In tutta Europa, tra dicembre e gennaio, è partita la campagna vaccinale, ma come sta procedendo?

Inizio della campagna vaccini Covid-19

Tutto è iniziato ufficialmente il 27 dicembre 2020 con il ‘Vaccine day’: il simbolico avvio della campagna vaccinale anti Covid-19. Il vaccino Pfizer-BioNTech, approvato dall’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali) il 21 dicembre, è stato consegnato a tutti i 27 Paesi membri. L’obiettivo? Vaccinare tutti gli adulti entro la fine del 2021 e raggiungere l’immunità di gregge.

Anche l‘Italia, il 26 dicembre ha ricevuto le prime 9.750 dosi. Arrivate dal Belgio all’ospedale Spallanzani di Roma, con tanto di servizi di scorta armata e mezzi blindati, l’esercito le ha prelevate per distribuirle in tutte le altre Regioni. Ad alcuni sono sembrate poche le dosi consegnate, e il Ministero ha pubblicato una nota dove specificava che i numeri dei vaccini Covid consegnati erano “simbolici”; dal 28 dicembre in poi, in Italia sarebbero arrivate circa 470mila dosi ogni settimana.

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In Europa, durante i giorni del Vaccine Day, 16 milioni di persone risultavano contagiate e le vittime erano più di 336 mila. In quasi tutti Paesi erano in atto misure di lockdown più o meno rigide, e i media di ogni nazione riportavano con fierezza la notizia del primo vaccinato: Araceli Rosario Hidalgo, 93 anni, ospite dal 2013 di una casa di riposo vicino a Madrid, è stata la prima persona in Spagna; la Francia ha visto Mauricette come prima francese a ricevere la dose del siero: “Mi sono commossa”, ha ammesso la parigina di 78 anni; per quanto riguarda l’Austria, “voglio rivedere i miei figli, nipoti e pronipoti senza preoccupazione” aveva dichiarato il primo pensionato 84enne a ricevere il vaccino Covid-19.

Non tutto funziona secondo i piani

In un periodo di pandemia, non potevano però mancare anche le problematiche. Gravi errori, a solo un paio di mesi dal Vaccine Day, potrebbero rischiare di compromettere l’intera campagna di vaccini per l’Europa. O meglio, di scombussolare i piani.

Prima di tutto, l’Europa potrebbe aver puntato sul “cavallo sbagliato”, AstraZeneca. Pur avendo dei vantaggi (costa meno e si trasporta più facilmente) il vaccino è stato approvato molto dopo quello di Pfizer e – cosa non meno importante – avrebbe un’efficacia inferiore.

Si pensava che l’EMA sarebbe arrivata rapidamente alle conclusioni della Food and Drug Administration americana, regolarizzando i vaccini Covid con un regolare anticipo. Ma così non è stato. Sebbene le agenzie non facciano test sulle persone, limitandosi a verificare calcoli e tabelle, certamente non frettolosamente o con superficialità, non possono tuttavia nemmeno avere una flemma lavorativa da tempi di “pace”.

Altri punti deboli: approvvigionamento e somministrazione. Pagine di giornale, e minuti ai TG, sono stati dedicati a queste problematiche. Dosi numericamente inferiori a quanto stabilito vengono consegnate dall’azienda Pfizer-BioNtech, e molte vengono conservate per il secondo richiamo, nell’eventualità che si blocchino del tutto le consegne, vanificando l’effetto della prima dose.

Per non parlare della burocrazia; un altro tassello chiave su cui si fonda l’Europa. Ogni decisione è discussa, vagliata, rivista e modificata, non tanto per via del rigore, ma per la lentezza della macchina europea. In chiave di vaccini anti-Covid, sono state prese decisioni più rapide, a vantaggio della salute pubblica, da praticamente tutte le superpotenze mondiali: Cina, Russia e USA per esempio.

Come muoversi?

La prima a fare dei passi per velocizzare la campagna vaccinale è sicuramente la Germania. Europeista quanto basta, e di base nazionalista, da quando si è accorta di tutte queste problematiche la Germania ha tentato di risolverle. Ha, per esempio, provato a trattare per proprio conto con Pfizer-BioNtech, escludendo la burocrazia europea. Inoltre, nel mese di gennaio, ha acquistato 200.000 dosi di trattamento sperimentale a base di anticorpi monoclonari (quello somministrato a Donald Trump) per un importo di complessivo di 400 milioni di Dollari. Di fatto si è in parte rimangiata le parole della sue donne più importanti, Ursula Von Der Leyen e Angela Merkel, che avevano gettato le basi della campagna di vaccini Covid. La strategia della campagna di vaccini contro il Covid si basava su due presupposti: fare le scelte giuste e restare uniti. Visti entrambi i presupposti andare in fumo, la Germania sembra ora disposta a mettere sopra ogni cosa la salute pubblica dei suoi cittadini.

L’Italia inizia forse a voltar pagina con il nuovo premier Draghi, che già nelle prime battute della sua presidenza vuole imprimere un’accelerata ai vaccini Covid-19. D’intesa con il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, Draghi ha diramato una circolare dove spiega che in Italia ai soggetti già infettati dal Covid sarà inoculata solo una dose di vaccino, sufficiente a renderli immuni. Sono stati stanziati inoltre 2 miliardi di Euro per i vaccini (trasporto e somministrazione), e per le terapie anti-Covid. Da sottolineare che nella conferenza di ieri al Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) si è discusso sulla possibilità di produrre vaccini anti-Covid in Italia. É già stata verificata la disponibilità di alcune aziende a produrre i bulk, ossia il principio attivo e gli altri componenti del vaccino, e la produzione potrà avvenire entro 4/6 mesi, ovvero a conclusione dell’iter autorizzativo da parte delle autorità competenti mesi.

Da sottolineare che ci sarebbe un’altra strada percorribile per combattere la pandemia, e supportare la campagna vaccinale anti-Covid: lo Sputnik russo; già testato, collaudato, ed in uso in oltre 40 Paesi. Lo stesso direttore dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), Nicola Magrini, assicura che si tratta di un ottimo prodotto. Ma esiste un problema: le reciproca fiducia tra Russia ed Europa. Da un lato molte nazioni europee invocano il vaccino anti-Covid Sputnik, dall’altro si parla di “gioco furbo” della Russia, che non mette totalmente a disposizione i dossier riguardanti la sperimentazione e i test effettuati. La speranza è che fiducia e trasparenza tra le due superpotenze possano superare decenni di ostilità per far fronte alla pandemia.

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Paolo Guidali

Paolo Guidali

Paolo Guidali, blogger e aspirante pubblicista. Ha scritto per Varese Press e oggi collabora con BuoneNotizie.it grazie allo stage annesso al percorso di formazione dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo per diventare giornalista pubblicista.

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