

I popoli indigeni stanno opponendo resistenza allo smantellamento dell’equilibrio che ha permesso a quest’ultima grande foresta primordiale di sopravvivere, ma è necessario sostenere la loro battaglia con atti concreti, sul piano materiale e su quello della sensibilizzazione.

Così il Festival intende raccontare al grande pubblico l’importanza del riconoscersi parte attiva della Natura, mitigare quel distacco che poi alimenta l’idea di sfruttamento illimitato e uso irresponsabile delle risorse compiendo scelte di consumo non sostenibili.

In questa prospettiva, il territorio locale e quello globale sono l’uno la condizione d’esistenza dell’altro, così come il suolo e il bosco.

Lo conferma Riccardo Gini, Direttore del Parco Nord Milano: “Vogliamo realizzare un festival che colmi il gap, che non deleghi solo a loro il compito di custodire la foresta, ma dia la percezione della interrelazione che c’è tra i nostri due popoli e le nostri abitudini”.

Per fare ciò, circa 70 eventi attingeranno da tutti i linguaggi dell’arte e della scienza: spettacoli di teatro, concerti musicali, laboratori esperienziali, incontri con esperti e proiezioni cinematografiche.

Gli appuntamenti più attesi

Tra gli incontri da non perdere, senz’altro quello tra lo scienziato di fama mondiale Giorgio Vacchiano – esperto in gestione forestale, incendi e cambiamento climatico – e David Monacchi, compositore e ingegnere del suono che ha ideato un approccio di divulgazione scientifica delle crisi della biodiversità attraverso l’arte sonora. Nello specifico, Monacchi in Amazzonia ha registrato – in più occasioni durante le sue spedizioni – i cicli circadiani degli ecosistemi sonori naturali, fruibili in modo immersivo attraverso il brevetto Eco-acustic Theatre di cui è detentore. Quest’esperienza di ricerca pluriennale ha dato vita al documentario “Dusk Chorus” che sarà proiettato prima del dialogo.

Infine l’ospite d’onore, Adriano Karipuna – nativo della comunità indigena di Rondonia divenuto leader della resistenza – porterà la sua testimonianza durante il panel “Resistere per esistere” per poi incontrare i giovani il giorno successivo. Da tempo porta avanti in Europa la denuncia sull’importanza di quella che definisce “una foresta in piedi”:“Proteggiamo la foresta non per gli indigeni ma per il mondo intero”.

Le conferenze verranno caricate a partire dal giorno successivo nella sezione FestivalTube.

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Roberta Nutricati

Roberta Nutricati

Laureata in Lettere Moderne a Siena e in Relazioni Internazionali a Torino. Dopo aver vissuto e lavorato in Spagna per un anno, ho conseguito un master in Europrogettazione e il riconoscimento alla Camera dei Deputati come Professionista Accreditata presso la Fondazione Italia-USA a Roma. Collaboro con il settimanale TheWise Magazine e scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista.

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