Dal Nord al Sud Italia le opere artificiali mangiano chilometri e chilometri di costa e il trend non accenna a diminuire. Sebbene l’inquinamento provochi enormi danni all’ecosistema marino-costiero, a minacciare oggi l’integrità del litorale italiano è soprattutto la cementificazione. Nonostante le polemiche su vecchie e nuove concessioni balneari siano all’ordine del giorno, sulle spiagge del Bel Paese incombe la privatizzazione ed è sempre più complicato poter trovare un “posto al sole” che non sia a pagamento.

Lo dice l’ultimo monitoraggio del SID, il Sistema Informativo Demanio Marittimo, che conferma siano più di 12.000 le concessioni attuali, con un aumento del 12,5% in soli tre anni e con un record nella regione Sicilia che sale al 42%. A supporto della tesi dell’aumento di questi numeri, lo studio DOXA del 2001 che evidenziava il numero di 5.368 per quanto riguardava gli stabilimenti balneari nel nostro Paese.

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Le buone notizie arrivano dal report “Spiagge 2022” di Legambiente dove vengono anche segnalate le valide pratiche contro l’erosione costiera per la gestione dei litorali e gli stabilimenti più virtuosi che mirano al green e alla qualità.

La cementificazione del litorale italiano

La trasformazione irreversibile causata dal cemento modifica visibilmente l’aspetto delle nostre spiagge e del litorale con tempistiche decisamente ravvicinate. Dal 2000, il Centro Nazionale per la difesa delle Coste dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale svolge attività di analisi delle Coste Italiane. Il monitoraggio costante dell’azione del mare, dei cambiamenti climatici, della cementificazione e della costruzione di lidi e di infrastrutture, consente di identificare i cambiamenti fornendo nel contempo informazioni che coprono la vasta area che parte dal retrospiaggia e arriva alla linea di riva.

Le azioni naturali e antropiche sulle spiagge e sul litorale italiano procedono ad una velocità mai vista prima. Nel comunicato stampa pubblicato da Ispra nel maggio scorso si legge: “La linea di costa italiana misura circa 8.300 Km, di cui il 13% è occupato da opere artificiali come porti, opere di difesa costiera, opere idrauliche di impianti industriali, strutture artificiali a supporto della balneazione. Negli ultimi 20 anni, la costa artificializzata è aumentata complessivamente di oltre 100 km”.

La situazione delle zone retrostanti le spiagge, inoltre, non è di certo migliore. “Nell’insieme, la linea di retrospiaggia misura circa 4.000 Km, di cui solo metà restano naturali, mentre oltre il 20% è completamente occupato da opere artificiali, come infrastrutture viarie, abitazioni, lidi, siti produttivi. L’incremento in questo caso è stato di oltre 200 Km negli ultimi 20 anni. Il restante 30% si caratterizza come “urbano sparso”, occupato quindi in maniera parziale e discontinua da opere antropiche”.

Concessioni balneari e privatizzazione delle spiagge

Negli ultimi venti anni la crescita dei nuovi stabilimenti è continuata a ritmi tali che in molti Comuni è quasi impossibile trovare uno spazio dove potersi liberamente sdraiare a prendere il sole. Si può stimare che meno della metà delle spiagge in Italia sia accessibile e fruibile in modalità “democratica” per fare un bagno e complici sono, evidentemente, la poca trasparenza sulle concessioni balneari, i canoni irrisori e la non accuratezza dei dati sulle aree demaniali.

Per quanto riguarda la gestione dell’accessibilità agli arenili, le differenze tra Regioni sono spiccate. Secondo i dati del monitoraggio del SID, effettuato a maggio 2021, in alcune zone troviamo dei veri e propri record a livello europeo. In Liguria, in Emilia-Romagna e in Campania quasi il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari.

Dal privato al pubblico, i progetti più virtuosi in Italia

A Cesenatico è nata nel 2012 la “Spiaggia delle Tamerici”, dove i tradizionali ombrelloni sono stati sostituiti con degli alberi, le tamerici, che ne riprendono la forma, e l’intera area è dotata dei servizi essenziali come cabine spogliatoio, docce e deposito biciclette. L’acqua tiepida delle docce è fornita da tubi interrati 15 cm così da sfruttare il surriscaldamento del suolo.

Se ci spostiamo a Varigotti, vicino a Finale Ligure (SV), troviamo 20 Riviera: “La prima spiaggia che sognava un po’ di cambiare il mondo, con piccoli gesti, partendo dall’ecosostenibilità a tutto tondo, creando un luogo inclusivo, quindi completamente accessibile alle persone disabili e fruibile ai propri amici a quattro zampe” racconta Mauro Maffè, uno dei titolari del lido.

Andando a Rimini, il progetto “Parco del Mare” si pone come obiettivo quello di rigenerare il lungomare per un totale di 16 km costieri, creando un nuovo paesaggio funzionale per la percorrenza ciclabile e pedonale, dedicato al fitness e all’alimentazione sana.

Anche in Puglia, con il piano Comunale delle Coste di Lecce si prevede il monitoraggio permanente dell’erosione costiera, la protezione e ricostruzione dei cordoni dunali (elementi marini per eccellenza), la trasformazione degli edifici degradati in strutture in armonia con il paesaggio e la sistemazione di vegetazione costiera autoctona.

A San Foca, nel comune di Melendugno in Salento, l’inclusività è di casa. La spiaggia “Tutti al mare” è accessibile a persone con gravi patologie neuromotorie. L’iniziativa, nata nel 2015, è parte del progetto “Io Posso” di Gaetano Fuso, il poliziotto salentino colpito nel 2014 dalla Sclerosi Laterale Amiotrofica.

In uno scenario nel quale si dovranno fare i conti con gli impatti dei cambiamenti climatici e un turismo sempre più globalizzato, oggi più che mai si ha la necessità di progetti per quel patrimonio di spiagge e centri turistici, di porti e aree protette sparso lungo gli 8.000 chilometri di costa italiana. Occorre quindi tutelare, curare e valorizzare il tutto con estrema attenzione e rapidità.

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Florinda Ambrogio

Florinda Ambrogio

Laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche con specializzazione in Scienze Forensi, amo la cronaca tanto quanto la narrativa. Da sempre impegnata per portare l'attenzione sui sempre attuali temi della crescita personale. Il cassetto mi piace riempirlo fino all'orlo di sogni che sostituisco non appena diventano realtà. Aperta al cambiamento solo se porta a migliorare.

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