La pandemia potrebbe abbassare i costi (e far rivalutare) una tecnologia basata sugli ologrammi: la telepresenza olografica

Potrebbe sembrare fantascienza a molti, ma è realtà. La scienza negli ultimi anni ha studiato metodi per rendere gli ologrammi sempre più reali e soprattutto per dar loro “movimento”. Non più semplici apparizioni 3D statiche, ma oggetti e persone in movimento che possono apparire a centinaia di chilometri di distanza da dove si trovano fisicamente.

Cos’è un ologramma e come si ottiene?

Un ologramma non è altro che un’immagine tridimensionale di un oggetto su lastra fotografica. Mediante la tecnica olografica, un’onda luminosa – a seguito di divisione – dà origine a due fronti d’onda: il fascio di riferimento e il fascio oggetto. Il fascio di luce diviso segue quindi due strade diverse e imprime sulla lastra olografica un’immagine tridimensionale dell’oggetto inquadrato. Questa lastra, illuminata da una luce laser, renderà possibile l’apparizione dell’oggetto in 3D come se fosse effettivamente presente.

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Storia ed evoluzione

L’olografia (dal greco holos, tutto, e grafè, scrittura) non è un’invenzione dei giorni nostri: la prima rudimentale applicazione è stata sperimentata dagli scienziati J. H. Pepper e H. Dircks nel 1862, con un esperimento chiamato “Pepper’s Ghost”. La teorizzazione scientifica di questa tecnica è ovviamente successiva e si deve allo scienziato ungherese Gabor, che nel 1948 pubblicò la sua teoria sui “Proceedings of the Royal Society“. Per questa intuizione, seppur limitata dalla tecnologia del tempo, Gabor vinse nel 1971 il premio Nobel per la fisica. L’olografia, e lo studio gli ologrammi, si fermarono poi per circa vent’anni, fino all’introduzione del laser. Dagli anni ‘70 il metodo olografico venne applicato soprattutto nell’industria cinematografica, nei laboratori e nelle gallerie d’arte.

Con l’evoluzione della tecnologia, e soprattutto della digitalizzazione, nel 2014 è nato proprio in Italia il primo progetto di telepresenza olografica. Due persone fisicamente molto distanti tra loro si possono parlare, guardare e scambiarsi documenti come se fossero seduti allo stesso tavolo, l’uno di fronte all’altro.

Ologrammi ai tempi del Covid-19

A settembre di quest’anno, in piena pandemia, in occasione della manifestazione “Il Tempo delle Donne” alla Triennale di Milano, internet ha letteralmente trasportato uno dei maggiori divulgatori scientifici sul palco dell’evento milanese, nonostante lui si trovasse fisicamente a Roma. Piero Angela, attraverso la potenza del segnale 5G, ha potuto interagire in tempo reale sotto forma di ologramma tridimensionale.

Ologrammi: Piero Angela alla Triennale di Milano

Ologrammi: Piero Angela alla Triennale di Milano

Sicuramente in un momento come quello attuale, in cui è bene evitare ogni contatto non strettamente necessario, questa potrebbe essere una tecnologia di grande aiuto. Si potrebbero organizzare teleconferenze olografiche per le aziende. La didattica potrebbe cambiare completamente, con l’insegnante che appare tramite ologramma direttamente nella camera dello studente. Sarebbe possibile anche utilizzare questa tecnologia per lo svago: l’ologramma del proprio cantante preferito direttamente in salotto. Una nota negativa di questa nuova tecnologia purtroppo è il costo, che non è sicuramente alla portata di tutti. La pandemia in corso potrebbe però fungere da punto di svolta: maggior richiesta, minor costo.

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Paolo Guidali

Paolo Guidali

Paolo Guidali, blogger e aspirante pubblicista. Ha scritto per Varese Press e oggi collabora con BuoneNotizie.it grazie allo stage annesso al percorso di formazione dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo per diventare giornalista pubblicista.

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