La pandemia ha cambiato profondamente il senso della parola co-working. Ecco come.

Gli ultimi dodici mesi hanno accelerato il passaggio del lavoro allo spazio digitale e, con la crescita del lavoro da remoto, i fornitori di servizi co-working stanno progressivamente ripensando i loro prodotti.

La necessità di mantenere il distanziamento sociale ha infatti imposto un radicale ripensamento dell’organizzazione del posto di lavoro, anche in condivisione. I grandi spazi, che al loro interno hanno postazioni singole e luoghi in comune, sono diventanti ingestibili, in senso classico, nella situazione attuale. 

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Lorenzo Maternini, cofondatore di Talent Garden, una delle aziende più grandi del settore in Italia ha descritto così le nuove condizioni: “Lavorare isolati, in remoto, non è esperienza gratificante e che fa bene alla creatività. Tuttavia è anche vero che il mercato del lavoro richiede iperflessibilità, e quindi capacità di incontrarsi da remoto e formarsi a distanza”. Il mondo del co-working, insomma, si è adeguato al momento e ha cambiato pelle. 

Le nuove soluzioni ibride

Le parole chiave delle società di coworking, come dichiarato dal numero uno di WeWork, Franquibel Lima alla rivista Elle Decor, sono “flessibilità, collaborazione e benessere”. La condivisione degli spazi di lavoro (e dei relativi servizi) tra persone di settori e aziende diverse non sarà quindi limitata all’ambito fisico. La creazione di una comunità in grado di stimolare creatività, concentrazione e produttività avverrà anche a livello virtuale. E in entrambi i livelli ci potranno essere corsi di formazione e riunioni, come anche condivisione di momenti di pausa e confronti informali. 

Le singole società di co-working possono essere molto diverse fra loro: alcune si concentrano in un unico settore, mentre altre sono aperte a tutti. Gli spazi di lavoro, inoltre, possono essere aperti o chiusi, e possono comprendere anche sale per riunioni ed eventi organizzati dalla stessa società. Caratteristiche comuni sono l’orario 24/7, servizi come telefono, internet e riscaldamento e spazi di svago comuni. Ulteriori servizi possono essere la segreteria remota, la possibilità di stare in spazi di sedi diverse e portare la propria sede legale. Organizzazione eventi per scambi di idee e opinioni.

Chi usufruisce del co-working

Ad aiutare i professionisti saranno anche le applicazioni per smartphone preparate dai co-working. Grazie al proprio smartphone, infatti, si può accedere a numerosi servizi delle aziende di co-working. La prenotazione di scrivanie e in generale spazi di lavoro (gestiti con criteri di sicurezza sanitaria) è solo il punto di partenza. Queste app le sfruttano i singoli lavoratori come gli organizzatori di meeting e conferenze. Non mancano le varianti: Nibol.co ha, per esempio, selezionato le caffetterie più adatte al lavoro e allo studio, permettendo di selezionare l’orario e pre-ordinare una consumazione con lo sconto. Seats2meet, invece, punta sul capitale umano: ognuno mette a disposizione le proprie competenze, e sull’aiuto reciproco nascono nuove forme di collaborazione. 

Le aziende tagliano le spese

Simili vantaggi possono essere sfruttati anche dalle aziende, le quali possono stanziare un budget ai propri dipendenti per l’acquisto di postazioni giornaliere. In questo modo si ha maggiore flessibilità di postazioni e orari per i dipendenti e taglio di spese per l’azienda. Quest’ultima può infatti risparmiare su affitto, bollette e chiedere rimborsi in caso di mancato utilizzo. Cofoundry addirittura permette alle aziende di personalizzare i propri spazi ed esaltare il proprio brand.

Il co-working spontaneo

Il desiderio di restare a contatto con altre persone durante il lavoro remoto si era reso evidente già un anno fa. Sul web e sui social, infatti, alcuni gruppi di professionisti iniziato ad attuare una sorta di co-working spontaneo, collegandosi a piattaforme come Zoom, Meet e Teams per creare gruppi di lavoro. In questo modo la presenza, pur virtuale, di altre persone al lavoro fornisce ulteriore stimolo per la concentrazione e l’efficienza.

Oltretutto, si ha la possibilità di fare pausa insieme e scambiarsi informazioni, pareri e perfino clienti, nel caso di liberi professionisti. Tutto questo per combattere riflessi negativi del lavoro da remoto come tensioni muscolari, stress e sbalzi d’umore. Proprio questi ultimi, insieme all’aumento delle bollette, hanno fatto capire che questo modello di lavoro sarebbe diventato sempre più pesante nel lungo periodo. Insomma: il mondo è cambiato, il co-working anche.

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Riccardo Ruzzafante

Riccardo Ruzzafante

Riccardo Ruzzafante, ho studiato Scienze Storiche all'Università di Torino. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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