Il 13 e il 14 maggio si sono tenuti a Roma, presso l’Auditorium della Conciliazione, gli Stati generali della Natalità. Organizzati dal Forum Famiglie, dimostrano l’impegno del Governo nel sostenere la natalità, il lavoro femminile e le esigenze dei giovani. Questi sono i punti fondamentali per porre le basi di un sistema in grado di affrontare tali tematiche per i prossimi anni. Grazie al Family Act, diventato legge, la nuova visione del sistema famiglia offre la possibilità al genitore di poter scegliere la vita familiare e al tempo stesso continuare a svolgere l’attività lavorativa.

Gli Stati generali della natalità

Durante le giornate in cui si è svolta la kermesse italiana dedicata al tema del futuro e delle nascite, sono stati approfonditi vari argomenti. Tra questi la sfida dell‘inverno demografico, il riconoscimento degli investimenti a sostegno della natalità, l’armonizzazione lavoro-famiglia nelle aziende e la promozione di un patto per la natalità.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Presente alla manifestazione degli Stati generali della natalità il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti. Il ministro ha affermato come il Family Act modifichi la visione delle politiche familiari. Il sostegno attraverso l’assegno unico, che è già una realtà in molte famiglie, mette in atto un processo di aiuto economico in un periodo di crisi e uno in prospettiva di stabilità dei contributi.

Un passo avanti arriva inoltre dal mondo delle imprese che hanno compreso come investire in lavoro femminile e in mezzi pro genitorialità è non solo necessario, ma anche conveniente.

Family Act

Family Act per promuovere la natalità

Family Act: cosa prevede

Nella nuova legge per le politiche della famiglia è previsto un potenziamento del sistema del welfare, con l’introduzione dell’assegno unico e universale e il sostegno alle spese per i percorsi educativi dei figli. Grazie ai fondi del PNRR sono già stati stanziati 4,6 miliardi per gli asili nido: entro il 2026 l’obiettivo del Governo è di arrivare a coprire il 50% dei posti disponibili per la fascia da 0 a 3 anni.

I fondi europei sostengono anche l’imprenditoria femminile a favore della parità di genere per evitare che la maternità diventi un’interruzione di carriera per la donna: per questo il Family Act si propone di attuare investimenti a favore delle partite Iva, dei liberi professionisti e degli imprenditori. Infine resta da affrontare il tema sulla priorità del congedo di paternità: introdurre un aumento del numero dei giorni, ai dieci già previsti, che risultano insufficienti.

I dati sul crollo delle nascite

Il Family Act si propone come soluzione alla graduale decrescita della popolazione nel nostro Paese. Secondo i dati riportati dall’Istat, al 31 dicembre 2021, i residenti in Italia sono scesi a 58,9 milioni, con un -1,3%, che rappresenta la diminuzione delle nascite rispetto al 2020 e si attesta sotto le 400mila, nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia.

I primi effetti del lockdown sulle nascite si osservano a dicembre 2020 con un -10,7%. Le conseguenze del ruolo svolto dall’epidemia nell’andamento delle nascite prosegue nel 2021: a gennaio si raggiunge il massimo valore a livello nazionale -13,4%.

Il crollo delle natalità, tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, è attribuibile ai mancati concepimenti durante la prima fase pandemica dovuti alla posticipazione degli intenti di essere genitori.

Opinioni a confronto sul tema

Il decremento delle nascite non è sempre ritenuto un fattore negativo. A tale proposito Danny Dorling, geografo sociale, sostiene che un decremento delle nascite sia una condizione necessaria e auspicabile. La crescita della popolazione è una minaccia per l’ambiente, afferma il geografo e la scelta di non procreare contribuisce alla riduzione dell’impatto ambientale dell’individuo. In tal modo, con il rallentamento della popolazione, si sviluppa nell’uomo la speranza di una vita più sostenibile. Meno nascite significa anche riduzione della spesa pubblica nell’istruzione e nel welfare.

In contrapposizione alla teoria precedente, Darrell Bricker, politologo, e John Ibbitson, giornalista, autori di Pianeta Vuoto. Siamo troppi o troppo pochi?, sostengono che la denatalità sia causa di maggiori svantaggi che benefici. Gli ottimisti della crescita ritengono che un incremento della popolazione porti una maggiore sostenibilità del pianeta perché più persone significa maggiore creatività e innovazione per l’ambiente. Secondo i due studiosi, le cause del crollo demografico sono da ricercare nell’emancipazione femminile, nell’istruzione e nell’urbanizzazione. Ad esempio, un figlio nell’ambiente rurale è considerato una risorsa, mentre in città rappresenta un costo.

Non c’è innovazione in una società di anziani: sono i giovani che portano idee innovative per dare nuovi impulsi a scienza, cultura ed economia. Infine, i due autori ritengono che l’immigrazione e l’integrazione siano una soluzione per contrastare il fenomeno e non un problema.

Pandemia, maternità e lavoro da remoto

Conciliare vita-lavoro, soprattutto per le donne, rimane difficile e ad aggravare questa condizione ha contribuito l’evento pandemico. La percentuale di donne che ha perso il lavoro nel 2020 è stata doppia rispetto a quella degli uomini. La riduzione dei nuovi rapporti di lavoro è calata al -49,2%.

L’emergenza ha imposto il passaggio repentino alla sperimentazione del lavoro da remoto. Questa ha segnato un punto di svolta importante per quei lavoratori e soprattutto quelle lavoratrici che si trovavano a dover conciliare doveri professionali e cura familiare. La diffusione del Covid-19 ha attuato una riorganizzazione dell’assetto familiare, secondo quanto riportato dal rapporto “L’impatto della pandemia di Covid-19 su natalità e condizione delle nuove generazioni“.

Il Family Act è l’inizio di un percorso sulla ripresa delle nascite. Gli effetti della riforma non saranno immediati: la legge è infatti un contenitore di principi e iniziative cui il governo dovrà dare attuazione concreta con altri provvedimenti. L’avvio di questo iter avrà conseguenze in termini di crescita economica: le aziende che avranno investito sulle politiche pro natalità otterranno un beneficio produttivo.

Leggi anche

Gravidanza dopo i 35 anni: gli aiuti a sostegno del concepimento 

PNRR scuola: facciamo il punto su tutte le novità previste

Condividi su:
Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi, laureata in Informazione ed Editoria ho collaborato con testate scrivendo di cultura, costume e società. Appassionata di attualità, politica e sostenibilità, oggi scrivo per BuoneNotizie.it grazie al Laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici