Ambiente di ricerca, di contemplazione e di bellezza: l’orto botanico è da sempre un pezzo forte della cultura italiana. Di origini prettamente mediterranee, questo giardino idilliaco – piantato sin dall’antichità nell’urbano – concede ai visitatori un ritrovato contatto con la natura. Lo scorso mese, le riaperture primaverili degli orti botanici hanno coinvolto l’Italia dal nord al sud. Si prospetta per il 2022 un alto numero di visite come quelle dell’anno scorso. I principali della Penisola, come quello di Padova, godono infatti di un’affluenza di turisti che va dai 100 ai 200mila visitatori l’anno.

Difficile dire quali siano gli orti botanici più belli d’Italia. Ai primi posti, sicuramente Padova col suo centro risalente al XVI secolo, ma anche Pisa, Roma, Napoli, Siena, Milano, Cagliari e Otranto. Gli appuntamenti – in questi spazi verdi cittadini – ci riservano esperienze sempre più rivolte all’ecologia ambientale. Fortemente relazionati alla comunità urbana, i giardini botanici italiani attuano da un decennio un cambio di prospettiva che li rende sempre più attivi alla divulgazione dei valori green, nonché alla salvaguardia delle biodiversità vegetali.

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Cosa si fa in un orto botanico? Quali sono le sue origini e perché è una caratteristica italiana?

Cos’è un orto botanico e a cosa serve

L’origine di questi luoghi di sollievo fisico e diletto per l’anima, si riscontra nell’antica pratica di conservazione delle erbe medicinali. Nonostante la loro presenza fosse già diffusa nell’antico Egitto, pare siano italiani i più antichi del mondo occidentale. Sviluppatisi in epoca romana e incrementati nel Medioevo e Rinascimento, i primi sono rintracciabili tra Padova e Salerno. Con gesti premurosi e sapienti, gli studenti di medicina apprendevano nell’orto botanico la natura delle piante officinali e imparavano a riconoscerle.

orto-botanico Immagine prelevata da freepik <a href='https://it.freepik.com/foto/albero'>Albero foto creata da jcomp - it.freepik.com</a>

L’utilizzo di piante a scopo terapeutico riguarda l’intera storia dell’umanità. Ancora ai giorni nostri queste piante – custodite negli orti – sono oggetto di studio farmacologico, ma anche di ingegneristica ambientale e biotecnologia. Nonostante l’utilizzo scientifico, nel corso dei secoli, l’orto botanico italiano è divenuto meta di osservatori appassionati di scienza e non solo. Sempre più visitatori, infatti, si appostano nelle interminabili file di accesso agli orti per contemplarne la bellezza naturalistica.

Ai giorni nostri, i giardini botanici si legano alle tematiche ecologiche, aggiungendo alle ricerche tradizionali quelle sulle energie alternative. La didattica è un’altra prerogativa di questi centri che si assumono sempre più la responsabilità di sensibilizzare il pubblico ai temi ambientali.

Ecologia ambientale: il nuovo (vecchio) ethos

L’orto botanico nasce per la conservazione e lo studio di specie vegetali, tuttavia non si può negare il suo stretto legame con la comunità che lo accoglie. Se la sua “resistenza” al degrado ambientale è sempre esistita, cercando di divenire polmone verde per la città e memento per i cittadini, oggi è ufficializzata dalle attività di ricerca dedicate all’ecologia ambientale. D’altronde la sua anima poliedrica – posta in una terra d’incontro tra società, natura e scienza – glielo consente. L’ecologia è anche questo.

orto-botanico immagine prelevata da Freepik e realizzata da rawpixel <a href='https://it.freepik.com/foto/carta'>Carta foto creata da rawpixel.com - it.freepik.com</a>

L’hortus conclusus è ormai roba obsoleta. Il giardino intoccabile – concesso ai soli studiosi e sbarrato ai cives – è superato dall’urgenza di far promuovere il più possibile le tematiche sull’ambiente. L’orto botanico inoltre, da custode del verde cittadino, può guidare la scelta delle alberature, delle potature e formare a tal riguardo gli operatori della sua città. Salvaguardia è l’altra parola chiave di questi centri. I beni naturalistici hanno infatti un nuovo protettore su cui contare.

I cactus restituiti al Cile: l’azione di salvaguardia

L’etica di queste strutture non riguarda solo la ricerca e il coinvolgimento del pubblico sui temi ambientali, ma anche buone pratiche di salvaguardia – e in certi casi di soccorso – delle piante a rischio estinzione. Il traffico illecito di vegetali rari è infatti una piaga che anche luoghi come questi provano a contrastare.

Nell’aprile del 2021, 844 rarissimi cactus copiapoa e eriosyce sono stati restituiti ai deserti del Cile dopo un lungo periodo di bracconaggio, importazione e vendita illegale nelle Marche. «L’operazione Atacama», di cui ha parlato pure il New York Times, ha coinvolto – oltre che i carabinieri italiani e la polizia cilena – pure gli orti botanici di Milano e Torino. I centri si sono prodigati a curare, prima della partenza, i magnifici esemplari di cui è proibita l’esportazione.

orto-botanico immagine realizzata da wirestock e prelevata da freepik <a href='https://it.freepik.com/foto/viaggio'>Viaggio foto creata da wirestock - it.freepik.com</a>

L’orto botanico italiano è ora dotato di nuove prospettive. Prospettive non più rivolte alla contemplazione esclusivamente estetica delle piante, ai concerti dedicati alle orchidee o agli appuntamenti accademici autoreferenziali. La nuova etica è tutta da scoprire e riguarda una più attenta comunicazione dei reati verso la natura, una più aperta ricerca multidisciplinare e un più attivo coinvolgimento delle città al dibattito sui cambiamenti climatici e ambientali.

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Martina Tolaro

Martina Tolaro

Martina Tolaro, curator ed editor freelance. Ho collaborato con imprese culturali creative nazionali e artisti internazionali. Scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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