Il 15 febbraio la settimana lavorativa di 4 giorni è diventata realtà anche in Belgio. Il governo ha approvato una serie di interventi in materia di lavoro che comprendono, oltre alla riformulazione dell’orario lavorativo, anche il diritto alla formazione e il diritto alla disconnessione per aziende con più di venti dipendenti.

Maggior flessibilità ma con le stesse ore settimanali

Il pacchetto di riforme varato dal governo belga è in attesa di approvazione dagli organi federali, l’obiettivo è quello di riequilibrare i tempi del lavoro e della vita privata. La discussione era stata avviata già nel 2019 e il periodo della pandemia ha contribuito ad accelerare i tempi della decisione.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Si profila dunque la possibilità, per il lavoratore, di optare per una settimana lavorativa di 4 giorni o continuare con l’attuale formula in 5 giorni. La scelta ha una durata di sei mesi al termine dei quali è possibile modificare la distribuzione del proprio orario che ammonta, in ogni caso, ad un totale di 38 ore settimanali.

La settimana lavorativa di 4 giorni può alternarsi a periodi di 5 giorni in base alle giornate di riposo accumulate e alle ore di lavoro svolte, ma a fronte di un aumento dell’ore giornaliere di lavoro si registrano diversi vantaggi.

Innanzitutto questa rimodulazione riduce i livelli di stress con conseguente crescita della soddisfazione dei dipendenti.  Nello studio “Going Public: Iceland’s journey to a shorter working week” di Autonomy è stato rilevato che chi si avvale di lavoratori felici registra aumenti della produttività aziendale. Un clima organizzativo positivo e sereno accresce coinvolgimento e motivazione del personale e la maggior disponibilità di tempo permetterebbe anche di coltivare pratiche salutari come lo sport e l’attività motoria con esiti positivi su salute e benessere fisico. Altro aspetto importante è che tali interventi costituiscono un supporto alla genitorialità in quanto permettono periodi più lunghi di permanenza in famiglia.

Settimana lavorativa di 4 giorni. Cosa accade in Europa?

In Islanda tra il 2015 e il 2019 l’esperimento dell’adozione della settimana lavorativa di 4 giorni ha coinvolto  2.500 dipendenti del comune della capitale riscuotendo grande successo, portando le ore settimanali da 40 a 35, attraverso l’eliminazione dei compiti superflui e riducendo il numero di riunioni. Successivamente anche la Scozia ha seguito il modello islandese.

In Spagna, nel 2021 la multinazionale Desigual ha introdotto la settimana di quattro giorni ma con salari ridotti. Seguono i casi di Unilever in Nuova Zelanda, di Toyota in Svezia e di Microsoft in Giappone ma gli Emirati Arabi Uniti dal 2022 sono la prima nazione al mondo ad adottare una settimana lavorativa di 4 giorni e mezzo.

Attualmente in Olanda la settimana lavorativa è di 4 giorni con circa 29 ore di lavoro settimanali, mentre la Norvegia è a 33 ore di lavoro a settimana, con 21 giorni di ferie pagate e 43 settimane di congedo parentale. In Danimarca si lavora 33 ore a settimana, ma negli uffici municipali di Copenhagen si prevede di introdurre una settimana lavorativa di 30 ore, in Spagna è di 32 ore.

Adottare la settimana lavorativa di 4 giorni può essere la strada per evitare il burnout da lavoro e raggiungere un equilibrio tra lavoro e vita privata, il cosiddetto work-life balance. In Italia siamo ancora lontani da ripensare il lavoro in queste modalità, il problema non è lavorare meno ma ottimizzare i tempi rimettendo in discussione le strategie e le modalità di gestione di strumenti e risorse umane. Una cosa è certa: il tempo ad oggi è l’unica risorsa che non possiamo sostituire, occorre ridargli il giusto spazio.

Leggi anche

Le offerte di lavoro dopo il virus: ecco le professioni più richieste

Online o offline? Ecco come sta cambiando il nostro rapporto con il lavoro

Rassegnare le dimissioni: un trend in crescita

 

 

Condividi su:
Giacomo Capodivento

Giacomo Capodivento

Insegno religione dal 2012. Laureato in Comunicazione e Marketing e studente in Comunicazione e innovazione digitale. Per me occuparmi di comunicazione è una questione politica. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici