Le innovazioni “glocal” saranno un’opportunità per la ripresa economica italiana.

L’Italia intera è stata rallentata dal dilagare della pandemia da Covid con pesanti ripercussioni sull’economia. Uno dei settori maggiormente colpiti è quello dell’agro-alimentare e della ristorazione. Alcuni attori di questo comparto economico hanno proposto il rilancio attraverso le glocal food innovation. A partire dalla cultura del cibo si svilupperanno delle formule ibride di esperienze culinarie per dare la possibilità a chi è nel mondo gastronomico di lavorare e al cliente di approfittare di un servizio.

Che cos’è una glocal innovation e perché ne abbiamo bisogno

Il termine “glocalizzazione” gioca con l’unione delle parole “globalizzazione” e “locale”. Un’esperienza glocal non è altro che un evento locale capace di sfruttare i benefici offerti dalla globalizzazione per diffondersi, emergere e diventare conosciuto. Nel caso di un’esperienza glocal food, l’ideatore sarà in grado di portare il cibo della tradizione italiana sulle tavole di tutti attraverso formule ibride di cucina e distribuzione su larga scala (a esempio attraverso l’utilizzo di una piattaforma social) che consentano di agire in sicurezza.

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Mentre prima il turismo culinario era uno dei più redditizi in Italia, soprattutto per i piccoli borghi, oggi, a causa della pandemia, è difficile ritornare alla normalità. Ecco perché alcune realtà hanno dato il via a queste glocal food innovation che attraverso il digitale potranno cavalcare verso la ripresa economica.

Esempi di esperienze “glocal food”

Durante l’ultimo anno molti ristoratori hanno chiuso i battenti a causa del lockdown e del periodo di inattività. Altri hanno reinventato il proprio lavoro tramite le piattaforme web. La tendenza più diffusa è quella di coinvolgere gli utenti da tutto il mondo condividendo consigli e lezioni interattive per imparare a cucinare online dalla propria cucina, con veri esperti. Una di queste è Ilaria Bertinelli, produttrice di Parmigiano Reggiano, food blogger e appassionata di cucina. L’iniziativa in questione è del Parma Incoming Travel.

Altre realtà come ad esempio la scuola di cucina dello chef Gualtiero Villa, Cucina In, propone lezioni online rivolte ai ragazzi dai 6 ai 16 anni. Non è mai troppo presto per imparare a cucinare e soprattutto a mangiare con qualità e attenzione alle materie prime. La Cucina Italiana ha messo a disposizione degli utenti vari corsi online con la possibilità, in diretta, di interagire con gli chef e cucinare con loro; qualche giorno prima del corso si riceverà la lista degli ingredienti e dell’attrezzatura necessaria.

Le innovazioni al passo con i tempi

Già da un decennio il settore del food, cucina in inglese, ha calcato la strada del delivery, smart, slow food e altri. Da un anno a questa parte le formule ibride culinarie sono diventate di fondamentale importanza per i ristoratori che hanno lavorato poco a causa della pandemia e soprattutto preparando il cibo da consegnare e ritirare, senza la possibilità di accogliere il cliente in sede. Il lavoro del ristoratore si è necessariamente trasformato in un qualcosa di evoluto, connesso e al passo con l’ecommerce. Questo è il caso di piccole realtà familiari italiane che sono sbarcate nell’universo commerciale online per consentire a tutti di assaporare i prodotti della tradizione.

Le consegne a domicilio e l’asporto sono ormai sbarcati sino ai contesti più chiusi e tradizionalisti. In questi stessi ambienti sta crescendo la cultura dello Slow Food che consiste nel ridare valore al cibo e al buon mangiare attraverso la lotta allo spreco e la gestione delle risorse. Questa associazione contro le abitudini del fast food difende le tradizioni agricole e il prodotto locale. Infatti sempre più ristoratori negli ultimi tempi hanno adottato l’utilizzo di prodotti a “km zero”: un’occasione per l’economia nazionale di risollevarsi grazie al commercio delle materie prime della gastronomia.

Una start-up americana di logistica automatizzata, Tortoise, sta ridisegnando la frontiera del delivery attraverso le consegne con i robot. Questa iniziativa con molti pro e altrettanti contro sta affrontando i primi test su strada. Il futuro nel quale vedremo il nostro cibo arrivare dalle mani di una macchina (anche volante, perché usano i droni) non è lontano.

Too Good To Go: la app “salvacibo”

“Salva il cibo, aiuta il pianeta.”  è lo slogan dell’app più in dell’anno con radici europee: si chiama To good To Go. La numero uno contro lo spreco: l’applicazione che permette di registrarsi gratis ed avere accesso a basso costo al cibo invenduto dai negozi prima che finisca nella pattumiera. I troppi sprechi in questi tempi duri portano anche a danneggiare il pianeta, oltre che l’economia italiana. Ben 2.293.000 sono a oggi i pasti salvati in Italia dal lavoro di To good to go. Sempre più attività tra cui mense, industrie, hotel, bar, ristoranti stanno aderendo all’iniziativa, nata cinque anni fa, per creare una vera e propria rete di salvaguardia dell’economia e del nostro paese. Nella sola Milano sono 1200 gli esercizi del settore food, ristorazione o alimentari che prendono parte al circuito della app salvacibo. La glocali food innovation, quindi, comincia già a dare i suoi frutti.

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Flavia Santilli

Flavia Santilli

Studio presso l'Università degli Studi de L'Aquila. Ho collaborato con diverse testate. Sportiva agonista e istruttrice di nuoto. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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