Nucleare o non nucleare? NATO o disarmo? Il dilemma che attanaglia i giorni nostri è ancora più evidente oggi. Il 26 settembre, infatti, si celebra la Giornata Mondiale del disarmo nucleare: a che punto siamo? In un mondo in totale disequilibro, fra nuove alleanze NATO e la volontà di affrontare il disarmo nucleare, la guerra fra Ucraina e Russia e un Pakistan sempre più predominante, siamo davvero proiettati verso il disarmo nucleare?

Dal 1945 ad oggi, storia di armi nucleari

Per affrontare il tema del disarmo nucleare è necessario conoscere la storia e l’evoluzione delle armi atomiche.
Le armi nucleari furono create in concomitanza alla Seconda Guerra Mondiale. Il primo ordigno nucleare fu fatto esplodere, il 16 luglio 1945, in New Messico: una prova da cui ebbe inizio l’epopea dei disastri atomici. Pochi mesi dopo Hiroshima e Nagasaki furono distrutte, dando avvio ad un’epoca proiettata verso la corsa agli armamenti nucleari.

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La Guerra Fredda fu il preludio della consapevolezza, fra i “giocatori”, che le armi nucleari avrebbero potuto distruggere vicendevolmente i partecipanti a questa partita. Si instaurarono i primi dubbi sulla reale necessità di possedere armi così potenti, iniziando già a pensare ad un disarmo nucleare.

Non solo: negli anni Sessanta, l’avanzamento tecnologico diede modo di creare studi per la fusione nucleare, dando forma alle prime bombe a idrogeno. Questo immenso pericolo allertò le neonate Nazioni Unite che, nel 1968, firmarono il primo ‘trattato di non proliferazione nucleare’. A poco a poco gli arsenali iniziarono ad essere ridotti, a causa della consapevolezza dei danni nucleari sui civili e sull’ambiente. Passando per i trattati Start I e Start II, nei primi anni Settanta, che garantivano un principio di disarmo nucleare, si arrivò al 2021 con l’entrata in vigore del ‘trattato per la proibizione delle armi nucleari’.

Disarmo nucleare: chi resiste e chi fugge dall’impegno

Nonostante il disarmo nucleare sia un impegno preso dalla maggior parte delle nazioni, ad oggi, la lista di possessori di armi atomiche è ancora lunga. Corea del Nord, Stati Uniti, Russia, Cina, Pakistan, Regno Unito, Francia, India e, un poco trasparente Israele, detengono un arsenale ancora attivo e non incline al disarmo nucleare. Cinque Paesi, invece, si sono resi base di appoggio per la “condivisione nucleare” in favore degli Stati Uniti. La condivisione nucleare è quindi un accordo per cui, in caso di attacco, i Paesi membri garantisco la loro approvazione a un addestramento, spalleggiando gli americani, pur non possedendo armi nucleari. Fra questi, l’Italia insieme a Germania, Belgio, Olanda e Turchia.

Fra chi fugge dagli accordi sul disarmo nucleare, c’è stato l’Iran, istigato però dagli Stati Uniti. Gli attriti sono nati in seguito all’abbandono, durante l’amministrazione Trump, dell’accordo JCPOA (Joint Comprehensive Plan Of Action), che imponeva vincoli molto forti alle attività nucleari iraniane. L’Iran si è quindi svincolato dai trattati delle Nazioni Unite, prendendo una posizione molto forte, nonostante non possegga armi atomiche e opti per un totale disarmo nucleare.

I Paesi completamente fuori dal possesso di armi nucleari sono Sud Africa, Kazakistan, Bielorussia e Ucraina. Proprio quest’ultima però, è una pedina importante nella scacchiera per il disarmo nucleare, oggi.

Ucraina e disarmo nucleare: un allontanamento?

Lo sviluppo storico e le intenzioni dei Paesi facenti parte il cosiddetto ‘Club dell’atomo’, sono quindi indirizzate verso un reale disarmo nucleare. Negli ultimi mesi, la situazione di ostilità fra Russia e Ucraina ha però alterato tutte le regole della partita per il raggiungimento del disarmo nucleare. L’Ucraina ha rinunciato a possedere armi nucleari, mentre la Russia ne è detentrice. In questa fase, Europa e Stati Uniti stanno ampiamente appoggiando l’Ucraina, cercando di convincere la Russia a non utilizzare armi nucleari come risposta alla guerra. Nonostante le minacce di Putin, la consapevolezza di auto-annientamento e gli interessi economici per i membri NATO ed extra NATO è talmente elevata, che sembra inverosimile l’utilizzo di armamenti nucleari.

La NATO sta crescendo con l’entrata di Finlandia e Svezia: un passaggio che dà automaticamente più imponenza all’Alleanza Atlantica. Nonostante ciò, ogni Paese è conscio della distruzione causata dall’utilizzo di armi nucleari ed è vincolato all’impegno preso nel 2021. Questo aspetto è (a voler ben vedere) una buona notizia, in un contesto attanagliato dal pessimismo: la consapevolezza dell’autodistruzione e delle conseguenze sull’ambiente e sulla popolazione potrebbero infatti fare da freno all’uso delle armi nucleari, con l’aggiunta dell’impegno dei Paesi firmatari a potenziare il disarmo nucleare.

Nella foto: Gustavo Zlauvinen, presidente della conferenza Onu sul disarmo nucleare (New York, agosto 2022, fonte: ONU)

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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