La Sicilia, in particolar modo Catania, affronta una fase di rinascita, grazie alla presenza di associazioni culturali, gestite da giovani che credono nella loro terra. A Catania, sotto l’occhio vigile dell’Etna, sono nate tre associazioni che cercano di dar voce alle realtà urbane più deboli: i quartieri Antico Corso, Librino e San Cristoforo. 

A giugno, in un incontro moderato dalla giornalista del Corriere della Sera, Ornella Sgroi, siamo intervenuti per presentarvi lo spirito della associazioni culturali di Catania. Abbiamo raccolto le esperienze dei rappresentanti di Officine Culturali, dell’associazione di rugbisti “I Briganti” e delle gemellate Gammazita e Lunaria.

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Il rapporto fra le associazioni e i quartieri di Catania

“Associazionismo, Periferie e Inclusione” fanno parte della triade di parole chiave che gli esponenti delle tre realtà hanno presentato. Fra brigantesse e lunatici, campi da rugby e reperti archeologici, sono emersi i punti di forza e le difficoltà che ogni giorno vengono affrontate a Catania.

“La città si riappropria di spazi per renderli comuni e sensibilizzare la comunità” ha esordito Giovanni Sinatra di Officine Culturali. “Il diritto alla persona è la nostra priorità – ha aggiunto rugbista Giusy Sipala, una delle Brigantesse del team “I Briganti” – lo sport è il nostro mezzo: dai bambini agli adulti, tutti devono sentirsi parte della nostra squadra. Insegniamo che nessuno è solo anche in aree difficili come quelle in cui operiamo”. “Le associazioni – ha concluso il responsabile della casa editrice Lunaria, Daniele Cavallaro – hanno il compito di reinventare l’approccio con gli abitanti dei quartieri. Spesso queste aree sono considerate periferie, pur essendo situate nel centro di Catania. Noi dobbiamo dare l’esempio e l’aiuto agli abitanti, con gesti semplici e opportunità. Con Lunaria, ad esempio, pubblichiamo libri e gestiamo un bar, in cui tutti possono sentirsi liberi di leggere, bere un caffè o semplicemente chiacchierare”. 

Le tre associazioni hanno così mostrato le loro affinità. “Diamo spazio alle persone che creano la comunità, all’interno del quartiere – ha ribadito Veronica Palmieri di Gammazitale associazioni catanesi creano a loro volta un associazionismo, perché ci conosciamo e cooperiamo per una causa comune: rimanere al Sud, valorizzare la nostra città e dare opportunità a chi arriva da contesti disagiati e fragili”.

Le associazioni: uno strumento per la comunità 

Il lavoro di ognuna delle tre Associazioni nasce dallo sforzo di volontari. Da anni hanno come obiettivo il prendersi cura delle comunità dei diversi quartieri, dei luoghi e dei monumenti storici. “La partecipazione culturale è il nostro compito – ha esordito il presidente di Officine Culturali, Francesco Mannino – dobbiamo rendere fruibili alla comunità gli spazi e ciò che rappresenta il quartiere per coloro che lo abitano. Ognuno di noi deve quindi dare agli abitanti gli strumenti per sviluppare un pensiero critico. Cerchiamo di sensibilizzare in particolar modo i bambini, che rappresentano il futuro delle città in cui viviamo. Non solo: aiutiamo le mamme ad avere un’occasione per imparare, coinvolgendo anche i loro figli e aiutandole ad avere tempo per loro”. 

Le associazioni si ritrovano ad affrontare i limiti delle periferie pur essendo collocate in aree centrali. La resilienza e la passione dei rappresentanti delle associazioni rispecchia l’animo dell’Etna, “a’ Muntagna”, che continua ad ardere senza mai fermarsi, per dare nuova linfa a Catania, divenendo un modello per le altre città siciliane.

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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