L’estate è iniziata da pochi giorni, ma si è già fatta riconoscere come una delle più secche e calde. L’emergenza idrica è reale e non solo in Italia, ma nell’intero globo. Il settore che da sempre impiega la maggior parte dell’acqua potabile che abbiamo a disposizione è l’agricoltura. Urgono quindi nuovi metodi di coltivazione che possano abbattere questo utilizzo idrico (intorno al 70% dell’acqua potabile globale, secondo differenti stime di settore). Abbattere questa percentuale significherebbe un notevole contributo per affrontare l’emergenza idrica.

Fattorie oceaniche rigenerative

L’innovativa tecnica di produzione agricola di Green Wave offre soluzioni molteplici oltre al porre un freno all’emergenza idrica. Da un lato evita l’utilizzo di ulteriore terreno e dall’altra un’agricoltura più sostenibile per il pianeta e anche nuovi posti di lavoro. Per l’organizzazione americana no-profit, gli oceani costituiscono la soluzione. L’obiettivo è quello di formare oltre 10mila nuovi coltivatori entro i prossimi 10 anni.

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Il sistema di coltivazione è piuttosto semplice. Una volta disposte delle boe legate con delle corde, queste favoriranno la crescita delle alghe. Sotto alle boe, ci saranno delle ceste con molluschi, cozze e capesante che saranno collegate fino al fondale sabbioso, dove si troveranno le ostriche e le vongole. La tecnica si chiama “3D ocean farming” ed è molto interessante perché sfrutta la verticalità degli oceani, favorisce il ripopolamento degli stessi e pulisce le acque dei mari.

Seppure al momento il consumo di crostacei, molluschi e alghe non siano centrali nella dieta mondiale, secondo la FAO il mercato culinario vedrà un aumento degli stessi di oltre il 5% a livello globale entro il 2028. Senza dimenticare tra l’altro che le alghe sono sempre più spesso utilizzate anche nel settore dell’abbigliamento e del confezionamento.

Combattere l’emergenza idrica con i pesci

L’acquaponica non è un sistema innovativo, infatti fu messo in pratica già nel 1979 da James Rakocy alla University of the Virgin Islands. Ma ultimamente è stata riscoperta e la prima azienda in Europa che attua l’agricoltura acquaponica si trova alle porte di Roma. Un gruppo di ragazzi hanno creato The Circle, dove si coltivano piante grazie all’allevamento di pesci in un ambiente totalmente circolare. Insomma un cerchio appunto, dove non si producono scarti e tutto si ricicla.

I pesci mangiando producono gli scarti organici e ammoniaca che servono. L’acqua, arricchita dagli scarti prodotti dei pesci, produce nitriti e nitrati grazie a dei batteri. Il liquido ricco di nutrienti arriva quindi alle piante che crescono rigogliose senza nessun prodotto chimico. L’acqua in eccesso torna purificata e pulita grazie all’azione delle piante ai pesci.

The circle

Lo schema dell’acquaponica presente sul sito dell’azienda The Circle.

Un ciclo chiuso virtuoso, sostenibile e che fa risparmiare oltre il 90% di acqua rispetto all’agricoltura tradizionale, secondo alcune stime della FAO. Un metodo che sicuramente potrebbe dare un grande e importante contributo nella battaglia contro l’emergenza idrica mondiale.

L’emergenza idrica passa anche negli acquedotti

L’agricoltura impiega gran parte dell’acqua potabile, ma quello che dovrebbe farci riflettere ancor di più sono gli acquedotti. Rimanendo in Italia, stiamo parlando di circa 500mila km di tubature che per il 60% hanno oltre 30 anni e per un restante 25% superano il mezzo secolo. Il Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI) ha calcolato che con questo ritmo occorrerebbero oltre 250 anni per rinnovare l’intero sistema idrico italiano.

Un tempo che non si ha, specialmente se consideriamo che in media perdiamo 41,4 litri ogni 100 che sono immessi nelle reti di distribuzione nazionale. Una dispersione assurda che aggrava in maniera ingente la crisi idrica nazionale.

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Riccardo Pallotta

Riccardo Pallotta

Laureato in comunicazione e marketing con una tesi sul brand journalism. Attore e speaker radiofonico in Italia e all'estero. Social media manager. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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