L’Iran ha abolito la polizia morale”, “Brecce nel muro del Governo dell’Iran”. Nei titoli dei giornali italiani e internazionali del 5 dicembre si è percepita l’eco di una vittoria del popolo iraniano nei confronti della polizia morale: ma non è così.

In Occidente continuano a comparire fake news o meglio, bozze di notizie potenzialmente vere, che però non vengono approfondite. Cosa sta realmente succedendo in Iran e quali sono i provvedimenti nei confronti della polizia morale? Cosa pensa il popolo iraniano di come l’Occidente sta trattando il tema? Andiamo a Teheran a scopre la verità.

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Polizia morale o dittatura: contro chi manifesta l’Iran?

L’Iran continua a gridare, a causa delle violazioni del Governo e dei comportamenti della polizia morale. Come si sta evolvendo la situazione? Ma soprattutto, che cos’è la polizia morale? La giornalista Ferahste J., in collegamento video da Teheran, ci racconta la verità.

“Il 3 dicembre, il Governo di Teheran ha annunciato di voler allentare la pressione della polizia morale racconta Ferahste la polizia non può essere abolita, semmai può mitigare il controllo su certe norme. Qualche giornale occidentale ha descritto il fatto come la vittoria del popolo iraniano e la crepa del Governo di Khamenei: ma le cose non sono così. 

In primis la polizia morale in Iran è sempre esistita. Il suo compito era ed è quello di mantenere ordine e decoro: questo vale sia per gli uomini che per le donne (dilaga l’idea che solo le donne siano bersaglio della polizia). La differenza nelle reazioni e nel controllo è determinata dal presidente del Paese, non dall’Ayatollah. Fino al 2021 il presidente era Rouahni: democratico, proteso verso l’Occidente e l’idea di rendere meno pressante la questione del velo. L’economia dell’Iran era più stabile e il velo era solo appoggiato sul capo, come orpello decorativo (giravo con la frangetta a vista e la punta della coda di cavallo libera).

La polizia morale era presente per le strade, ma i controlli erano poco invadenti (solo nelle Città Sante di Qom e Mashhad poteva richiedere una maggior attenzione all’abbigliamento). Rouahni ha cercato di dare attenzione alle richieste di eliminare il velo. Con l’arrivo del nuovo presidente, il conservatore Raisi, è cambiato tutto. La crisi economica, l’Embargo e l’uscita dalla NATO hanno spinto il Governo alla chiusura per dimostrare all’Occidente di essere indipendentiSono stati indetti scioperi e sono nate manifestazioni, che però non hanno avuto conseguenze. La morte di Mahsa Amini è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. In questo caso la polizia morale era direttamente coinvolta e tutti hanno protestato contro di essa. Il soggetto reale delle proteste è però uno solo: la dittatura”.

Il calcio e le fake news: telecamere sull’Iran

A livello internazionale, il Qatar è stato un palcoscenico che ha dato voce alla squadra dell’Iran. Il silenzio dei giocatori durante l’inno nazionale è valso come una vittoria contro il Governo di Khamenei. Nel derby del secolo, USA contro Iran, il mondo si è stretto attorno ai giocatori iraniani: non importava che l’Iran vincesse, ma che fosse ancora una volta in campo, per essere supportato dai tifosi.

“Il calcio – continua Ferahste – è stato determinante per dare visibilità all’Iran. Non sono confermate le voci delle minacce nei confronti dei giocatori da parte del Governo: sicuramente sono stati reguarditi sul fatto di non aver cantato l’Inno nazionale. Le telecamere di tutto il mondo sono ancora puntate sull’Iran, nonostante le fake news. L’Occidente parla spesso dell’Iran, dando solo una parte dell’informazione. Questo perché i giornalisti occidentali non vivono in Iran, ma in Turchia o in Iraq, per questioni di sicurezza: molte informazioni arrivano quindi da passa parola e non sono precise. Io sono giornalista e per me ogni informazione deve essere controllata. 

Nonostante ciò, è la prima volta, dal 1979, che l’attenzione sull’Iran è così forte. In questi giorni ci sono scioperi e le manifestazioni continuano: non si protesta contro la polizia, ma contro le condanne a morte che la polizia morale e il Governo stanno promuovendo. A parer mio la soluzione può essere una sola: resilienza e continuare a fare parlare il mondo dell’Iran, per intimidire il Governo. Questa non è la Rivoluzione che farà cadere il regime di Khamenei, ma è un inizio, che porterà a negoziati fra il popolo e il Governo. In un futuro noi iraniani vorremmo l’allentamento dell’Embargo che ci darebbe la possibilità di essere davvero liberi.

Per l’Iran, è tempo di continuare a manifestare, per l’Occidente di non smettere di parlare di noi. Se il Governo si sente messo alle strette, almeno parzialmente può arrivare a dei compromessi e per noi, questa contrattazione, è fondamentale. Nonostante la polizia morale sia presente, la sua morsa potrebbe affievolirsi, per dare dimostrazione all’Occidente che la situazione stia rientrando. Questo per non escludere completamente l’Iran dalla possibilità di rientrare nella NATO”. 

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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