Poche ore fa la Santa Sede ha annunciato l’arrivo in Ucraina del card. Matteo Zuppi, inviato del Papa, nonché arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, il quale si trova a Kiev per incontrare le autorità ucraine. Lo scopo è quello di porsi in ascolto e sforzarsi di trovare le possibili vie per arrivare presto ad una “giusta pace”. Il terreno privilegiato per giungere ad allentare le tensioni è quello volto a sostenere “gesti di umanità” tra le parti coinvolte nella guerra in Ucraina.

Come ha precisato il nunzio apostolico a Kiev, mons. Kulbokas, in questa missione il card. Zuppi ”ascolterà. Tutto il resto sarà da decidere: spetterà a lui decidere col Santo Padre, successivamente. Ci sarà tutta una serie di incontri, ma sarebbe discriminatorio menzionarli adesso perché è più una missione di  lavoro, di studio. Poi si valuterà successivamente su che cosa porre gli accenti. Adesso invece conviene che lui li realizzi, gli incontri. Quindi si cerca di lavorare”. 

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Una missione che non ha come scopo la mediazione

L’annuncio che la missione di pace per la guerra in Ucraina era stata affidata al card. Zuppi è stato dato pochi giorni fa dalla Santa Sede “nella speranza, mai dimessa dal Santo Padre, che questo possa avviare percorsi di pace”. Inoltre, a margine della presentazione del libro di mons. Viganò, il cardinale Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, ha precisato meglio i confini della missione affidata dal Papa al card. Zuppi. Parolin ha infatti ricordato che essa non ha come scopo immediato la mediazione.

L’intenzione del Papa, piuttosto, è quella di cercare soprattutto di favorire il clima, favorire un ambiente che possa portare a percorsi di pace. È evidente che tale posizione è frutto anche di quanto emerso durante l’ultimo colloquio tra il presidente Zelensky e il Pontefice.

Il 14 maggio, infatti, in occasione della sua visita in Vaticano, il presidente ucraino ha ribadito che “noi non abbiamo bisogno di mediatori, noi abbiamo bisogno di una pace giusta”. L’Ansa evidenzia, piuttosto, l’insistenza con cui Zelensky ha tenuto a sottolineare al Papa l’urgenza di condannare i crimini compiuti dai russi in Ucraina, onde evitare che venga fatta una ingiusta equiparazione tra vittime ed aggressori.

Vaticano, nella guerra in Ucraina è come un “giocoliere”

Per tentare di comprendere meglio la strategia della Santa Sede e il retropensiero che fa da cornice al piano del Papa e del suo stretto entourage, è necessario soffermarsi attentamente sulle parole pronunciate dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati della Santa Sede, ossia il “ministro degli Esteri” del Vaticano.

Questi, in un’intervista rilasciata a La Stampa il 31 maggio, ha osservato che “il processo diplomatico della Santa Sede consiste un po’ nel destreggiarsi con l’agenda”. Nel dire ciò, mons. Gallagher ricorre ad una metafora che richiama lo sport e che coinvolge la speranza di raggiungere un dato risultato e la tensione propria di colui che si sforza di raggiungerlo al più presto.

Proprio come un giocoliere – afferma mons. Gallagher – dobbiamo tenere la palla in aria – non vogliamo che cada a terra. Dobbiamo mantenere viva l’idea di un processo di pace”. Poi, richiamando delle parole pronunciate dal presidente ucraino, sostiene che questa guerra finirà soltanto quando si sarà disposti a sedersi intorno ad un tavolo di pace. Ed è proprio per tale ragione che “i nostri sforzi sono volti a cercare di arrivare al tavolo dei negoziati il prima possibile”, osserva il prelato inglese.

Vaticano: guerra in Ucraina, il Papa non rinuncia ad un piano di pace

Colloquio tra il presidente Zelensky e mons. Gallagher

Filoni, inviato straordinario del Vaticano nella guerra in Ucraina “atto di alta attenzione”

Durante la seconda guerra del Golfo il card. Filoni fu l’unico ambasciatore occidentale a restare in trincea a Bagdad, sotto il fuoco dei bombardieri americani. Diplomatico di grande esperienza, egli invita a leggere sotto altra luce la nomina del card. Zuppi.

Durante l’intervista al Corriere della Sera, egli cita sovente il suo collega, il card. Roger Etchegaray, il quale era stato inviato a Bagdad durante il suo mandato come nunzio, ed era riuscito nell’impresa di far liberare i prigionieri dei due schieramenti, aspetto solo apparentemente marginale, che introduce uno dei temi chiave, spesso sottovalutato.

L’analogia sta proprio nella nomina di un inviato straordinario. – afferma il card. Filoni, parlando della sua esperienza e della nomina di Zuppi – È un atto di alta attenzione nei confronti dei belligeranti”, poiché – secondo il presule – è segno che il Papa vuole raggiungere a tutti i costi il fine sperato, decidendo di avvalersi anche di strumenti straordinari.

Dialogo umanitario, strada maestra per soluzione politica del Vaticano nella guerra in Ucraina

Ed è proprio partendo da quel “qualcosa in più” che probabilmente si potranno stendere le premesse per trovare uno sbocco che conduca a sedersi intorno a un tavolo negoziale.

Perché, anche se si tratta di “piani diversi”, il card. Filoni sottolinea che già applicare il diritto internazionale, umanitario, sarebbe un passo avanti enorme. Il cardinale fa riferimento, in particolare, a misure come la cessazione dei bombardamenti sulle aree civili o al rispetto delle convenzioni sui prigionieri. Secondo il porporato, infatti, aprire un canale di dialogo su questi temi incoraggerebbe una maggiore disponibilità a creare un clima favorevole. Fine che va perseguito anche avvalendosi di una missione speciale.

Infatti “la pace non è un gioco di magia”. Essa “si costruisce con gesti e iniziative, anzitutto umanitarie (scambio di prigionieri, sostegno alle popolazioni inermi e vittime dei conflitti, rispetto dei diritti umanitari, ecc.)”, suggerisce sempre il card. Filoni su “Benemagazine.it”. Ed è su questo campo, prima che in altri, che Stati e superpotenze possono agire concretamente e dare segnali di apertura. La strada appare dunque tracciata: al card. Zuppi non resta che percorrerla.

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Diego B. Panetta

Diego B. Panetta

Giurista con specializzazioni in campo notarile, societario e canonistico. Accanto alle norme, una grande passione per la retta filosofia, senza la quale codici e leggi possono ben poco. Autore di tre libri, collabora inoltre con riviste specializzate e testate online, tra cui BuoneNotizie.it.

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