Dopo la decisione dell’UE di porre lo stop alla produzione di auto inquinanti a partire dal 2035, ci si pone il quesito di come sarà il futuro dell’automotive, quali saranno i veicoli che prenderanno il posto delle tradizionali automobili a benzina e diesel? Il dibattito resta ancora aperto e gli scenari possono essere molteplici. L’elettrico in Italia è ancora poco diffuso a causa dei prezzi delle vetture ancora troppo elevati e della scarsità di punti di ricarica dedicati. E gli altri Paesi come hanno accolto l’alternativa elettrica?

I Paesi che utilizzano i biocarburanti

I principali produttori e consumatori di biocombustibili sono Stati Uniti, Brasile e UE. Il commercio internazionale interessa una parte ridotta, ma in crescita, della produzione. I provvedimenti adottati per promuovere la produzione di biocarburanti sono volti al sostegno diretto che riguarda i biocombustibili attraverso incentivi fiscali; gli obblighi di miscelazione che impongono quote minime di consumo nel settore dei trasporti e che hanno l’obiettivo di incentivare sia la domanda sia l’offerta.

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I biocarburanti utilizzati nell’UE sono biodiesel e bioetanolo, ma anche biogas e olio vegetale. I principali Stati che consumano i carburanti alternativi sono la Francia, la Germania, il Regno Unito e la Spagna. Gli stessi sono anche produttori di biocarburanti e per questo hanno deciso di sfruttare la propria produzione per favorire la circolazione di automobili più sostenibili. L’etanolo è prodotto dal grano, dalla barbabietola e da altri cereali mentre il biodiesel è prodotto principalmente dall’olio di colza e in maniera ridotta dall’olio di palma e di soia.

Le auto a idrogeno come alternativa all’elettrico

Ci sono Paesi che, a causa dell’irrisoria disponibilità di forniture di componenti per le batterie necessarie per il funzionamento delle auto elettriche, hanno deciso di puntare sull’idrogeno. Il Giappone prevede la circolazione di 800mila auto a idrogeno entro il 2030 mentre la Cina ha puntato l’obiettivo a un milione entro il 2035.

La scelta dei governi asiatici si basa sulla decisione di ridurre i costi di produzione. Le principali case automobilistiche asiatiche hanno deciso di puntare sull’idrogeno a differenza di quelle europee che preferiscono optare per l’elettrico. Le auto a idrogeno si ricaricano nel tempo necessario per rifornire un’auto a diesel o benzina senza essere inquinanti.

In Europa la situazione è differente: nel Vecchio Continente sono presenti solo 228 stazioni di rifornimento di idrogeno. L’Europa preferisce puntare sull’elettrico in vista della riconversione della produzione. Nel 2022 secondo l’International Energy Agency, ogni settimana vengono venduti 120mila veicoli a batteria, esattamente quanti ne venivano prodotti nel 2012.

Il futuro dell'automotive sarà l'elettrico?

Auto elettrica in fase di ricarica

Le critiche alle auto elettriche come soluzione futura

Il settore dell’automotive inizia a essere messo a dura prova. Il 2035 sarà l’anno  che segnerà un cambio di rotta per l’industria automobilistica. L’UE ha deciso di porre lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel e con motori a combustione interna. La riconversione industriale delle case automobilistiche si baserà sulla produzione di auto elettriche che è considerata la soluzione meno impattante sull’ambiente. Ma le auto elettriche sono davvero così sostenibili?

Nell’immaginario collettivo elettrico è sinonimo di sostenibilità e di risparmio in termini di consumi, ma i veicoli elettrici presentano anche degli svantaggi. La disponibilità di colonnine di ricarica è ancora scarsa, ma non solo. Molte sono periodicamente fuori uso e altre spesso occupate da automobilisti che lasciano la loro auto elettrica collegata oltre il tempo necessario alla ricarica. Un altro problema è dato dalla presenza irrisoria di stazioni di ricarica sulla rete autostradale: prima di programmare un viaggio è indispensabile pianificare al meglio l’itinerario per poter ricaricare la propria auto. Un’altra difficoltà è legata al fattore economico: il prezzo di un’auto elettrica è superiore a quello di un modello simile con motore termico. L’elettricità necessaria per il funzionamento delle auto elettriche deve provenire da energie sostenibili come quella solare, eolica e idroelettrica.

Auto elettriche: la sostenibilità delle batterie

Vi sono anche criticità legate alla durata delle batterie che in media si aggira intorno agli 8-10 anni: il periodo varia a seconda dello stato di manutenzione della vettura. Infine si pone il problema legato allo smaltimento delle batterie che deve avvenire in centri specializzati per tutelare l’ambiente da eventuali contaminazioni. Tali batterie sono composte da materiali inquinanti come il nichel, il cobalto e il manganese. Attualmente, dati i costi elevati, gli impianti di smantellamento sono presenti in pochi Stati come la Spagna, la Germania, la Francia e il Belgio.

Per queste ragioni, il mercato delle auto elettriche rimane ancora un settore di nicchia: lo scenario rimane aperto. Per favorire lo sviluppo del settore e accelerare la riconversione industriale, il Governo ha messo a disposizione dei fondi. Oltre agli incentivi statali, si aggiungono fondi provenienti dalle Regioni, da enti locali e da alcune città che permettono di ottenere uno sconto maggiore per l’acquisto, incentivando così l’acquisto di veicoli a basso impatto ambientale.

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Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi, laureata in Informazione ed Editoria ho collaborato con testate scrivendo di cultura, costume e società. Appassionata di attualità, politica e sostenibilità, oggi scrivo per BuoneNotizie.it grazie al Laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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