E’ stato approvato dal Parlamento Europeo lo stop dal 2035 alla vendita di auto e veicoli commerciali a benzina, diesel e con motori a combustione interna. La misura fa parte del Piano di azione per contrastare il cambiamento climatico Fit for 55, composto da tredici iniziative politiche che puntano a ridurre le emissioni di CO2 dell’Unione Europea del 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. L’Unione Europea è al terzo posto a livello mondiale nella produzione di CO2: l’intero settore dei trasporti è responsabile di un quarto del totale delle emissioni di cui le auto rappresentano soltanto il 12%.

La misura non riguarda solo il settore automobilistico, ma anche il restante trasporto su strada. Questi due settori combinati contribuiscono a circa il 20,4% di emissioni di CO2 dell’Unione Europea. Dunque a partire dal 2035, nei Paesi membri non potranno più essere venduti né automobili né furgoni a combustione interna di nuova immatricolazione. Il divieto infatti riguarda solo i mezzi di nuova produzione e non quelli già in circolazione.

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Le auto elettriche: una soluzione a impatto zero

La strada è ancora lunga ma almeno in Europa, secondo il Piano Fit for 55, non ci sarà un futuro dopo il 2035 per nuove auto a benzina, diesel, GPL o a metano. Ciò, secondo i legislatori, porterà i produttori di automobili a investire maggiormente nel settore elettrico. Questo implicherà più concorrenza che equivale ad avere prezzi più competitivi, visto che le auto elettriche hanno ancora prezzi proibitivi per molti cittadini.

Per rendere possibile la produzione e la vendita esclusivamente di auto elettriche e a idrogeno, il Piano Fit-for-55 ha fissato diversi obiettivi come l’espansione della capacità di ricarica in linea con le vendite di auto a emissioni zero con installazione a intervalli regolari di punti di ricarica sulle principali autostrade. Inoltre il Piano prevede l’innalzamento delle imposte sui carburanti e la diminuzione di quelle sull’elettricità.

L’auto elettrica utilizza l’energia fornita dalle batterie che si trovano nei veicoli, invece di impiegare i tradizionali combustibili fossili per la locomozione. Da questo punto di vista, le auto elettriche possono contribuire alla causa ambientale, grazie ad un’importante riduzione delle emissioni dannose.

Dal 2035 stop in Europa alle auto inquinanti

Un’auto ibrida in fase di rifornimento

I carburanti sintetici: un’alternativa sostenibile

Oltre all’Italia, Stati come Bulgaria, Portogallo, Romania e Slovacchia hanno chiesto all’Unione Europea di ridurre la produzione di auto elettriche, con l’obiettivo di immatricolare un 10% di auto alimentate con carburanti bio e sintetici,

Percentuale che salirebbe al 20% nel caso dei veicoli leggeri. Nel nuovo assetto i biocarburanti e i carburanti sintetici  avrebbero un ruolo fondamentale. Alcuni dei prodotti più utilizzati sono il frumento, il mais, la barbabietola da zucchero, la colza e la soia, scelti per il loro elevato contenuto energetico naturale.

Un atro tipo di biocarburante è creato con l’uso delle alghe. Le alghe possono essere coltivate in acque reflue e salmastre, tanto da essere persino in grado di purificare l’acqua inquinata e non richiedono l’utilizzo di terreni agricoli o acqua pura.

Il biocarburante realizzato dalle alghe può essere utilizzato dalle normali auto diesel e a benzina senza la necessità di apportare modifiche rilevanti a motori o infrastrutture. Tuttavia, c’è ancora molta strada da fare prima di poter produrre questo biocarburante su scala commerciale. Invece i combustibili liquidi o gassosi di origine sintetica sono prodotti tramite processi energivori alimentati da energia elettrica rinnovabile.

Auto a idrogeno: un futuro possibile?

Le auto a idrogeno immagazzinano gas in bombole ad alta pressione per immetterlo in seguito in una pila a combustibile chiamata fuel cell, nella quale avviene una reazione elettrochimica che genera elettricità ed emette acqua.

Le auto a idrogeno sono caratterizzate dall’assenza di emissioni di Co2. Inoltre si possono ricaricare le batterie del motore elettrico in maniera più rapida rispetto ad una vettura elettrica: dai 3 ai 5 minuti. Vi è però una nota negativa: il prezzo di acquisto elevato. Nel nostro Paese, la diffusione delle auto a idrogeno è quasi nulla a causa dell’irrisoria presenza di stazioni di rifornimento ad hoc che rende praticamente impossibile utilizzare queste vetture. Rimane da chiedersi: chi investirà nelle stazioni di rifornimento se le auto non saranno disponibili?

Il rischio di investimento della costruzione di un’infrastruttura per l’idrogeno è troppo elevato per la singola industria: è auspicabile che questo problema richieda un piano e un coordinamento che riunisca le aziende e i governi.

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Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi, laureata in Informazione ed Editoria ho collaborato con testate scrivendo di cultura, costume e società. Appassionata di attualità, politica e sostenibilità, oggi scrivo per BuoneNotizie.it grazie al Laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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