Proteggere la biodiversità in pericolo è fondamentale per un pianeta sano e un’economia sana con l’obiettivo di uno sviluppo sostenibile. Secondo l’ultimo report del WWF “Estinzioni: non mandiamo il pianeta in rosso” siamo nel pieno della sesta estinzione di massa. Bisogna considerare però che le prime cinque sono state causate da fenomeni appartenenti alle precedenti ere geologiche.

Inoltre, secondo i dati di RepRisk il 35% delle aziende e il 64% dei progetti nel mondo sono collegati a incidenti che mettono in pericolo la biodiversità. I Paesi che nel 2021 hanno costituito il maggior numero di incidenti a rischio di biodiversità sono stati: Indonesia, Messico e Francia. L’Italia è quinta subito dopo il Brasile. Nonostante i numeri di questi Stati, sono sempre di più le città che con le proprie amministrazioni studiano metodi per proteggere la biodiversità in pericolo.

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https://www.reprisk.com/news-research/reports/biodiversity-risk-by-the-numbers

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Barcellona: un piano per la biodiversità in pericolo

La città catalana ha sviluppato un piano di sviluppo della rete ecologica urbana (REU) che porta all’apertura di spazi verdi privati al pubblico per migliorare l’incontro tra natura e urbanità. Le misure adottate dall’amministrazione comunale puntano inoltre alla protezione di alcune specie e dei loro habitat. La più importante novità del Barcelona Greenery and Biodiversity è quella di concepire dei luoghi naturali connessi tra loro, creando una vera e propria infrastruttura ambientale.

Parigi senza più automobili

Uno dei cardini fondanti del Plan Biodiversitè Paris 2018-2024 è di favorire una mobilità urbana sostenibile, chiudendo il centro della metropoli alle auto. Inoltre il piano vuole proteggere la biodiversità urbana in pericolo facendola diventare oggetto di studio e di analisi. Lo scopo è quello di far diventare il territorio parigino una riserva naturale di biodiversità: il 50% entro il 2024 e il 100% entro il 2030. Un obiettivo raggiungibile sensibilizzando e facendo partecipare i cittadini a dibattiti, mostre ed eventi come il “mese della biodiversità parigina”.

Una Londra più verde corre in soccorso della biodiversità in pericolo

L’amministrazione londinese col Biodiversity Action Plan punta all’arricchimento urbano di spazi verdi e naturali. La capitale inglese infatti ha meno di 33 ettari di giardini e parchi, in gran parte piccolissimi chiamati “pocket parks” (inferiori a mille mq). Londra intende quindi potenziare i suoi spazi verdi per mitigare l’inquinamento e gli effetti del cambiamento climatico sfruttando anche i tetti delle sue strutture. Si prevedono molte nuove installazioni di punti verdi che rimodelleranno gli ambienti urbani e influenzeranno positivamente le attività dei cittadini che verranno coinvolti (citizen science).

Il fiore all’occhiello olandese

Regina indiscussa di mobilità sostenibile grazie alle sue biciclette, Amsterdam non smette di adottare nuove azioni a sostegno della natura e della biodiversità che sono in pericolo. L’esperienza che più colpisce è Cascoland, dove artisti, architetti, designer e performer si impegnano allo sviluppo di una società ecologica e sociale sostenibile: a livello locale e globale. Dal 2004 il team ha lavorato a progetti sostenibili in Olanda, Sud Africa, Brasile, Perù, Messico, Russia, Kirghizistan, Palestina, Egitto, Giappone e in diversi altri Paesi europei.

L’obiettivo di Cascoland è promuovere un uso sostenibile degli spazi, delle competenze e delle risorse, l’empowerment delle comunità e l’implementazione di soluzioni sociali che soddisfino le esigenze locali. Un esempio per tutti è stata la riqualificazione del quartiere Kolenkit di Amsterdam, considerato da sempre uno fra “i più problematici d’Olanda”. L’esperienza ha infatti mostrato come una società degradata non può avere rispetto per l’ambiente e che una rete ecologica sana difficilmente potrà sussistere in un luogo degradato.

A volte anche una semplice cornice (‘casco’ in olandese) può ricomporre una società e un’ambiente anche a beneficio della biodiversità in pericolo.

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Riccardo Pallotta

Riccardo Pallotta

Laureato in comunicazione e marketing con una tesi sul brand journalism. Attore e speaker radiofonico in Italia e all'estero. Social media manager. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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