Il 7 settembre il CdM (Consiglio dei Ministri) ha tenuto una conferenza stampa per presentare le norme contenute nel cosiddetto “Decreto Caivano”. Si tratta di un decreto-legge volto a introdurre pene e provvedimenti inaspriti nei confronti della delinquenza giovanile. Il decreto arriva dopo un’estate in cui la cronaca degli abusi sessuali compiuti da minori su minori rimbombava da ogni angolo di Italia. Ma è giusto agire solo in ottica repressiva? O il problema è più complesso e va affrontato prima che sussista il reato?

Perché si parla del decreto Caivano

Il decreto Caivano stanzia 30 milioni di euro – “Non pensate siano sufficienti“, dice la Presidente Meloni in conferenza stampa – per interventi mirati al comune di Caivano, nel napoletano. Qui, tra giugno e luglio si sono ripetute violenze di gruppo ai danni di due ragazze minorenni in un centro sportivo abbandonato. Verso la fine di agosto il fratello di una delle vittime, venuto a conoscenza dei fatti, ha deciso di denunciare. In seguito le due ragazze sono state trasferite in una casa famiglia e la famiglia stessa ha ricevuto minacce.

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Caivano è un luogo problematico, sede di un’emergenza sociale comune a molte città italiane in cui sono presenti zone in cui mancano i servizi e lo Stato è assente.

Decreto Caivano: in cosa consiste

Per questo i fondi stanziati potenzieranno la presenza di vigili urbani in quella zona e l’inserimento di nuovi insegnanti nelle scuole pubbliche, nel tentativo di fare di Caivano un “modello di intervento mirato”, con “fondi e soluzioni” per contrastarne il degrado e ridurre l’assenza di istituzioni, forti anche delle nuove norme contro l’emergenza del disagio giovanile. Un modello da esportare, secondo la Presidente del Consiglio, in tutti i comuni italiani.

Queste norme prevedono l’abbassamento del limite di pena per disporre il carcere preventivo su un minore dai 9 ai 6 anni (per gli adulti il limite è di 5 anni), oltre a una forma di carcere anticipato per altri reati. Introducono una forma di Daspo urbana ai minori fino a 14 anni. Pene inasprite per detenzione di armi e spaccio anche di lieve entità. Ampliamento dei casi in cui il Questore può applicare “misure accessorie”. Previsto carcere per i genitori che non rispettano l’obbligo scolastico per i figli, parental control di serie in tutti gli smartphone venduti in Italia.

Secondo la ministra Roccella “i minori vengono esposti al porno già a sette anni“, dato smentito da Pagella Politica. Il sito di fact-checking spiega infatti che la ministra fa riferimento a un dato dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza Onlus. La ricerca parla però di un range di età tra i 7 e gli 11. Studi autorevoli effettuati a livello internazionale (con contributi italiani) riportano che in media la prima esposizione alla pornografia online avviene tra i 10 e i 17 anni.

I numeri della delinquenza giovanile in Italia

Secondo un report pubblicato dal Ministero dell’interno, le segnalazioni per reati commessi dai minori crescono dal 2020, e quest’anno sono tornati ai livelli del precedente picco del 2016. Si parla di un incremento del 15% dal 2020 al 2021 e del 10% dal 2021 al 2022. 33000 segnalazioni e/o arresti nel 2022 sono a carico di minori.

Numeri alti, ma sufficienti a giustificare un approccio emergenziale, con la nomina di un Commissario per Caivano? Le segnalazioni a carico di stranieri – minorenni e non – sono molto più numerose, il 40% del totale. I due problemi si intrecciano, perché hanno in comune l’abbandono a sé stesse di persone bisognose di integrazione. Nel caso dei minorenni, la mancanza di strutture adeguate per l’istruzione, l’assistenza sociale e previdenziale nelle zone più degradate delle città italiane, dove spesso i migranti vanno ad abitare.

La presenza di mafie in queste zone ostacola lo sviluppo e costringe i minori a una vita nell’illegalità a fronte di una mancanza totale di altre prospettive. Il fatto che le violenze siano avvenute in un centro sportivo abbandonato è tristemente esplicativo nell’illustrare il fallimento delle istituzioni a Caivano e in mille altri luoghi simili in Italia.

Educazione preventiva o tasso di recidiva?

Il 5 settembre 400 membri delle Forze dell’Ordine hanno effettuato un blitz per “bonificare” Caivano, sequestrando armi e proiettili nella piazza di spaccio. Secondo un post di Roberto Saviano “una sceneggiata di inutile propaganda”, poiché non sarebbero stati gli interventi della polizia a mancare negli anni.

“A essere mancato è tutto il resto: tutte le altre, fondamentali, manifestazioni in cui uno Stato degno di essere definito tale, fa sentire la propria presenza”.

In un intervista per la Stampa, spiega che tali manifestazioni includono strutture scolastiche adeguate, lotta alla dispersione scolastica, uso dello smartphone dai 14 anni. Occorre presenza capillare di comunità di recupero per minori, dove possano riappropriarsi di un’identità rispetto agli altri ed essere reinseriti nella società. Servono aiuti previdenziali e importanti riforme nell’istruzione scolastica: dalle competenze a gestire con efficacia e buon senso i mezzi digitali all’educazione affettiva. Introdurre l’educazione sessuale, eliminare il tabù sull’argomento e rendere gli adolescenti consapevoli delle proprie emozioni e dei propri corpi.

Il carcere dovrebbe essere l’ultima risorsa per un minore, la sua educazione la priorità. Se in questo senso fino all’anno scorso L’Italia era in una posizione virtuosa a livello europeo per la giustizia minorile, tendente alla rieducazione dei minori devianti, ora il governo sembra aver invertito la rotta. La percentuale di recidiva per chi è stato in carcere è superiore al 60%.

I provvedimenti e le pene devono esistere e possono funzionare da deterrente, ma solo se coadiuvate da una pianificata azione condotta e pensata sul lungo periodo e sull’educazione e l’istruzione dei minori.

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Giovanni D'Auria

Giovanni D'Auria

Laureato in Lettere Moderne, ha da poco iniziato un percorso formativo per diventare pubblicista con diventaregiornalista.it.

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