Da settembre i prodotti per l’illuminazione hanno etichette più semplici. L’UE vuole aiutare il consumatore a risparmiare sulle bollette e a tutelare l’ambiente.

A partire dal 1º settembre 2021 tutti i negozi e tutti i punti vendita online hanno una nuova versione dell’etichetta energetica UE per le lampadine e altri prodotti per l’illuminazione. Dal 1° marzo, il nuovo formato dell’etichetta energetica ha già interessato lavatrici, lavasciugatrici, frigoriferi, lavastoviglie, tv e monitor. Le principali novità riguardano:

  • la scala energetica impiegata: A+, A++ e A+++ vengono eliminate per lasciare spazio a un sistema semplificato di efficienza crescente dalla classe G alla classe A;
  • il consumo energetico indicato, specifico per ogni categoria di prodotto;
  • l’aggiunta del codice QR, per cui i consumatori potranno scansionare l’acquisto e ottenere ulteriori informazioni.

I prodotti più efficienti presenti ora sul mercato ( i precedenti A+ o A++) saranno, quindi, etichettati come C o D. Anche le aspirapolveri, gli smartphone e i laptop, un tempo privi di etichetta, ora ne avranno una. La Commissione europea, infine, sta pensando di introdurre nuove etichette energetiche anche per i pannelli solari.

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Consumo energetico specifico e codice QR, a cosa servono

Se la vecchia etichetta energetica indicava il consumo di kilowatt all’anno, la nuova etichetta energetica indica il consumo energetico specifico per il prodotto acquistato. Per lavatrici, lavastoviglie e asciugatrici compaiono i kilowatt per 100 cicli di lavaggio; i frigoriferi riportano l’indicazione del consumo annuo, mentre per le lampadine e gli schermi sono indicati i kilowatt per mille ore di utilizzo. Il codice QR, invece, se scansionato con lo smartphone, indirizza l’utente a una banca dati a livello europeo per l’etichettatura dei prodotti chiamata EPREL. Il QR code offre informazioni sull’efficienza energetica, le dimensioni e il volume del prodotto, le parti meccaniche e la sua garanzia minima.

Come calcolare il beneficio per bolletta e ambiente: classi energetiche di lampadine a confronto

Altroconsumo, la più grande organizzazione indipendente di consumatori in Italia (700 mila utenti), offre all’acquirente un supporto concreto. Si tratta di Belt, un utile strumento per calcolare quanto un prodotto consuma e a quanto ammonta il risparmio in bolletta. Non solo, il calcolatore indica anche le emissioni di CO2 prodotte e il numero di alberi necessari ad assorbirla. Basta inserire lo stato di famiglia, il tipo di articolo e la classe energetica secondo il nuovo sistema di etichette. Belt offre anche i dati per la classe inferiore e superiore del prodotto analizzato. Il consumatore, così, può avere raffronto immediato e sfruttare quanto appreso per i suoi prossimi acquisti. Facciamo un esempio pratico con le lampadine. Mettiamo a confronto una lampadina LED ad alto lumen (luminosità) dell’attuale classe energetica F con una di classe energetica A:

  • F consuma 30 kilowatt all’anno; A, invece, ne consuma 13;
  • la lampadina classe F costa 7 euro all’anno, mentre A ne costa 3;
  • F emette 2 kili di CO2 all’anno, mentre A ne produce la metà;
  • la lampadina classe F richiede 0,2 alberi per assorbire le emissioni prodotte. A, invece, ne chiede 0,1;
  • F equivale a 13 kilometri di guida. A, invece, corrisponde a 6.

Un sistema di calcolo applicabile in modo trasversale alle principali tipologie di apparecchi domestici

Oltre al calcolo dei consumi delle lampadine, Belt consente di procedere in modo analogo per frigoriferi, lavasciuga, lavastoviglie, tv e schermi. Compariamo, ad esempio, un frigorifero di classe F, con uno di classe A. F consuma 205 kilowatt all’anno, ha un costo annuo di 47 euro, emette 67 kili di CO2, che necessita di 6,7 alberi per assorbirla. Il frigorifero di classe A, al contrario, consuma 67 kilowatt all’anno, costa 15 euro all’anno, emette 22 kili di CO2, che necessita di 2,2 alberi per eliminarla. Avere un frigorifero di classe F è come guidare per 541 km, mentre con il frigo di classe A la tratta è ridotta a meno di un terzo (176 km).

Perché la Commissione europea ha deciso di modificare la scala delle etichette energetiche

Diverse sono le ragioni per le quali l’UE ha deciso di modificare il sistema di etichettatura. Tre i motivi principali: lasciare spazio all’innovazione, agevolare il consumatore e tutelare l’ambiente. Innanzitutto, i prodotti per l’illuminazione in commercio sono sempre più efficienti e consumano meno (come le lampadine a moduli LED). L’Europa, quindi, ha voluto promuovere tecnologie ancora più avanzate aumentando la il gap tra una classe energetica e l’altra. L’UE, poi, ha preso in esame i risultati del sondaggio d’opinione della Commissione europea (Eurobarometro 492: L’atteggiamento degli europei nei confronti della politica energetica dell’UE). Dall’indagine risulta che ancora un’ampia fetta di cittadini europei non conoscono il significato dell’etichetta energetica. Ultimo, ma non per importanza, il rispetto del Green Deal europeo. L’UE, infatti, si è impegnata a raggiungere le emissioni zero di gas serra entro il 2050. La commissaria europea per l’energia Kadri Simson ha dichiarato:

«L’aggiornamento delle etichette renderà più facile per i consumatori vedere quali sono i prodotti migliori e ciò, a sua volta, li aiuterà a risparmiare energia e denaro sulle bollette. L’uso di un’illuminazione più efficiente sotto il profilo energetico continuerà a ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell’UE e contribuirà al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050».

I consumatori UE conoscono il sistema delle etichette? Dati incoraggianti, ma si può fare di più.

Dall’indagine dell’Eurobarometro UE emergono dati interessanti. Nel complesso, più i livelli d’istruzione sono alti, maggiore è la conoscenza del sistema. Inoltre, chi fatica a pagare le bollette ha, spesso, più difficoltà a riconoscere l’etichetta (82% del totale). I dati d’insieme, comunque, sono incoraggianti con il 79% degli intervistati in Europa che dichiara di conoscere l’etichetta e il suo significato. A livello locale, però, ci sono importanti differenze.

In 6 Paesi europei (Lettonia, Cipro, Irlanda, Italia, Lituania e Svezia), un quinto degli intervistati (19% circa) dichiara di riconoscere l’etichetta energetica, ma di non sapere quale sia la sua funzione. Il Paese più informato è l’Olanda (94%), seguono Francia e Lussemburgo (89%), Germania e Danimarca (88%) e Belgio (84%). L’Italia, invece, si colloca al quartultimo posto. Nel nostro Paese, dunque, solo il 67% della popolazione intervistata ha una piena conoscenza delle funzioni e del ruolo dell’etichetta energetica sui prodotti. Il 19% sa che esiste, ma non a cosa serva e il rimanente 18% non l’ha mai notata.

Quanto l’etichetta influenza le scelte dei consumatori UE e perché

Sempre dal sondaggio di Eurobarometro 2019, 8 intervistati su 10 dichiarano che l’etichetta influenza e condiziona le scelte nei loro acquisti. Di questi, il 33% afferma di essere condizionato dall’etichetta sia per risparmiare in bolletta, sia per salvaguardare l’ambiente. Il 27%, invece, sceglie le etichette solo sulla base del risparmio economico, mentre il 19% lo fa per il bene del Pianeta. Se si guardano i dati nazionali, l’Ungheria, la Danimarca, il Belgio (pari merito al 89%) e la Germania (86%) occupano le prime posizioni. L’Italia, invece, si colloca poco dietro, al settimo posto. L’etichetta influenza l’85% dei consumatori italiani. Di questi, il 33% è attento, nella scelta,  sia all’ambiente che alla bolletta. Il 19 % degli intervistati, invece, dichiara di non esserne influenzato. Semplificare le etichette, quindi, potrebbe ampliare la platea dei consapevoli con un beneficio doppio, per il clima e il portafoglio.

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Francesca Iaquinto

Francesca Iaquinto

Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, è stata studentessa di merito presso il Collegio di Milano per 5 anni. Nel dicembre 2019 ha vinto una Borsa di Studio per la scrittura della tesi presso la Duke University (North Carolina). Attualmente è docente di scuola secondaria, proofreader e scrive per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo costruttivo per diventare pubblicista.

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