“Facevo il muratore: ora allevo delle api che si stavano estinguendo”. La storia di Gabriele e di un Sud Italia che sta cambiando.

La storia di un giovane siciliano, Gabriele Dodeci. La passione per la propria terra e per il proprio lavoro, mostra come le realtà del Sud si stiano attivando per frenare il fenomeno della migrazione inversa e per dare vita a nuovi progetti. 

In Sicilia, infatti, sono nati bandi e occasioni per consentire ai giovani di non migrare dai loro paesi, ottenendo risorse utili per realizzare i propri sogni e continuando a mantenere vitale il Sud Italia. 

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“Resto al Sud”

Il poco più che trentenne Gabriele Dodeci vive a San Marco d’Alunzio, un piccolo paese in provincia di Messina. Non solo vi risiede, ma è riuscito a realizzare il suo sogno e ad aprire un’attività in loco, grazie al bando “Resto al Sud”. Ecco la sua storia per buonenotizie.it.

“Sono felice di vivere in Sicilia – racconta Gabriele –  San Marco d’Alunzio è un comune dei Nebrodi, di soli 1800 abitanti. In questa realtà del Sud, molti giovani si sono trasferiti nelle città più grandi come Messina e Palermo, per avere più comodità. Oppure sono andati a vivere nell’Italia del Nord o all’estero, attratti da università e lavori ben pagati. Questa scelta ha spopolato i paesini della costa e, ancor di più, quelli montani, rendendoli solo un punto di ritrovo per l’estate.

Io ho sempre creduto nelle potenzialità della mia terra: lavoro per l’Associazione Tre60lab di cui sono presidente, per riportare l’attenzione dei giovani nei nostri paesi d’origine con eventi di riqualificazione urbana. Non solo: grazie al bando “Resto al Sud”, incentrato sulle start-up giovanili, ho avuto la mia occasione di cambiare vita. Lavoravo nella ditta edile di mio padre e facevo il muratore; il mio sogno era quello di avere un legame con la natura e con le api, ma non sapevo come iniziare.   

Tutto è cambiato grazie all’incontro con le Dott.sse Totaro, di Messina, le quali hanno parlato del bando “Resto al Sud”. Da quel momento ho capito che loro sarebbero dovute essere le mie future consulenti e che avrei potuto realizzare il mio progetto, che prevedeva la realizzazione di un laboratorio di smielatura con le quesi scomparse api nere sicule “.

Un progetto per le api del Sud

“Quando abbiamo presentato il progetto – continua Gabriele – ho percepito subito che sarebbe andato tutto bene. Già nel 2018 avevo dato il via al mio primo investimento, acquistando i primi sciami di api nere. Il 9 luglio 2019 mi è arrivata la notifica di una pec sul cellulare, da parte di “Resto al Sud”:”Con riferimento della domanda di ammissione alle agevolazioni Resto al Sud, si comunica che la valutazione della stessa si è conclusa con esito positivo”. 

Ho provato un mix di emozioni, felicità, preoccupazione, ansia: per me rappresentava un nuovo punto di partenza dove finalmente potevo esprimere me stesso. Da quel giorno ho dato vita al mio laboratorio; iniziando da zero ho imparato a conoscere le api, a capire le fasi della loro vita e del loro lavoro. Il miele è quindi diventato il mio prodotto di punta e con esso realizzo saponi, creme, sperimentando e divertendomi a creare alchimie. 

Inizialmente non è stato semplice: nonostante avessi frequentato vari corsi di apicoltura, avevo delle lacune. L’associazione FAI (Federazione Apicoltori Italiani) è stata di grande aiuto per potermi approcciare al lavoro e dedicarmi alle api nere. Questa tipologia di ape è una specie autoctona siciliana, arrivata milioni di anni fa dall’Africa e che in Sicilia era quasi estinta. Grazie ad un gruppo di apicoltori è stata reintrodotta e ad oggi si cerca di preservarla in quanto in grado di resistere alle condizioni climatiche più difficili. 

Dai progetti per i giovani più opportunità e attenzione al nostro pianeta

“Il mio progetto – spiega Gabriele – è stato di grande importanza anche per sensibilizzare i giovani del Sud Italia, sul grande ruolo che svolgono le api e sulla rapidità con cui il nostro clima sta cambiando. E’ importante il ruolo degli apicoltori e a loro presenza può davvero determinare la struttura del nostro ecosistema. 

La mia attività consente di capire il comportamento dell’ape, assecondandola, per farla vivere nel modo più naturale possibile. Potrei definire il mio metodo innovativo nel ritorno alla tradizione, senza l’utilizzo di pesticidi. Utilizzo la tecnica a spazio mussi, ovvero concentro lo spazio della covata in uno più grande, in modo da riscaldarlo al meglio e combattere la varroa, che uccide le giovani api.

Questo è quello che amo fare: non serve andare lontano per realizzare i propri sogni. Adesso sono arrivato alle fasi finali del bando: a breve potrò finalmente vendere il miele delle mie “api nere sicule” in vari negozi” e continuare questa tradizione. Inoltre, non solo nel Sud Italia, ma in tutto il mondo, le api si stanno estinguendo, a causa dei pesticidi e del clima in costante cambiamento. Proprio mentre vi sto raccontando la mia storia, la città di Catania è completamente allagata e il Sud Italia devastato da piogge torrenziali. Bandi e progetti simili al mio, potranno cambiare non solo il Sud Italia, ma creare un network con tutti gli altri Paesi d’Europa, facendo emergere i giovani e mantenendoli radicati nella loro terra”.

Le nuove opportunità per i giovani del Sud

“Nel Sud Italia qualcosa sta cambiando – conclude Gabriele – anche se vedo un cambiamento molto lento per i più giovani: non per l’assenza di opportunità, quelle ci sono e in gran numero; ma per i giovani che hanno paura di mettersi in gioco, di rischiare. Il Covid per molti miei coetanei è stato una spinta per poter tornare in Sicilia, ma senza obiettivi e nuovi progetti, è inevitabile vivere nell’ottica che il Nord Italia o l’Europa siano più accattivanti. 
Io ho la fortuna di conoscere tanti ragazzi e ragazze che sono rimasti qui, in Sicilia, carichi di energie; tutti credono nelle potenzialità che anche i piccoli paesini del Sud Italia hanno da offrire. Alcuni hanno partecipato al bando “Resto al Sud” e hanno vinto, altri stanno investendo i loro risparmi in start-up per poter far rivivere i nostri paesi siciliani.”

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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