Tra i fiordi e l’oceano aperto, nei luoghi meno conosciuti e affollati del pianeta, si possono seguire le orme degli orsi polari sulla neve ormai sempre più rada. Il grande predatore del Nord assiste impotente al frammentarsi del suo territorio a causa della crisi climatica e, come se questo già non bastasse, delle esigenze imperanti dell’uomo.

Quando si affronta il tema delle estinzioni di specie animali, difficilmente si prende in considerazione l’orso polare.  In realtà, la sua sopravvivenza, da qui a pochi anni, è realmente a rischio. Oggi possiamo affermare che il grande carnivoro degli ambienti del circolo polare artico è l’ago della bilancia per quanto riguarda il cambiamento climatico. Gli orsi polari si trovano alla fine della catena alimentare e sostanze tossiche come la diossina si accumulano nel loro tessuto adiposo compromettendone la riproduzione.

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Oggi gli obiettivi di riduzione del consumo dei combustibili fossili e la diminuzione del surriscaldamento del Pianeta sono nelle agende di quasi tutti i Paesi del Mondo e delle grandi organizzazioni internazionali. Occorre però continuare a lavorare.

La sopravvivenza dell’orso polare: cosa dicono gli esperti

Da uno studio pubblicato su Nature Climate Change, rivista che si occupa di tutti gli aspetti del riscaldamento globale e dei suoi effetti, e condotto dagli esperti dell’Università di Toronto in Ontario Canada, si deduce che entro il 2100, e quindi in meno di ottant’anni, tutti gli esemplari di orso polare presenti sulla Terra potrebbero scomparire a causa dei cambiamenti climatici, che stanno portando ad una drastica diminuzione del ghiaccio marino dell’oceano Artico.

Due chili di grasso di foca al giorno è la dieta di un orso polare adulto. Per cacciare la loro principale fonte di cibo queste maestose creature si muovono sui pack che si formano sul mare. Queste lastre di ghiaccio rappresentano l’habitat degli orsi polari, dove si riposano, cacciano le loro prede e crescono i loro cuccioli. I pack si sciolgono e si assottigliano ormai sempre prima nel corso dell’anno, costringendo gli orsi a rimanere troppo a lungo sulla terraferma dove il cibo scarseggia, obbligandoli così a vivere solamente con il grasso accumulato.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica di fisiologia e biologia comparata The Journal of Experimental Biology, dal 1979 il ghiaccio marittimo si è ridotto del 13% ogni decennio a causa dei cambiamenti climatici. Tale situazione incide nella caccia alle foche, cibo preferito degli orsi polari. Con le ampie distese ghiacciate trasformate in piccole sottili lastre galleggianti, gli orsi polari non riescono a scavare buche nel ghiaccio per cacciare.

Questi mammiferi sono costretti a nuotare per giorni prima di raggiungere le foche. Il risultato è un enorme dispendio di energie e purtroppo l’orso è biologicamente strutturato per non fare molta fatica. In mancanza di cibo gli orsi, sempre più stanchi e malnutriti, si spostano nei centri abitati e sulla terraferma per cacciare.

Steven Amstrup, zoologo americano che studia gli orsi polari e capo scienziato della Polar Bears International – organizzazione senza scopo di lucro per la conservazione degli orsi polari -, sostiene che a pagare il prezzo più alto saranno gli esemplari più giovani. Le loro mamme, senza il giusto apporto di cibo, non riusciranno ad avere abbastanza grasso corporeo per produrre latte.

Cosa stiamo facendo e cosa ancora possiamo fare

Salvare l’ecosistema dell’Artico è una delle sfide più impegnative che globalmente ci troviamo ad affrontare. Lo scioglimento dei ghiacci sta favorendo lo sfruttamento delle risorse nel Mar Glaciale Artico da parte delle compagnie petrolifere.

Tutte le associazioni  che si occupano di tutelare l’ambiente e i suoi abitanti, si sono da tempo mobilitate per far sì che i governi approvino con rapidità norme che impediscano le trivellazioni nella regione artica.

Il Wwf si sta impegnando per creare una grande riserva naturale in Siberia e in Canada per proteggere l’orso polare che, in mancanza di cibo, si avvicina ai luoghi abitati venendo brutalmente eliminato dai bracconieri Russi. L’associazione sta inoltre cercando di mantenere costante la presenza di container per conservare loro del cibo.

Per salvare l’orso polare c’è bisogno di una presa di coscienza da parte di tutti in ogni settore. Sul podio rimane sempre l’impellente esigenza di arrestare il cambiamento climatico. Vanessa Nakate, nominata Giovane Leader per gli obiettivi dello sviluppo sostenibile dalle Nazioni Unite nel 2020, nel suo libro Aprite gli occhi scrive:

“il punto non è solo aumentare la consapevolezza fra i cittadini, quanto piuttosto spingere per un cambiamento sistemico nelle politiche di governo, nell’atteggiamento del settore privato e negli investimenti. Non solo gli automobilisti che fanno benzina alle loro macchine devo modificare le loro abitudini, ma anche le compagnie petrolifere e le società del gas devono rivedere i propri modelli di business in favore di una sostenibilità radicale”.

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Florinda Ambrogio

Florinda Ambrogio

Laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche con specializzazione in Scienze Forensi, amo la cronaca tanto quanto la narrativa. Da sempre impegnata per portare l'attenzione sui sempre attuali temi della crescita personale. Il cassetto mi piace riempirlo fino all'orlo di sogni che sostituisco non appena diventano realtà. Aperta al cambiamento solo se porta a migliorare.

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