La Casa delle donne per non subire violenza di Bologna e lo Studio Atlantis hanno pubblicato il primo Atlante sui femminicidi. I dati di questo fenomeno sono organizzati su base cartografica e sono messi a disposizione di tutti.

I promotori in questo modo ritengono sia più facile la loro analisi e di conseguenza sia possibile elaborare strategie di prevenzione più mirate ed efficaci.

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Come usare l’Atlante dei femminicidi

L’Atlante dei femminicidi permette a chi voglia analizzare il fenomeno di navigare su una mappa interattiva, focalizzandosi nelle zone d’Italia che più interessano all’utente. Per ciascuna zona, è possibile ricavare i dati rispetto all’età e la nazionalità di vittima e assassino. Le informazioni sono completate con l’indicazione dell’arma del delitto, le cause scatenanti e il comportamento dopo il delitto.

La mappa traccia anche l’eventuale rapporto tra vittima e assassino, la presenza di violenze pregresse, se risultano presentate denunce e se sono presenti anche ulteriori vittime.

L’Atlante segnala anche i casi in cui il delitto non sia ancora stata del tutto chiarito o confermato come femminicidio.

Oltre alla mappa, in alcune schede di approfondimento sono presentati altri dati da fonti nazionali e internazionali: è possibile consultare grafici, articoli di giornale, bibliografia e sitografia, e i report della Casa delle donne dal 2006 a oggi.

Non si tratta però di numeri freddi e impersonali: a ogni punto sulla mappa corrisponde un volto, un nome e una storia precisa. Non si parla solo di statistica dunque: l’Atlante dei femminicidi desidera dare un contributo a cambiare il modo in cui si raccontano le violenze di genere.

Atlante dei femminicidi: un nuovo strumento per analizzare e contrastare il fenomeno

Atlante dei femminicidi: un nuovo strumento di analisi e contrasto

A cosa serve una raccolta dati sui femminicidi

L’Atlante dei femminicidi aggiunge un tassello nella presa di coscienza e nella sensibilizzazione mirata, insieme agli strumenti già esistenti. La consapevolezza sulle dimensioni e i contorni del fenomeno è il primo indispensabile passo per la prevenzione e l’eliminazione della violenza di genere. Per ottenere questa consapevolezza, occorre partire dai dati.

Oggi Istat e Ministero dell’Interno hanno sviluppato delle proprie banche dati. Attualmente però non danno accesso a open data bensì solo dati aggregati, il cui uso non può che essere limitato.

Manca ancora un vero e proprio osservatorio pubblico su questo fenomeno: solo lo scorso 25 novembre il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha assunto il compito di istituirne uno. Finora il monitoraggio è stato lasciato a iniziative private come appunto l’Atlante o quello di Non una di meno.

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Giovanni Pigozzo

Giovanni Pigozzo

Nei modi più vari mi sono sempre occupato di quel che succede nel mondo del Lavoro. Analizzo come è fatta e come evolve l'attività umana che più di tutte occupa le nostre giornate. Aspirante giornalista pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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