Ad un mese dalla fine dell’anno accademico, licei ed istituti superiori di tutta Italia guardano con trepidante attesa alle vacanze estive e si lasciano alle spalle preoccupazioni e contrarietà studentesche manifestate con ripetuti momenti di autogestione o occupazione a scuola.

Cosa sono esattamente le occupazioni scolastiche?

Da Nord a Sud, sono numerosi gli istituti che anche quest’anno hanno interrotto le lezioni per intere settimane, per dar spazio a momenti di autogestione da parte degli studenti: manifestazioni di dissenso nei confronti delle istituzioni, da cui non si sentono rappresentati e tutelati. E quando il contrasto e gli animi si accendono, i ragazzi scelgono di esprimersi occupando i locali della scuola.

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Le occupazioni a scuola sono forme di protesta nate negli anni ’60 del secolo scorso, usate e vissute dagli studenti come massime espressioni di dissenso. Consistono nella presa di possesso dei locali scolastici (aule e palestre), con conseguente interruzione della didattica e del normale svolgimento delle attività d’istituto. In queste occasioni, in genere i ragazzi si fanno promotori di un manifesto che sintetizza le loro idee e di un programma di autogestione, che li impegna sia di giorno sia di notte all’interno della scuola.

Da un punto di vista legale, le occupazioni studentesche sono formalmente illecite. La giurisprudenza le fa spesso rientrare nei casi di “invasione di terreni o edifici” (art. 633 del Codice Penale) o “interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità” (art. 340). Eppure, si annoverano anche sentenze che approcciano il tema in modo diametralmente opposto, considerando le occupazioni come espressione di un diritto costituzionalmente garantito, ovvero quello di “riunione e manifestazione” (art. 17 della Costituzione).

Seppur il quadro normativo non sia univoco, le occupazioni a scuola rappresentano un fenomeno sociale diffuso e spesso controverso. Coinvolgono gli studenti (prevalentemente quelli delle superiori), il dirigente scolastico, i docenti e indirettamente anche le famiglie dei ragazzi.

Come comunicano tra loro tutti questi soggetti? Quali sono gli argomenti di discussione e le opportunità di dialogo per un’evoluzione costruttiva della protesta?

I temi sollevati dagli studenti durante le occupazioni a scuola

Nei manifesti redatti dagli studenti in occasione delle occupazioni di quest’anno, i temi che ricorrono maggiormente sono: dissenso per l’approccio “meritevole” al sistema scolastico (formazione del nuovo Ministero dell’Istruzione e del Merito), contraddizioni dei PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) e richiesta di maggiori investimenti da destinare alla scuola. Tutti questi temi di cui i giovani si fanno portavoce oggi hanno radici storiche e rimandano al rispetto di diritti importanti, quali le pari opportunità, la tutela dei giovani, l’attenzione alle risorse economiche destinate alla scuola. Tutti diritti insindacabili per i quali hanno sempre manifestato intere generazioni.

Eppure, tra i temi sollevati in questo anno accademico ce n’è uno nuovo, che sa più di paura e meno di dissenso. È il problema del disagio psicologico. Gli studenti di oggi lamentano stress e pressioni eccessivi da parte della scuola e della società in generale.

Richiesta di attenzione e opportunità di dialogo

Le occupazioni a scuola diventano richieste di attenzione, che gli adulti devono trovare il modo e il tempo di ascoltare. Il dialogo e la comunicazione sono fondamentali: sia in contesti istituzionali all’interno della scuola sia in ambito familiare tra le mura di casa.

Gli incontri formali con la dirigenza scolastica sono finalizzati alla conciliazione e operativamente alla chiusura del periodo di occupazione. Dovrebbero essere anche l’occasione per stilare una lista condivisa di progetti realistici da intraprendere per migliorare il clima scolastico. Tra questi, va incluso il potenziamento dello sportello d’ascolto psicologico a disposizione di studenti, docenti e genitori, previsto dal Protocollo d’Intesa per il supporto psicologico nelle istituzioni scolastiche tra il Ministero dell’Istruzione e il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei psicologi nel 2020, ma lasciato in gestione locale e talvolta trascurato.

Il periodo di un’occupazione a scuola va visto e vissuto come un’opportunità di confronto anche tra le mura di casa, nel dialogo tra genitori e figli. È l’occasione per conoscere meglio il pensiero del proprio figlio, il suo livello di socialità, la sua partecipazione alle dinamiche della scuola, la sua capacità di critica verso gli altri e verso se stesso. È il momento per parlare di tematiche sociali, diritti, partecipazione politica ed educazione civica. Ponendosi sempre in una posizione di ascolto e mai di giudizio oppositivo, che porta allontanamento e chiusura. La scuola – come la famiglia – dovrebbe essere un luogo di certezze, di stimoli, di motivazione e orientamento al futuro.

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Maria Ciraolo

Maria Ciraolo

Professionista nel mercato della GDO e della farmacia, osservo il mondo con un occhio di riguardo per le dinamiche sociali, economiche e relazionali. Guardo ai fenomeni considerando soprattutto i loro impatti diretti sulla famiglia. Grazie al Laboratorio di Giornalismo Costruttivo sto scoprendo un nuovo modo (possibile) di fare informazione.

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