La situazione delle carceri italiane non è delle migliori se si considerano le condizioni in cui spesso vivono i detenuti tra sovraffollamento e mancanza di servizi, tuttavia da un po’ di tempo va consolidandosi l’idea che il lavoro e l’istruzione siano il veicolo più importante per il riscatto sociale e personale dei detenuti.

È a partire da questa convinzione che l’Università di Milano fra le altre, già dal 2015, ha avviato un progetto di collaborazione con diverse case di reclusione lombarde, come quella di Bollate o di Opera, per garantire ai detenuti un percorso formativo che permettesse loro di riscattare la propria condizione. È sempre più chiara la consapevolezza che il miglioramento della vita delle carceri italiane passi attraverso formazione personale e misure alternative con risultati positivi anche per il contesto sociale (come abbiamo già avuto modo di vedere) e l’abbassamento del tasso di recidiva.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Quando il carcere diventa un’occasione di libertà

Il XVIII Rapporto sulle condizioni di detenzione di Antigone, associazione che dagli anni ’80 promuove l’attività sociale e culturale sul tema della giustizia, ci consegna un quadro in evoluzione della situazione delle carceri italiane.

Il tasso di recidiva continua a segnare pesantemente la scena. Ogni detenuto, ha compiuto 2,37 infrazioni della legge e solo il 38% degli oltre 54mila detenuti è alla prima carcerazione, il 18% è al quinto ritorno in prigione. Anche il sovraffollamento non migliora: il tasso ufficiale di affollamento è del 107,4% (con poco meno di 51 mila posti disponibili), Puglia e Lombardia le regioni con i numeri peggiori.

Ci sono però delle buone notizie per la situazione delle carceri italiane. Il numero di reati dopo il lockdown è tornato a crescere ma, rispetto al 2019 si registra un calo del 12,8%. In Italia, trent’anni fa si verificavano 3.012 omicidi in un anno, oggi solo 289. Anche il numero degli ingressi nelle carceri italiane migliora: nel 2008 si contano un numero pari a 92.800 persone, nel 2021 solo 36.539. Il fenomeno è dovuto alle norme messe in campo per evitare entrate e uscite nel giro di poco tempo senza vantaggi né per la riabilitazione né per la sicurezza e con effetti pessimi anche per il benessere del detenuto.

Proprio per il fatto che la maggior parte delle situazioni che alimentano i numeri negativi  va ricercata nella marginalità sociale – sono pochi i veri criminali, moltissimi gli autori di piccoli reati – è sui percorsi educativi che bisogna continuare a investire e scommettere.

Nelle carceri italiane il riscatto sociale parte dall’istruzione

Secondo i dati del monitoraggio della Conferenza Nazionale Universitaria Poli Penitenziari (CNUPP) rielaborati nel report dell’associazione Antigone, sono 1.034 gli studenti universitari nelle carceri in Italia iscritti ai corsi organizzati da 32 atenei. Tutto ciò è possibile grazie alle tasse agevolate, alle attività didattiche, di tutoraggio e di sostegno anche a distanza e alla fornitura di libri e materiali didattici supportate da convenzioni e protocolli d’intesa sottoscritti fra atenei e direzioni degli istituti penitenziari.

Sono queste iniziative importanti che hanno permesso a diversi detenuti di riprendere in mano la loro vita grazie a percorsi di studi conclusi nelle Università di Tor Vergata o presso la Statale di Milano solo per citare i casi più recenti. Dallo studio già citato, risulta che le aree disciplinari più frequentate dagli studenti in regime di detenzione sono quella politico-sociale (25,4%) seguita da quella artistico-letteraria (18,6%), giuridica (15,1%), agronomico-ambientale (13,7%), psico-pedagogica (7,4%), dall’area storico-filosofica (7,3%), dall’area economica (6,5%).

Stando ai precedenti rapporti dell’associazione Antigone, i percorsi di istruzione in carcere aiutano ad abbassare il tasso di recidiva. La strada è quella giusta per superare un’impostazione esclusivamente repressiva della funzione degli istituti penitenziari. Le carceri italiane sono al centro di una fitta rete di attività interistituzionali all’interno delle quali la cultura gioca un ruolo principe. La vita di molti cittadini, che sono innanzitutto vittime dei propri errori, può trovare una nuova occasione di riscatto nel potere rigenerativo della cultura.

Leggi anche

Lavoro in carcere, il successo di un progetto pubblico-privato

Il carcere minorile: in calo i ragazzi detenuti

Riforma carceraria: Antigone porta nuove proposte per una migliore vita in carcere

Made in carcere: quando il materiale di recupero è umano

Condividi su:
Giacomo Capodivento

Giacomo Capodivento

Insegno religione dal 2012. Laureato in Comunicazione e Marketing e studente in Comunicazione e innovazione digitale. Per me occuparmi di comunicazione è una questione politica. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici