Per mesi abbiamo invocato la riapertura dei cinema ma, ora che la socialità è tornata alla normalità, nessuno vede più i film in sala. Abbiamo ancora voglia di andare al cinema? Cosa si può fare per rinvigorire il settore dell’intrattenimento cinematografico?

Cinema, i dati del post pandemia

Il cinema risente ancora della crisi provocata dalla pandemia. Se prima del Covid gli ingressi nelle sale cinematografiche sfioravano il miliardo l’anno, nel 2021 sono scesi sotto i 400.000. Secondo Cinetel nel 2021 il cinema italiano ha incassato 169,3 milioni di euro e 24,8 milioni di presenze. Rispetto al 2019, però, questi numeri registrano un calo del 70%.

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Dal 1° gennaio 2022 si sono incassati 126,6 milioni di euro, corrispondenti a un -14,9 % sul 2020 e a un -56,5 % sul 2019. Sono stati venduti 18,49 milioni di biglietti, corrispondenti a un -18,9 % sul 2020 e a un -59,1 % sul 2019. Nei primi quattro mesi del 2022 a un -61% dell’Italia (dati rispetto al 2019) corrisponde un -50% della Germania, un -38% della Francia, un -36% della Spagna e un -19% del Regno Unito. Il mercato cinematografico italiano è l’unico tra quelli europei ad aver registrato un calo di incassi rispetto al 2020.

Nonostante il 2021 sia stato l’anno della ripartenza, molte persone non si sentono ancora sicure ad andare al cinema o, come molti sospettano, si sono “impigrite”, anche a causa della concorrenza delle piattaforme di streaming. Che cosa fare per iniettare un po’ di ottimismo nel settore cinematografico e far tornare le persone in sala?

Le possibili soluzioni e le proposte della politica

Per riportare la gente in sala, è fondamentale agire su tre fronti. Calmierare i prezzi, saliti vertiginosamente negli ultimi anni, imporre una finestra temporale chiara e rigida nello sfruttamento dei film e portare il pubblico al consumo con campagne marketing continuative. Per fare ciò è necessario conoscere lo spettatore attuale, ed è questo che il Ministero della Cultura ha fatto con uno studio che traccia una sorta di identikit dello spettatore.

I dati saranno disponibili per metà settembre; quello che lo studio intende evidenziare è anche la percezione che lo spettatore ha del cinema italiano, in particolare a confronto con quello europeo e americano. Le valutazioni, che tengono conto di vari fattori tra cui età e abitudini dello spettatore italiano, serviranno per indirizzare le misure a vantaggio dell’industria cinematografica.

La politica, che non sempre si è dimostrata attenta alle esigenze di questo settore, nell’anno della ripresa si è maggiormente sensibilizzata e ha portato proposte più o meno concrete in occasione delle elezioni del 25 settembre. Le proposte della politica intendono rilanciare i propositi contenuti nella legge 220/2016, la cui attuazione è stata a dir poco lunga e macchinosa. Il testo prevedeva di sostenere ulteriori iniziative finalizzate allo sviluppo del cinema e dell’audiovisivo in collaborazione col Ministero dell’Istruzione.

E se ripensassimo le sale cinematografiche?

Una proposta originale, peraltro già in fase di sperimentazione anche nel nostro Paese, è quella di ripensare le sale cinematografiche in funzione della loro trasformazione in “premium cinema”. L’architettura dei cinema, come sottolinea Gabriele Niola in questo articolo, non è cambiata molto da quando esiste la settima arte. Ripensare e riprogettare le sale in funzione sociale, prevedendo meno schermi ma un ambiente più confortevole e caldo, uno spazio che offra anche caffetterie, librerie, aule studio.

Implementare la costruzione di cinema premium aiuterebbe il settore a risollevarsi, proponendo un’esperienza diversa dal solito, più esclusiva ma non “snob”, in grado di rivaleggiare con il maxi televisore di casa e le piattaforme streaming. Dopo due anni chiusi a vedere film e serie tv dal divano, il cinema deve giocarsi tutte le carte che ha per risultare un luogo attrattivo e dare una motivazione allo spettatore per uscire di casa. Negli ultimi anni i film che escono #soloalcinema (l’hashtag con cui le case cinematografiche pubblicizzano le nuove uscite) sono aumentati, ma forse deve cambiare anche il “contenitore”. Recarsi in uno spazio in cui la socialità sia incoraggiata e si ricostruisca un senso perduto di comunità può essere la soluzione.

I cinema premium esistono già, anche in Italia, e per ora sono un esperimento riuscito. Nel 2021 a CineEurope, la più grande convention di esercenti cinematografici d’Europa, Mark Way, managing director di AMC, dichiarava che proprio le 47 sale trasformate in premium, su 340 totali, erano in ripresa. Il ministro della cultura Dario Franceschini crede nel progetto delle sale premium per rilanciare il cinema: “La differenza oggi non è più tra piccolo e grande schermo, ma tra esperienza collettiva e individuale, le sale vanno svecchiate e rese più accoglienti”. Alcuni cinema premium in Italia sono il Cinema Fiamma a Roma, Cinema Hart a Napoli e Cinema Zero a Pordenone.

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Giulia Zennaro

Giulia Zennaro

sono una giornalista freelance di cultura e società, scrivo come ghostwriter, insegno in una scuola parentale e tengo laboratori di giornalismo per bambini. Scrivo per Hall of Series e theWise Magazine e, naturalmente, BuoneNotizie.it: sono diventata pubblicista grazie al loro laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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