Il Digital Services Act (DSA), o legge sui servizi digitali, è un pacchetto di norme nato per aggiornare e integrare la Direttiva sul commercio elettronico sviluppata alla fine del secolo scorso. L’intesa tra Parlamento europeo e Consiglio sul testo della regolamento è avvenuto il 23 aprile del 2022. In seguito ai cambiamenti introdotti dall’era digitale, la Commissione europea ha voluto così rinnovare lo scenario normativo fermo alla direttiva 2000/31/CE sull’e-commerce portando a termine un tavolo di discussione aperto nel 2019 su proposta dell’attuale presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.

Con l’espressione servizi digitali ci si riferisce a tutta quella serie di possibilità messe in campo dalle imprese digitali, come per esempio i servizi di intermediazione, che permettono l’accesso a internet, la registrazione di un dominio, i servizi di hosting che mettono a disposizione uno spazio web per la conservazione di dati o la costruzione di siti, le piattaforme online per il commercio o la condivisione di contenuti.

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A differenza del Digital Markets Act (DMA) di cui abbiamo parlato qui, approvato a fine marzo che mirava a contrastare l’abuso di posizione dominanti e pratiche sleali legate alle Big Tech, il Digital Services Act è nato per disciplinare le responsabilità delle piattaforme in materia di gestione dei contenuti, pubblicizzazione e utilizzo degli algoritmi.

I rischi a cui si espone chi utilizza il web sono diversi: dai furti di identità, alla vulnerabilità dei propri sistemi, dalla violazione della propria privacy, alle pratiche commerciali scorrette. Il Digital Services Act regolamenterà dunque lo spazio comune costituito dai servizi digitali, infatti le stesse norme si applicheranno in tutta l’Unione europea e costituiranno la base di un vasto mercato per consentire ai servizi digitali di crescere e prosperare nel rispetto di chi si interfaccia con esse.

Cosa cambia con il Digital Services Act

Il Digital Services Act interviene su diversi ambiti. Per esempio per contrastare la diffusione di merci, servizi o contenuti illegali online, si prevede un meccanismo che permette agli utenti di segnalare tali contenuti. Sono previste nuove norme sulla tracciabilità delle utenze commerciali nei mercati online per identificare i venditori di merci illegali.

Ci sarà la possibilità di contestare le decisioni prese dalle piattaforme in merito alla moderazione dei contenuti a maggior garanzia degli stessi fruitori. Si adotteranno nuove misure in materia di trasparenza, anche rispetto agli algoritmi utilizzati per i suggerimenti intelligenti. Il provvedimento, inoltre, prevede l’obbligo per le Big Tech di monitorare i rischi che i loro sistemi comportano per la tutela degli interessi pubblici, dei diritti fondamentali, della salute e della sicurezza pubblica, con particolare attenzione alla tutela dei minori.

Altri aspetti importanti della legge sui servizi digitali – il Digital Services Act -.sono l’attenzione verso la trasparenza e l’informazione corretta ad ogni livello e per ogni servizio: sarà possibile scegliere se essere profilati dalle grandi piattaforme e dai grandi motori di ricerca, rispetto alle quali sarà consentito ai ricercatori specializzati di accedere ai dati principali per analizzarne il funzionamento. Per l’applicazione delle nuove norme verranno diffusi codici di condotta e norme tecniche e sarà rafforzata l’accessibilità delle piattaforme per le persone con disabilità. Infine è prevista la creazione di una struttura di vigilanza adeguata alla complessità dello spazio online.

L’evoluzione delle tecnologie digitali incide sui comportamenti e sulle abitudini di quanti le utilizzano ampliando il ventaglio delle responsabilità. Il potenziale di questi nuovi strumenti esige un impegno comune per garantire un’esperienza ottimale degli spazi digitali. Ecco perché il Digital Services Act costituisce una buona strategia di intervento che da un lato compatta il fronte di un impegno comune dei Paesi dell’Unione Europea, dall’altro difende tutti coloro che rischiano di trovarsi in una posizione di debolezza rispetto al potere economico delle aziende più importanti.

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Giacomo Capodivento

Giacomo Capodivento

Insegno religione dal 2012. Laureato in Comunicazione e Marketing e studente in Comunicazione e innovazione digitale. Per me occuparmi di comunicazione è una questione politica. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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