Nel corso dell’intervista sul tema del servizio idrico in Italia, Marirosa Iannelli, presidente di Water Grabbing Observatory, un Osservatorio che rileva, analizza e comunica i fenomeni sociali, ambientali ed economici legati ad acqua e clima, in Italia e nel mondo, ricorda che: “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza imponeva agli ambiti ottimali idrici di individuare un gestore unico per il servizio idrico integrato (dalla captazione alla distribuzione e depurazione) entro l’8 febbraio 2023. Questo termine non è stato rispettato“. In un contesto di questo tipo, se il 2023 si confermasse un altro anno di siccità in Italia, un controllo dell’acqua frammentato come quello attuale in Italia risulterebbe problematico.

La gestione del servizio idrico preferibile sarebbe quella totalmente pubblica, ma si sta facendo strada in Italia anche una nuova possibilità, quella dei prosumers. Questi produttori-consumatori potrebbero compartecipare nella gestione, manutenzione e ammodernamento della rete idrica, permettendo una migliore prevenzione e contrasto della siccità in Italia. Sarebbe possibile inoltre una presa di coscienza collettiva del problema, a patto che questa modalità sia valorizzata a dovere.

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Siccità, la gestione pubblica del servizio idrico eviterà speculazioni

Foto di Markus Spiske su Unsplash

La gestione attuale del servizio idrico in Italia

L’Istituto per la bioeconomia ha dichiarato nel bollettino di gennaio 2023 che il nuovo anno si è aperto sulla scia di oltre un anno di siccità in Italia e temperature record. Per quanto riguarda le temperature del trimestre marzo-maggio 2023, la maggior parte dei centri meteorologici europei prevede valori sopra la media. Anche la neve caduta finora non raggiunge i valori medi del decennio 2011-2021, soprattutto sulle Alpi (fonte: CIMA Foundation). Per questo, i grandi laghi e i fiumi del nord si trovano sotto i livelli raccomandati e sarà difficile colmare il deficit creatosi nel 2022.

Il controllo dell’acqua in Italia è principalmente pubblico-privato. Un sistema di gestione del servizio idrico di questo tipo ha spesso prestato il fianco alla speculazione, soprattutto nei periodi di siccità in Italia. Esistono però alcuni casi nel mondo in cui la cittadinanza è riuscita a ottenere la rimunicipalizzazione del servizio idrico. Come riportato nel testo “L’acqua pubblica è il futuro” si è passati da due episodi di rimunicipalizzazione in due Paesi nel 2000 a 235 in 37 Paesi nel marzo 2015. Le persone interessate nel processo sono invece passate da meno di un milione a più di 100 milioni.

La rimunicipalizzazione nel mondo e i benefici della gestione pubblica in Francia

I casi si sono maggiormente concentrati in Paesi ad alto reddito, dove sono avvenute 184 rimunicipalizzazioni del servizio idrico. Il Paese che ha maggiormente tratto beneficio da questo fenomeno è stata la Francia. La prima capitale europea a ritornare a una gestione totalmente pubblica è stata Parigi nel 2010, un esempio trainante per gran parte della Francia.

Nel caso parigino i benefici della rimunicipalizzazione hanno avuto ricadute economiche, ma anche sociali. Dopo aver ripreso il controllo del servizio idrico, il prezzo dell’acqua è sceso dell’8% ed è stata istituita una commissione cittadina per favorire la trasparenza e la gestione democratica. Così è stato possibile attivare delle politiche sociali per l’accesso all’acqua per famiglie povere, migranti e senzatetto, garantendo un accesso equo alla risorsa. Appare dunque chiaro perché sarebbe importante il passaggio ad un servizio pubblico, specialmente in periodi di penuria idrica come quello legato attualmente alla siccità in Italia.

La via dei prosumers e il contrasto alla siccità in Italia

Dall’esito referendario del 2011 la gestione del servizio idrico nel Paese non è ancora mai diventata totalmente pubblica. Così, recentemente si sta provando a immaginare un nuovo modello, basato sui prosumers, che potrebbe portare benefici nella prevenzione della siccità in Italia.

Se pensata in questo modo, sarebbe più facile ammodernare l’attuale rete idrica, che risulterebbe così più capillare e diffusa sul territorio. Questo genere di iniziative non possono però essere lasciate alla sola disponibilità dei privati cittadini. Lo Stato dovrebbe cogliere e valorizzare questa opportunità, per efficientare la gestione del servizio idrico in vista di altri periodi prolungati di siccità.

Come sostiene Marirosa Iannelli, presidente di Water Grabbing Observatory: “Tutto questo deve avere poi un framework nazionale, una cornice legislativa più ampia della singola realtà territoriale. I processi che partono dal basso storicamente a livello sociologico e antropologico hanno fatto veramente le rivoluzioni, se parliamo di acqua. In particolare i processi non top-down, ma i processi bottom-up, e in generale dal basso in maniera orizzontale. Questi hanno però avuto spesso un limite, che è stato un limite anche del referendum in Italia, cioè che quando si arriva al consenso popolare manca lo step successivo, l’organizzazione in governance di quel consenso popolare.

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Giovanni Beber

Giovanni Beber

Giovanni Beber. Studio Filosofia e Linguaggi della Modernità presso l'Università di Trento e sono il responsabile della comunicazione di un centro giovanile a Rovereto. Collaboro con alcuni blog e riviste. Mi occupo di sostenibilità, ambientale e sociale e di economia e sviluppo.

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