L’Italia ha aperto il G20 straordinario per parlare di diritti umanitari in Afghanistan.

Il 12 ottobre 2021 l’Italia ha riunito, in formato virtuale, i leader della Terra per un nuovo G20: la tematica riguarda i diritti umanitari in Afghanistan e la bancarotta del Paese. Il vertice ha coinvolto anche i Paesi confinanti, Iran e Pakistan in particolare, segno di apertura di “multilateralismo”.

Mario Draghi e Luigi Di Maio hanno fortemente insistito per la creazione di questo G20 straordinario, nato per cercare di dare una soluzione immediata alla situazione di instabilità che da due mesi continua a devastare l’Afghanistan. Al vertice, oltre ai 20 leader mondiali, erano presenti anche Paesi Bassi, Qatar, Singapore e Spagna.

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Di grande rilevanza, la partecipazione dei rappresentanti dell’Onu, del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e di Charles Michel e Ursula Von der Leyen, che hanno portato alto il nome dell’Unione Europea.

L’Italia vero leader del G20

L’Italia si sta comportando da leader mondiale nella gestione dei vertici G20: il passato vertice sul clima di Venezia ne è stato un esempio. E, ad oggi, si aprono grandi aspettative per quello che si terrà a Roma il 30-31 ottobre, riguardante l’Economia Globale.

Il G20 straordinario sull’Afghanistan è la dimostrazione che il nostro Paese si pone in prima linea per proporre soluzioni sulla situazione in atto e per aprire un dialogo con i principali attori. L’Italia ha richiesto l’incontro fra i leader mondiali principalmente per parlare della grande crisi umanitaria in corso. In pratica, ci si muove sulla striscia di coda del G20 di New York dello scorso 22 settembre che si era posto tre obiettivi:

  1. stanziamento di aiuti per le donne e i bambini in fuga
  2. monitoraggio delle violazioni dei diritti umani
  3. sostegno per gli attivisti che vivono fuori dall’Afghanistan che hanno collaborato con ambasciate e consolati, ora perseguitati dai talebani

In questo mese di transizione, molte persone che hanno collaborato con le ambasciate e i consolati esteri, sono rimaste in Afghanistan e rischiano ogni giorno di essere catturate dai talebani, perché detentrici di informazioni fondamentali per il Paese.

Il G20 che omette il riconoscimento del governo talebano

I talebani stanno cercando di ottenere il riconoscimento del loro governo e questo richiede una grande attenzione da parte dei leader del G20 anche nei confronti dei Paesi confinanti (Iran, Pakistan, Turkmenistan, Tagikistan e Uzbekistan).

Durante il G20 i leader si sono astenuti dal parlare del governo talebano, per non accendere una miccia o alzare un velo di sospetto nei confronti di Russia e Cina, che hanno dimostrato interesse nell’appoggiare i talebani (probabilmente per ragioni strategiche e di interesse economico, essendo l’Afghanistan il crocevia economico del Medio Oriente). Dal canto loro, Russia e Cina non si sono presentate con il volto di Putin o Xi Jinping, ma con i loro ministri degli Affari Esteri.

La situazione è quindi quella di un elefante in un negozio di cristalli, ma le proposte offerte da UE, USA e Turchia, sembrano essere soddisfacenti. Poco prima dell’inizio del G20 i ministri della delegazione europea si sono riuniti a Doha, per un primo dialogo con i rappresentanti talebani. Un incontro greve che ha consentito di anticipare i temi del vertice al ministro degli esteri talebano, Amir Khan Muttaqi, prendendo largo il discorso di un ipotetico riconoscimento del loro governo. In questo momento il governo dell’Afghanistan si presenta con 17 componenti che sono nella lista mondiale dei terroristi. A causa delle politiche repressive in atto, è molto difficile che il governo talebano venga accettato. In questa fase tutti coloro che stanno entrando in contatto con l’Afghanistan hanno interessi economici, ma non di appoggio al governo talebano.

Le proposte per salvare l’Afghanistan in 7 punti

Draghi ha enunciato i temi principali di questo vertice, sottolineando che la questione più imminente da risolvere sia quella della crisi umanitaria in Afghanistan. Tra i temi al centro dei colloqui sottolineiamo i 7 principali:

  1. il riconoscimento e applicazione per la tutela dei diritti per donne e bambini
  2. la necessità di rendere nuovamente accessibile l’aeroporto di Kabul e riaprire una Green Zone per consentire l’arrivo di aiuti internazionali
  3. il coinvolgimento dei Paesi confinanti per consentire un accesso rapido in Afghanistan
  4. l’attuazione di un programma di vaccinazioni e protezione contro il Covid, che potrebbe nuovamente dilagare in Afghanistan
  5. un sostenuto controllo dell’immigrazione e il blocco di un potenziale esodo dal Paese
  6. l’inevitabile lotta al terrorismo, con una collaborazione da parte di tutti i Paesi presenti al vertice
  7. l’istituzione di un fondo economico per frenare l’inflazione e limitare la crisi economica

Tutti i Paesi presenti al G20, si sono resi disponibili a trattare su queste tematiche. L’UE ha stanziato un fondo di 1 miliardo di euro per aiutare l’Afghanistan, evitando che l’inflazione e la bancarotta lo facciano collassare.

Le proposte dei leader del G20

Gli USA di Biden hanno promesso di attivare un fondo per tutelare i più deboli e occuparsi dell’istruzione di bambini e bambine. La Turchia ha proposto un controllo estremo dei confini per la lotta al terrorismo: Erdogan ha inoltre sottolineato l’importanza di impedire ondate migratorie fuori dal Paese, in quanto ingestibile soprattutto a ridosso dell’inverno.

I leader del G20 si sono trovati d’accordo sul coinvolgimento dei Paesi confinanti, quali Iran, Pakistan, Turkmenistan, Tagikistan e Uzbekistan, indipendentemente dalla loro condizione economica o dalle diatribe politiche, per agevolare l’ingresso degli aiuti umanitari. Molti leader hanno offerto aiuti per incrementare le cure per il Covid e per aprire degli ospedali da campo che curino la popolazione direttamente sul posto. In ultimo, la promessa è quella di creare un dialogo diretto con il governo talebano che, pur non essendo riconosciuto, dovrà garantire l’accesso delle Nazioni Unite e rispettare ciò che il G20 straordinario.

Con l’apertura del G20 l’Italia ha quindi fatto centro. Le sorti dell’Afghanistan, ad ora, sembrano essere proiettate verso uno spiraglio di speranza. “Multilateralismo” è stata quindi la parola chiave, che potrebbe aprire il prossimo G20 di fine ottobre a Roma.

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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