Il nostro è un periodo storico particolare, segnato dallo scoppio di una guerra in piena Europa, dalla diffusione di una pandemia che per due anni ha bloccato traffici e persone e dall’insorgere sempre più evidente di fenomeni metereologici estremi legati ai cambiamenti climatici. In questo contesto senza precedenti, il World Economic Forum (WEF) è tornato a organizzare il tradizionale Forum invernale di Davos, un incontro rivolto agli esponenti più importanti della politica e dell’economia internazionale, che si sta tenendo nell’omonima cittadina svizzera dal 16 al 20 gennaio 2023.

Attraverso questo incontro, il World Economic Forum vuole provare a ribadire il valore del dialogo e della cooperazione tra settore pubblico e privato, non solo per affrontare i problemi che attualmente affliggono il pianeta, ma per cercare di instillare un cambio di direzione sostanziale nel lungo periodo.

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Cos’è il Forum di Davos

Il World Economic Forum di Davos, una fondazione nata nel 1971 su iniziativa dell’economista tedesco Klaus Schwab, organizza ogni inverno un forum per discutere di economia, politica e ambiente e per proporre soluzioni alle sfide del futuro. Il Forum di Davos è strutturato in diverse sessioni tematiche, tra cui incontri plenari, tavole rotonde, sessioni di lavoro e meeting bilaterali.

Nel corso dei prossimi giorni sono attese a Davos oltre 2.700 personalità di spicco del mondo politico, economico e sociale, che si incontreranno per confrontarsi sulla questione della “Cooperazione in un mondo frammentato”, il macrotema di questa cinquantatreesima edizione. Il Forum sarà l’occasione per discutere delle sfide legate al periodo post pandemico, della guerra e delle crescenti tensioni internazionali.

Come riporta Euronews, il politico norvegese Børge Brende, presidente del WEF dal 2017 , ha affermato che mai, come oggi, la posta in gioco è così alta: bisogna trovare delle soluzioni alle guerre e assicurarsi di evitare una profonda crisi economica.

Børge Brende è presidente del WEF dal 2017.

Børge Brende è presidente del WEF dal 2017. È stato Ministro degli Esteri del governo norvegese dal 2013 al 2017. Fonte: Wikimedia Commons.

Nei prossimi giorni arriveranno in Svizzera la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la presidente del Parlamento Roberta Metsola e la Presidente della Banca centrale Christine Lagarde. Saranno presenti anche il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e l’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per il clima John Kerry. L’unico esponente del G7 sarà il cancelliere tedesco Olaf Scholz, mentre a rappresentare il governo italiano ci sara il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara.

Perché il WEF è così importante

Nel corso degli anni, il WEF ha provato a proporre alcuni spunti per rispondere alle principali sfide globali. Tra questi si possono citare gli sforzi per promuovere una crescita maggiormente inclusiva, attraverso la definizione di politiche eque, capaci di supportare imprese e lavoratori, in ogni fascia della popolazione. Da segnalare, poi, Cities of Tomorrow, un piano volto a promuovere lo sviluppo sostenibile delle città, attraverso la promozione di una collaborazione tra governi locali, aziende e organizzazioni della società civile. Il WEF, inoltre ha contribuito a sviluppare l’Indice di Sostenibilità Ambientale, un metodo per quantificare le prestazioni ambientali di un Paese, utilizzato ogni anno per valutare le prestazioni ambientali di 178 Paesi. Altri progetti si occupano di promuovere investimenti sostenibili nelle infrastrutture e di sviluppare progetti per garantire la parità di genere e un’educazione di qualità.

Il Forum, però, è anche un luogo di relazioni. Come riportato dall’Agenzia Giornalistica Italiana, l’ex primo ministro turco Turgut Ozal sostiene che grazie a Davos la Turchia evitò di entrare in conflitto con la Grecia. Quando nel 1987 le tensioni tra i due Paesi erano al loro culmine, la guerra aperta fu scongiurata proprio perché l’anno precedente, al Forum, Ozal aveva avuto modo di conoscere e apprezzare il suo omologo greco Andreas Papandreou.

I limiti del Forum

Il Forum di Davos è stato spesso criticato per i suoi elevati costi di partecipazione che non favoriscono l’intervento dei rappresentanti delle ONG e della società civile. Gli altri elementi di criticità riguardano l’attenzione insufficiente per i Paesi in via di sviluppo, poco rappresentati all’interno dell’evento, e la scarsa concretezza delle iniziative dibattute.

Come scrive il Post, il Forum viene descritto come un consesso di persone ricche, potenti e famose che fanno grandi propositi ma che poi concludono poco, tanto che qualche anno fa è stato anche inventato il termine “Davos man”, uomo di Davos. L’espressione indica quei miliardari che partecipano al Forum, parlano di ambiente, giustizia ed eguaglianza ma che poi, nella loro attività quotidiana, sono una delle cause principali di diseguaglianza e discriminazione. A tal proposito, questo studio di Greenpeace mostra come, durante l’edizione 2022 del WEF, siano atterrati a Davos circa 200 jet al giorno, causando l’emissione di 9.700 tonnellate di CO2. Emissioni che corrispondono a quelle prodotte in una settimana da 350.000 automobili.

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Marzio Fait

Marzio Fait

Marzio Fait. Mi occupo di comunicazione per il non-profit. Ho partecipato come observer alla COP 27 e alla COP28. Mi occupo di attualità, di diritti umani e di giustizia climatica. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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