Il riciclo dei rifiuti tessili, ovvero abbigliamento, calzature, accessori, pelletteria e tessili per la casa sarà presto al centro di una importante novità: la responsabilità del produttore per il riciclo del prodotto messo in commercio. Un principio introdotto dall’Europa e che l’Italia sta adottando in diversi settori di attività.
In arrivo dunque un decreto che individuerà i soggetti coinvolti nella catena del riciclo, disegnerà i loro obblighi e imporrà regole ai Consorzi di imprese che si erano già preparati ad agire e ancora non possono farlo a fronte di un mercato di rifiuti in crescita. Ma in cosa consisterà questo provvedimento? Cosa si intende per responsabilità del produttore e cosa cambierà nella pratica?

Settore moda/tessile: il produttore diventa il responsabile del riciclo del rifiuti

Il Decreto che dovrà introdurre nel settore tessile (al momento scoperto) laresponsabilità estesa del produttore è attualmente in una fase di consultazione coi principali “stakeholders” di settore (aziende e operatori) fino al 3 marzo. Una volta approvato sarà operativo per tutto il comparto tessile nazionale, imponendo obblighi e procedure per assicurare il riciclo dei prodotti.

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Ma cosa significa concretamente tale responsabilità estesa del produttore? Il Principio della Extended producer responsibility”, EPR (introdotta con Direttiva (UE) 2018/851), è finalizzata a rafforzare il riutilizzo, la prevenzione, il riciclaggio e l’altro recupero dei rifiuti. Prevede che in un determinato settore il produttore di un oggetto d’uso si faccia carico del finanziamento e della organizzazione della raccolta del rifiuto. Copre in particolare la preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti derivanti da quel prodotto; in questo caso i tessili.

Come fare? Il produttore potrà costituire un proprio sistema di gestione del rifiuto “in forma collettiva o individuale” e dovrà realizzare una rete di raccolta dei rifiuti tessili sul tutto il territorio nazionale, in accordo con gli enti di settore. Per questo verrà istituito un “contributo ambientale” che, dice il Ministro, “non dovrà superare i costi necessari per fornire il servizio di gestione dei rifiuti in modo efficiente e “dovrà favorire l’innovazione orientata verso modelli di economia circolare”.

È anche per questo che nel Decreto si parla della istituzione del CORIT, un Centro di Coordinamento per il Riciclo dei Tessili, costituito da tutti i sistemi individuali e collettivi di gestione riconosciuti dal Ministero.

Tessile: la sostenibilità parte dalla progettazione del prodotto

Il Decreto in arrivo parlerà di sostenibilità del prodotto anche a partire dalla progettazione sua e dei suoi componenti: solo con un design eco-sostenibile sarà possibile ridurre gli impatti ambientali del prodotto stesso al momento del suo smaltimento e ridurre la generazione di rifiuti derivanti da quel prodotto.

Per questo al produttore (il mondo della moda e del comparto tessile in generale già avanzato per sostenibilità) si chiede di sviluppare, produrre, commercializzare prodotti “adatti al riutilizzo e alla riparazione, contenenti materiali riciclati, tecnicamente durevoli e facilmente riparabili”, internalizzando i principi e i modelli economici improntati alla circolarità”.

A proposito della “eco-progettazione” dei prodotti, il Ministero fornisce possibili soluzioni: l’impiego di fibre tessili e materiali naturali biocompatibili, l’eliminazione di componenti e sostanze pericolose anche con riferimento alle microplastiche rilasciate nell’ambiente. Non solo, si può agire riducendo i difetti di qualità che portano il consumatore a disfarsi del prodotto. Si punta anche all’impiego di tecniche di mischia delle fibre e di tessuti che favoriscano adattabilità a usi multipli e riparabilità.

Come rendere il prodotto tessile eco-compatibile?

Centrale è la ricerca: il Ministero auspica che da questo decreto derivi uno stimolo allo sviluppo e all’utilizzo di tecnologie avanzate per la cernita di fibre provenienti dal trattamento dei rifiuti e per il riciclaggio. L’idea è quella di arrivare ad un sistema di “etichettatura digitale” che descriva caratteristiche e composizione fibrosa, indicando parti non tessili di origine animale.

Rifiuti tessili: un mercato in crescita

Qual è il mercato di rifiuti tessili a cui accenna il ministro? La produzione della moda, settore tradizionalmente in crescita, ha raggiunto le 480.000 t di rifiuti nel 2019 ed è in deciso aumento da un decennio (+39% rispetto al 2010), come riporta lo studio “L’Italia del Riciclo” del 2021, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Fise Unicircular.
La fotografia di questo settore ci restituisce un mondo in cui le prospettive di miglioramento e circolarità del prodotto sono ampiamente percorribili: le scelte green di gestione interna potrebbe portare vantaggi sia in termini di riduzione degli impatti ambientali che di immagine green dei produttori.

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Antonio Mazzuca

Antonio Mazzuca

Dal 2007 sono redattore editoriale tecnico-giuridico esperto e formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro e tutela ambientale. Sono il coordinatore editoriale della Testata tecnica InSic.it e dal 2015 editore della testata culturale registrata Gufetto.press dedicata al mondo della cultura off per le quali scrivo news, articoli, recensioni, interviste e approfondimenti e svolgo formazione ai redattori sia per la parte critica che redazionale e per la scrittura in ottica SEO.

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