Il Nepal vanta un nuovo record al femminile: 6 donne nepalesi raggiungono quota 8091 metri in un solo giorno. Un nuovo inizio per un Paese pronto a rinascere.

In Nepal, 43 anni dopo la prima scalata femminile sulla montagna sacra dell’Annapurna, ecco una nuova impresa storica: l’arrivo in vetta di 6 donne, in un team di 68 alpinisti. E non è tutto: la scalata è avvenuta in un solo giorno, in un periodo storico davvero duro per il Paese a causa della pandemia e dell’inevitabile blocco del turismo.

Con i suoi 8091 metri, l’Annapurna è la decima montagna più alta al mondo, scalata per la prima volta nel 1950 da una spedizione francese. Dopo il grande traguardo raggiunto due mesi fa, con la prima scalata invernale di un team nepalese sul K2, il Paese si dimostra sempre più legato alle proprie montagne e al suo popolo. Il post Covid ha segnato l’inizio di spedizioni guidate dai nepalesi, che faranno concorrenza a quelle mondiali.

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Il Nepal dei nepalesi

Il giornalista nepalese Bishu Khadaka, narra con entusiasmo quanto questa sfida al femminile echeggerà nella storia del Nepal e di come il post Covid segnerà un grande cambiamento.

“Scalare una montagna è una missione – spiega Bishu– duro allenamento, fatica e si deve mettere in conto anche la possibilità di rimetterci la vita. L’amore per le sfide e per il nostro paese, sta incoraggiando i nepalesi a tentare di battere i record del mondo. Da sempre gli sherpa hanno accompagnato i grandi alpinisti di tutto il mondo, ma sono sempre stati messi in ombra dai grandi nomi europei o americani. Oggi ci sentiamo davvero coinvolti e felici di poter dimostrare che oltre alle bellezze e alle montagne, noi nepalesi siamo competitivi. Siamo pronti a creare nuovi record del mondo ed essere considerati al pari degli altri Paesi.

Per anni, quella di poter prendere parte alle grandi spedizioni, è stata solo una prerogativa maschile; ma oggi il Nepal e il mondo, stanno cambiando. Il mio Paese è davvero fiero di queste donne e dei grandi successi che finalmente hanno come protagonisti i nepalesi. Purnima Shrestha, Dawa Yangjung, Dabhuti Sherpa, Maya Sherpa e Pasangh Lhamu Sherpa  nomi che rimarranno nella storia del mio paese per sempre.

La pandemia ha creato un grande danno economico nel Paese, perché il turismo e le spedizioni alpinistiche sono la maggior risorsa; ma la grande resilienza dei nepalesi ha dimostrato che anche da soli si può raggiungere un grande obiettivo. Il blocco del turismo ha spinto i miei connazionali a provare da soli a raggiungere e superare il sogno degli stranieri: e ci siamo riusciti. A volte un periodo buio può portare una nuova luce. Sono convinto che in futuro sempre più alpinisti nepalesi nasceranno e si uniranno ai team mondiali, creando un grande legame che non li vedrà più come sherpa, ma come protagonisti”.

Sfide al femminile per un paese che presto si aprirà al mondo

Le spedizioni nepalesi di questi mesi, dimostrano quanto il Paese si stia aprendo al mondo e quanto i nepalesi faranno ancora parlare di loro. Anita Mondello, alpinista trevigiana e che si è recata più volte in Nepal, racconta dell’impatto che questo record avrà per il Paese.

“Questa grande conquista femminile è l’inizio di una serie di grandi novità per il Nepal – esordisce Anita – Nel 1978 l’Annapurna fu scalata da una spedizione americana con le alpiniste della American Womens’s Himalayan Expedition. Raggiunsero la vetta solo tre donne: Arlene Blum, capo spedizione, Vera Komarkova e Irene Miller; due compagne Alison Chadwick-Onyszkiewicz e Vera Watson, persero la vita durante la salita. La settimana scorsa tutte e sei le ragazze sono arrivate in vetta, con sorrisi e urla di gioia.  

Ho viaggiato spesso sulle montagne nepalesi e ho sempre ammirato gli sherpa che si sobbarcavano i nostri zaini: con la loro esperienza ci portavano in quota, capivano quando sarebbe arrivata la pioggia e quale fosse il posto più riparato per bivaccare; spesso non ci ponevamo neppure il problema di un pericolo, perché sapevamo che con loro eravamo in ottime mani. Mi sono sempre domandata come mai nessuno di loro fosse ambizioso come noi europei. La risposta era solo una: il problema erano proprio gli stranieri, che non davano ai nepalesi la possibilità di emergere.

Ad oggi, però, il fiero popolo del Nepal ha iniziato a dire la sua e a dimostrare il proprio valore. Sono convinta che la pandemia stessa, abbia in qualche modo fatto capire ai nepalesi che potevano riprendersi le proprie montagne e superare il resto del mondo.

La pandemia ha reso più forte il Nepal, che ha iniziato a stimolare i propri alpinisti e a coinvolgere le donne. Ed ecco il risultato: due scalate da guinness nel giro di pochi mesi e la presenza femminile su una delle montagne più alte e pericolose del mondo. Questo sarà il primo grande passo per questo meraviglioso Paese di far sentire la sua voce. Sono sicura che molti alpinisti e alpiniste faranno parlare di sé e che il Nepal rinascerà dopo il duro colpo subito con il terremoto del 2015 e la pandemia”.

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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