La doggy bag è preferita da 4 italiani su 10, è questo il dato positivo che emerge dall’ultima indagine Coldiretti/Ixe’ sui consumi. Doggy bag significa “vaschetta per gli avanzi per il cane” ed è un modo pratico e responsabile per portare a casa ciò che resta nel piatto al ristorante.

Questa abitudine è un diritto sancito dalla Corte di Cassazione nel 2014 ed è in aumento per un duplice motivo. Primo, il costo elevato di energia e generi alimentari e, secondo, una maggiore sensibilità verso gli sprechi alimentari. Avere degli avanzi da portare a casa significa meno cibo da acquistare e meno energia per cucinarlo. Sul tema degli sprechi, invece, Coldiretti registra che è raddoppiato, in meno di 10 anni, il numero di persone che non lasciano avanzi nel piatto. Le abitudini dei cittadini, quindi, stanno cambiando in meglio.

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Scelte dei consumatori: tra resistenze e comportamenti responsabili

Nonostante i comportamenti positivi siano in aumento, permangono alcune resistenze tra i consumatori. L’analisi Coldiretti/Ixè, infatti, evidenzia che meno di 2 intervistati su 10 chiedono di rado la doggy bag; mentre un consumatore su 10 crede che sia da maleducati. Proprio per evitare imbarazzi, i ristoranti adottano delle misure di riservatezza per chiedere ai clienti se desiderano portare a casa gli avanzi di cibo o bibite.

Il sondaggio poi mette in luce alcuni comportamenti virtuosi in aumento, come consumare i resti invece di buttarli, prestare più attenzione alla data di scadenza con le etichette intelligenti e fare la spesa a kilometro zero. Anche i grandi chef stellati, infatti, promuovono queste pratiche di alimentazione sostenibile e propongono la doggy bag ai loro clienti.

Le origini della doggy bag tra l’antica Roma, New York e San Francisco

La pratica di conservare gli avanzi risale all’antica Roma. Era buona abitudine, infatti, avvolgere in fazzoletti puliti il cibo in eccesso. Durante la cerimonia del saluto mattutino, gli stessi padroni di casa patrizi potevano offrire ai loro clienti gli avanzi del giorno prima nella cosiddetta sportula.

Nel libro “The Lexicon of Real American Food”, cioè il libro sulla cucina americana, Jane e Michael Stern raccontano le origini della doggy bag. Questa sarebbe nata durante la Seconda Guerra Mondiale in una bisteccheria di New York. La busta degli avanzi per il cane era un pretesto che toglieva dall’imbarazzo i clienti meno abbienti in un periodo di scarsità alimentare.

La prima doggy bag vera e propria, però, viene prodotta nel 1948 a San Francisco e qui prende piede un’iniziativa per offrire ai clienti dei contenitori con i resti del cibo. Questa pratica, quindi, si diffonde rapidamente negli Usa e ancora oggi gode di molto successo.

La situazione in Italia: una legge che valorizza e incentiva le buone pratiche

In Italia, da agosto 2016, esiste una legge sugli sprechi alimentari. Non si tratta di un provvedimento sanzionatorio, ma di incentivo alle buone pratiche. Lo Stato, infatti, prevede sgravi fiscali per le imprese che donano cibo, medicine o vestiti invece di gettarli. In particolare, i Comuni possono tassare di meno le realtà che regalano generi alimentari e non solo a chi ne ha bisogno.

Così facendo si incentiva la doggy bag anti spreco e l’attività delle associazioni sul territorio, che sfamano circa 6 milioni di italiani sotto la soglia di povertà. La legge punta anche ad alleggerire la burocrazia quando si tratta di donare il surplus, ma prevede controlli rigidi per contrastare l’evasione fiscale.

La doggy bag in Francia, dal 2016 una legge contro gli sprechi alimentari

In Francia, dal dicembre 2016, i grossi supermercati hanno l’obbligo di donare tutti i prodotti in scadenza alle associazioni di volontariato. I problemi di gestione per le organizzazioni, però, sono molti: occorrono strutture adatte per conservare gli alimenti e lo Stato non prevede sgravi fiscali o finanziamenti per i più virtuosi.

Dal 1° luglio 2021 poi è diventato obbligatorio per i ristoranti con più di 180 coperti valorizzare il residuo alimentare. Una soluzione suggerita, quindi, è la doggy bag. La legge punta a ridurre lo spreco alimentare del Paese, che ammonta a circa 7 milioni  di tonnellate all’anno.

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Francesca Iaquinto

Francesca Iaquinto

Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, è stata studentessa di merito presso il Collegio di Milano per 5 anni. Nel dicembre 2019 ha vinto una Borsa di Studio per la scrittura della tesi presso la Duke University (North Carolina). Attualmente è docente di scuola secondaria, proofreader e scrive per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo costruttivo per diventare pubblicista.

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