Nell’ultimo anno l’università si è svolta da remoto. La didattica a distanza potrebbe rappresentare la svolta.

La pandemia ha costretto le scuole di ogni ordine e grado a confrontarsi con pregi e disagi della didattica a distanza. Anche l’università si è svolta da remoto e proprio questo ordine di studio potrebbe trarre più vantaggio da questa modalità di insegnamento. Vediamo quali innovazioni potrebbe portare la didattica a distanza nelle università e quali restano i dubbi di insegnanti e studenti.

Università e DAD: il fronte del no

Posto che al momento la discussione su università e didattica a distanza non vive di assoluti (nessuno prevede che questa modalità diventerà definitiva), già molte voci si sono levate in dissenso. Le argomentazioni principali riguardano la mancata dimensione di socialità che l’università offre e l’arretratezza nel nostro paese che non dispone di una rete Internet all’avanguardia. Ironia della sorte, sono esattamente le stesse motivazioni che frenano molti lavoratori dal lavorare in smart working anche al 100%, chi di loro può permetterselo.

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L’università viene sempre più percepita come un’anticamera del lavoro, e forse è proprio questa la chiave per spingere il paese verso la modernità. Lo studio agile, come il lavoro agile, prevede da parte dello studente e del lavoratore una maggiore, se non totale, autonomia e una forma mentis improntata al risultato. Da parte del datore di lavoro, invece, si necessita di una maggiore disponibilità e fiducia nei confronti dei subordinati. In un paese in cui i professori universitari hanno un’età media superiore a 50 anni, un “ringiovanimento” delle abitudini lavorative non può che rappresentare un elemento positivo. Oltre a rinvigorire il rapporto di fiducia nei confronti degli studenti, molti dei quali sono “nativi digitali” e più abituati dei loro docenti ad avere a che fare con la tecnologia.

Ma la conditio sine qua non dell’università in didattica a distanza è il potenziamento della rete Internet e la dotazione di dispositivi all’avanguardia. Senza il soddisfacimento di questi presupposti, la digitalizzazione del sistema universitario, che sia al 100% o che si tratti di una soluzione temporanea, non potrà mai avvenire.  E l’università in didattica a distanza verrà sempre percepita come un disagio, anziché come un’opportunità.

E se la didattica a distanza diventasse LA didattica?

Sul fronte dei favorevoli all’università in didattica a distanza, molti sono coloro che prima della pandemia erano fuori sede. La digitalizzazione dell’insegnamento universitario abbatterebbe considerevolmente i costi per gli affitti. La questione degli affitti per i fuori sede è da sempre una spina nel fianco, tra pagamenti in nero, costi difficili da calmierare e differenze sostanziali e spesso insostenibili tra Nord e Sud, senza contare lo “sradicamento”, spesso definitivo, di forza lavoro da un lato all’altro della penisola. La didattica a distanza all’università consente a qualsiasi studente di seguire le lezioni senza vincoli di orario e senza costi di vitto e alloggio. Soprattutto gli studenti lavoratori potrebbero trarne beneficio.

Le università che offrono la modalità 100% da remoto esistono già da anni: dando una rapida scorsa ai loro siti, però un dato salta all’occhio. I costi proposti dalle università online sono sostanzialmente uguali a quelli delle università pubbliche. Il vantaggio della flessibilità, dunque, non ha anche un conseguente risvolto economico. Le università pubbliche che volessero attuare al 100% la didattica a distanza, dunque, dovrebbero essere totalmente ripensate in termini di sforzo economico da parte degli studenti per essere realmente competitive. Il tema delle tasse universitarie, d’altronde, è dibattuto da anni dagli studenti: la pandemia e la digitalizzazione potrebbero rappresentare la svolta per un’istruzione più inclusiva.

Le prospettive future

I dati attuali sull’andamento della pandemia non fanno ben sperare per una prossima riapertura delle scuole. La realtà con cui molti studenti universitari dovranno confrontarsi nei mesi a venire è la didattica a distanza. Se questa modalità verrà effettivamente valorizzata e quanto diventerà preponderante, è difficile prevederlo. L’auspicio è che, a prescindere dalle circostanze attuali, la digitalizzazione dell’insegnamento universitario divenga sempre più attuabile.

Gli aspetti in questo momento sacrificati dalla didattica a distanza sono riconducibili alla situazione epidemiologica, più che alla digitalizzazione. La socialità non verrà mai a mancare nei campus: anche se in futuro la DAD diventasse la soluzione preponderante, non verranno chiusi spazi di interazione agli studenti, specie a coloro il cui corso prevede necessariamente la frequenza (pensiamo a medicina). Tra tutti gli ordini di studio, quello universitario è l’ideale per provare a traghettare il nostro paese nell’era della digitalizzazione.

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Giulia Zennaro

Giulia Zennaro

sono una giornalista freelance di cultura e società, scrivo come ghostwriter, insegno in una scuola parentale e tengo laboratori di giornalismo per bambini. Scrivo per Hall of Series e theWise Magazine e, naturalmente, BuoneNotizie.it: sono diventata pubblicista grazie al loro laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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