Edimburgo sottoscrive il Plant Based Treaty, il trattato che impegna la città a favorire il passaggio a un’alimentazione vegetale per centrare gli obiettivi climatici. La capitale scozzese è la prima in Europa a firmare l’accordo che regola le politiche governative per creare un sistema alimentare che prediliga il consumo di cibi vegetali per contrastare la crisi climatica. Ma ci sono coloro che non approvano questa scelta. Si tratta dei conservatori e delle associazioni contadine che chiedono alle autorità di non bandire completamente la carne, ma di incentivare una produzione sostenibile.

Plant Based Treaty: il trattato a favore dell’alimentazione vegetale

Edimburgo è la prima capitale europea a impegnarsi ufficialmente per sostenere il passaggio verso una nutrizione vegetale allo scopo di diminuire le emissioni e contrastare i cambiamenti climatici. Per questo motivo, lo scorso gennaio, il consiglio comunale di Edimburgo ha sottoscritto il Plant Based Treaty promosso durante la Cop26 a Glasgow. Prima della capitale scozzese, in Europa il trattato era stato condiviso finora solo da Haywards Heath, una cittadina di circa 23mila abitanti in Inghilterra.

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Il Plant Based Treaty si basa su tre principi. Innanzitutto mettere in atto una transizione attiva dai sistemi di produzione alimentare basati sull’uso di animali a quelli di base vegetale, ridurre i gas serra e la distruzione degli ecosistemi. Infine contrastare la deforestazione legata all’industria zootecnica, che riguarda l’allevamento degli animali a fini produttivi, che è altamente inquinante e causa del riscaldamento globale.

Tra le iniziative che possono essere attuate adottando i criteri espressi nel trattato sono: il passaggio a programmi alimentari vegetali in scuole, ospedali, residenze per anziani, carceri e istituzioni governative, ma non solo. Un’altra iniziativa prevede l’introduzione di una tassa sulla carne e il divieto di creare nuovi allevamenti e di espandere quelli esistenti.

Plant Based Treaty: Edimburgo prima città Europea a promuovere un'alimentazione vegetale per contrastare la crisi climatica

Allevamento di bovini al pascolo

La decisione che ha portato Edimburgo a firmare il trattato

Lo scorso 18 gennaio il Consiglio di Edimburgo ha approvato ufficialmente il Plant Based Treaty. L’obiettivo del trattato è ridurre le emissioni del settore alimentare e che ha già raccolto in tutto il mondo le firme di venti governi, tra i quali Los Angeles e Haywards Heath.

Tra i dati contenuti nel documento vi sono quelli che riguardano le abitudini alimentari. Il 23% dell’impronta ecologica della capitale deriva proprio dal cibo e circa il 12% direttamente dalla carne: “un passaggio alle diete vegetali ridurrebbe quindi significativamente le emissioni basate sul consumo della città” cita il Plant Based Treaty.

“Firmare il trattato significa dimostrare che prendiamo sul serio i nostri impegni in materia di clima, ha affermato Ben Parker, consigliere del gruppo Verdi del Comune di Edimburgo, e riconoscere la scienza che sta dietro l’emergenza climatica, ovvero, sapere che i sistemi alimentari sono i principali motori delle emissioni, e che gli alimenti a base vegetale devono figurare come parte della soluzione per affrontare il cambiamento climatico”.

Secondo Parker, la firma del trattato rappresenta il primo passo verso un cambiamento importante a livello globale delle abitudini alimentari. L’acquisizione di una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini sul consumo di cibi prodotti attraverso metodi sostenibili è fondamentale per salvaguardare il pianeta.

Plant Based Treaty: la reazione dei conservatori

I consiglieri conservatori si sono opposti alla sottoscrizione del trattato sostenendo l’importanza dell’apporto nutrizionale della carne, mentre alcune associazioni contadine della città hanno accusato il consiglio comunale di voltare le spalle alle comunità agricole. Hanno precisato che il modo in cui viene prodotto il cibo è più importante del fatto che sia animale o vegetale e per questo motivo hanno chiesto, al contrario, un sostegno da parte dell’amministrazione agli agricoltori impegnati nella produzione di cibo sostenibile.

Infatti alcune associazioni contadine si sono dichiarate contrarie alla sottoscrizione del trattato richiedendo il sostegno alle autorità per favorire le produzioni sostenibili. Rispetto agli allevamenti di animali destinati alla lavorazione della carne, quelli sostenibili potrebbero rappresentare la possibilità di non danneggiare il settore. Gli allevatori sostenibili rispettano i ritmi di crescita naturale degli animali alimentandoli con fieno e mangimi locali, privilegiano le razze locali per preservare la biodiversità e limitano la somministrazione di antibiotici usandoli solo se non vi sono cure alternative per gli animali.

Infine riguardo alla decisione di Edimburgo, un aumento del consumo di cibi a base vegetale a discapito di quelli di origine animale, porterebbe a un miglioramento dell’impatto ambientale. Cambiare il sistema alimentare può rappresentare l’inizio verso la salvaguardia del pianeta.

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Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi, laureata in Informazione ed Editoria ho collaborato con testate scrivendo di cultura, costume e società. Appassionata di attualità, politica e sostenibilità, oggi scrivo per BuoneNotizie.it grazie al Laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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