I cani che vivono a Chernobyl sono mutati geneticamente da quelli che vivono in ambienti incontaminati dall’incidente del 1986. Lo affermano due pubblicazioni della University of South Carolina and National Human Genome Research Institute che ne evidenzia in cambiamento subito dalle popolazioni canine che vivono a Chernobyl e intorno alla sua centrale nucleare.

Nei due studi i ricercatori hanno mappato le popolazioni di tre aree differenti per impatto da radiazioni ed hanno osservato i geni sottoposti a mutazione scoprendo che sarebbero in parte correlati alla risposta immunitaria alle radiazioni.

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Perché studiare i cani di Chernobyl è importante

Lo studio dei cani che vivono all’interno della CEZ, Zona di esclusione di Chernobyl, esamina le conseguenze genetiche a lungo termine e sulla salute dell’esposizione multi-generazionale alle radiazioni, ai metalli pesanti, ai composti organici e ad altri tossici ambientali.

Quest’analisi permette di constatare eventuali meccanismi biologici di risposta e adattamento ad ambienti contaminati e a contesti contaminanti a cui può essere sottoposto anche l’essere umano. Ottica fondamentale in considerazione dei rischi connessi alla sempre maggiore complessità dei livelli di  sviluppo delle società odierne e future.

La Chernobyl Dog Research Initiative ha permesso il monitoraggio e la raccolta di campioni utilizzati per entrambe le pubblicazioni: quest’iniziativa di monitoraggio e tutela ha aperto i battenti nel 2017 in risposta a un incremento significativo della popolazione canina nella CEZ che aveva superato le 800 unità.

I ricercatori hanno monitorato centinaia di cani intorno alla centrale

I ricercatori statunitensi hanno potuto analizzare le caratteristiche genetiche di 302 cani grazie ai campioni prelevati nel tempo dall’istituto presente nella Centrale di Chernobyl e nell’omonima cittadina a pochi chilometri di distanza. Di essi: 132 cani campionati vivono dei dintorni della Centrale Nucleare.

Parte dei campioni è stata raccolta dalle aree della vicina cittadina di Pripyat e della stazione ferroviaria di Semikhody. A scopo comparativo sono stati studiati anche i campioni dei cani di Slavutych, cittadina dove vive il grosso dei lavoratori della centrale nucleare.

La particolarità dell’evoluzione dei cani è dovuta al loro isolamento

Il primo studio pubblicato, dal titolo “I cani di Chernobyl: Indagini demografiche sulle popolazioni che abitano la zona di esclusione nucleare”, riguardante la mappatura delle famiglie di cani, suggerisce che quelli intorno alla centrale nucleare, a Pripyat e alla stazione hanno più somiglianze genetiche tra di loro rispetto al gruppo più distaccato della cittadina di Chernobyl.

Questo dimostra che l’evoluzione della popolazione canina intorno alla centrale sarebbe frutto di più generazioni vissute in isolamento nello stesso territorio. Lo stesso studio mostra, inoltre, che a fronte di una sproporzione tra la sovrabbondanza di esemplari maschili rispetto a quelli femminili le quantità che nel tempo sono state prese in cura e poi campionate si equivalgono.

I geni mutati riparano più facilmente il DNA colpito dalle radiazioni

La seconda pubblicazione, “Dinamica della popolazione e selezione genomica per i cani a Chernobyl”, ha mappato geneticamente le due popolazioni canine della centrale nucleare e della più distante cittadina di Chernobyl. I ricercatori hanno trovato circa 391 anomalie genetiche associate con la selezione diretta. Da qui hanno identificato 52 geni oggetto di evoluzione genetica in risposta all’esposizione a radiazioni.

I ricercatori hanno trovato questi geni di particolare interesse perché agiscono sulla riparazione del DNA e il controllo del ciclo cellulare e sulla risposta immunitaria.

Evitare future catastrofi

I ricercatori hanno così dimostrato che è in atto una risposta plurigenerazionale di adattamento genetico dei cani all’ambiente profondamente contaminato della Zona di Esclusione di Chernobyl. Questi lavori comprendono gli effetti genetici delle esposizioni prolungate a radiazioni e sostanze tossiche. Una base di partenza per trovare soluzioni applicabili alla gestione degli effetti nocivi sulla salute umana e animale di altre potenziali catastrofi ambientali nucleari. Un’eventualità, questa, non del tutto fuori dal novero delle possibilità.

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Pasquale De Salve

Pasquale De Salve

Sono laureato in Filosofia e scrivo per passione. Qui scrivo di ambiente, politica, diritti e qualche volta anche di altro. Cerco di intendere il mondo per quello che è, ma di utilizzare quelle poche parole che ho a disposizione perché possa migliorare. Il suo cambiamento, però, dipende dallo sforzo di ognuno di noi!

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