I due anni di pandemia hanno comportato non poche difficoltà per l’intero sistema sanitario e messo alla prova dall’altissimo numero di ricoverati bisognosi di cure. Tra le conseguenze più dolorose del Covid-19 vi è di certo la solitudine dei malati in ospedale, spesso con quadri clinici drammatici, costretti ad una totale assenza di contatto umano. Tuttavia con il decreto del 24 dicembre 2021, convertito in legge il 18 febbraio 2022, sarà possibile in tutta Italia dal 10 marzo tornare a far visita ai parenti in tutti i reparti sanitari per almeno 45 minuti.

Per far sentire meno soli i malati, diverse sono le iniziative delle strutture ospedaliere: in particolare in Emilia Romagna, in Lombardia e nel Lazio già dal 2020 gli ospedali si sono dotati di migliaia di smartphone e tablet per permettere ai ricoverati di dialogare con i propri cari, mentre a gennaio 2022 è nata nell’ospedale di Genova l’idea de “La stanza degli addii” che permette a chi si è appena negativizzato, ma è in gravi condizioni, di poter stare con i suoi affetti negli ultimi istanti della sua vita.

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Il Comitato di bioetica e la solitudine dei malati

La pandemia ha aggravato il dramma dell’isolamento dei pazienti, soprattutto in stato terminale, sia affetti da Covid-19 che da altre patologie, costretti ad un lungo ricovero privi di qualsiasi contatto con l’esterno. A tal proposito già a gennaio 2021 il Comitato Nazionale per la Bioetica ha pubblicato il documentoLa solitudine dei malati” evidenziando l’importanza della presenza fisica dei familiari nel corso della malattia, in quanto parte integrante della presa in carico del degente, specie se nella fase terminale e al tempo stesso di grande supporto per l’elaborazione successiva del lutto. Gli esperti del Comitato hanno scritto quindi una mozione affinché sia garantita la vicinanza di almeno una persona di fiducia o di un familiare soprattutto per coloro che sono in fase terminale e per i più fragili.

Contro la solitudine dei malati. Sì alle visite in ospedale

Il virus ha per molto tempo imposto una serie di norme e restrizioni, le più dure hanno riguardato le strutture ospedaliere, presso cui è stato impedito l’accesso per ben due anni ai parenti. In seguito all’allentamento delle misure dovuto anche alla mortalità in calo, con il decreto del 24 dicembre, è consentito dal 10 marzo nuovamente entrare nelle strutture ospedaliere per incontrare i propri cari ricoverati, ma l’ingresso è permesso solo a coloro che esibiscono il green pass rafforzato ottenuto dopo la terza dose oppure la certificazione verde rilasciata in seguito al completamento del ciclo vaccinale primario o alla guarigione da meno di sei mesi, insieme all’esito di un tampone negativo fatto da non più di 48 ore.

“La vicinanza al malato da parte di una persona cara aiuta ad affrontare meglio la degenza in ospedale ed è fondamentale nell’accompagnarlo durante il processo di guarigione. – afferma il sottosegretario alla Salute Andrea Costa in un’intervista di Adnkronos – Questo nuovo passo si inserisce nel percorso di ripresa graduale delle attività ordinarie e di screening negli ospedali, nel solco dell’umanizzazione delle cure, al fine di rispondere in maniera adeguata ai bisogni di salute dei cittadini.”

Smartphone contro la solitudine dei malati

Sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria in diverse regioni italiane, gli ospedali hanno ricevuto diversi device, tra smartphone e tablet, grazie ai quali è stato possibile garantire ai pazienti un collegamento con l’esterno nonostante fossero chiusi a lungo nelle strutture sanitarie.  Nel 2020 WindTre ha donato circa 1500 apparecchi già in funzione e dotati di sim con traffico illimitato a numerosi presidi ospedalieri nel Lazio e in Lombardia.

In Emilia Romagna invece l’assessorato regionale alle Politiche per la salute in collaborazione con le società regionali Unieuro Spa e Lepida ha distribuito 1.000 smartphone e 750 schede Sim  alle Aziende ospedaliero-universitarie e le Aziende sanitarie locali.

La stanza degli addii per la solitudine dei malati

Un ultimo saluto, un sorriso ed una carezza per diverso tempo negata: è questa la ragione che ha spinto l’ospedale San Martino di Genova a creare la cosiddetta “Stanza degli addii”, luogo in cui  pazienti negativizzati dal Covid-19, ma in stato terminale possono trascorrere gli ultimi attimi di vita con i loro cari.
L’iniziativa dell’ospedale può essere così capofila di una serie di proposte volte a garantire al malato in fin di vita un ritrovato calore affettivo dopo il periodo di forte isolamento nelle strutture ospedaliere e di fare riflettere chi ancora, dopo anni di pandemia, rifiuta di ammettere l’esistenza del Covid-19, come sottolineato dal  presidente della Liguria Giovanni Toti: “Chiedo a chi non si è ancora vaccinato di ripensarci. Abbiamo un’arma per distruggere il Covid, usiamola. Lo dobbiamo anche a chi non c’è più e se ne è andato senza neanche un abbraccio”.

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Antonella Acernese

Antonella Acernese

Antonella Acernese, aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it da settembre 2020 grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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