Nell’ambito della salute e del benessere mentale, il linguaggio terapeutico o therapy speak è l’uso quotidiano di termini psicoterapici specifici. Parole come abuso, psicopatico o trauma vengono spesso utilizzate senza cognizione di causa, sia dal vivo che sui social.

Il linguaggio terapeutico è diventato di uso comune negli ultimi anni ed è spesso alla base delle conversazioni e dei dibattiti proposti dai media. Tale fenomeno è correlato al recente e costante incremento di persone con disturbi mentali a livello mondiale.

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Dall’ultimo rapporto annuale sulla salute mentale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità emerge che, nel mondo, circa 1 persona su 8 soffre di malattie mentali. Questa situazione è aggravata da un dispendio economico non indifferente, nonché dalla carenza di strutture sanitarie specializzate e di personale medico-assistenziale preparato.

In uno scenario simile, l’introduzione del linguaggio terapeutico nella quotidianità è un’arma a doppio taglio: se usato con superficialità o divulgato erroneamente, influenza negativamente una conversazione o uno stato d’animo, viceversa se usato con competenza e consapevolezza evita fraintendimenti e aiuta a comprendere meglio se stessi e gli altri.

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Il linguaggio terapeutico consapevole migliora la salute e il benessere della mente (Credits: Maksim Goncharenok, Pexels)

Salute e benessere della mente: la diffusione del therapy speak

Narcisismo patologico e amore tossico e manipolatorio o love bombing sono solo alcuni dei termini facilmente riscontrabili online o nelle conversazioni quotidiane. Questa tendenza si è sviluppata dopo il recente e progressivo aumento di persone che intraprendono percorsi terapeutici, nonché per l’ampia condivisione di termini specifici da parte dei professionisti sui social e sulle testate di divulgazione.

La diffusione inappropriata del linguaggio terapeutico aumenta il rischio di banalizzare termini specifici o usarli erroneamente. La parola “trauma”, che indica la risposta emotiva a un evento terribile, viene genericamente usata per descrivere qualcosa di sconvolgente, indipendentemente dalla tipologia o dalla gravità del problema.

Il termine gaslighting, che indica un tipo di manipolazione psicologica, si usa spesso per non assumersi le proprie responsabilità in una controversia. È più facile dire: “Mi stai illudendo”, piuttosto che ammettere le proprie colpe.

Inoltre, l’uso superficiale del therapy speak elimina sfumature importanti da una conversazione: quando ci si relaziona con una persona considerata come narcisista, ma che non lo è, si ignorano aspetti importanti del rapporto, alterandone la qualità.

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Salute, benessere mentale e linguaggio terapeutico: la diffusione della parola gaslighting (Credits: Anete Lusina, Pexels)

Usare correttamente il linguaggio terapeutico

Usare correttamente il therapy speak aiuta a mantenere il focus sulla salute e sul benessere della mente, permette di capire meglio il proprio malessere e dare un nome al dolore che ne deriva, favorisce la riflessione, l’educazione e una migliore comprensione degli altri e del mondo.

Ogni individuo ha la tendenza a rendere proprio un termine appena appreso e utilizzarlo nei vari contesti quotidiani. Questo comportamento migliora le relazioni attraverso la reciprocità e la condivisione di un concetto secondo l’interpretazione personale dello stesso. Tuttavia, spesso lo si assume solo per apparire più interessanti e colti agli occhi degli altri, cercando di convincerli del proprio pensiero.

Quando qualcuno parla di salute mentale ricorrendo a parole lette sui social, bisogna approfondire l’argomento chiedendo il significato dei termini usati o facendo domande come: “Cosa hai provato in quel momento?”, oppure: “Che tipo di esperienza hai fatto?”.

Si tratta di un modo pratico per imparare a non considerare patologici comportamenti che non lo sono e per usare il therapy speak con maggior attenzione e consapevolezza.

Leggi anche:

World mental health report 2023: transforming mental health for all

 

 

 

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Brunella Mascolo

Brunella Mascolo

Logopedista e aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al progetto formativo realizzato dall'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo. Come professionista sanitario, nonché persona molto empatica e introspettiva, scrivo principalmente di tematiche inerenti alla crescita personale e alla prevenzione e alla tutela della salute e del benessere mentale.

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