Ogni anno gli enti statistici europei Eurydice e Eurostat pubblicano i dati sull’abbandono scolastico nel rapporto Early leaving from education. Ad oggi l’Italia è al quinto posto della classifica, la Spagna al primo. Gli indicatori segnalano altresì che, nel nostro Paese, la dispersione scolastica è più alta al sud che al nord, con variazioni tra regioni; più tra i figli di genitori senza diploma che tra i figli dei laureati, come conferma una ricerca Openpolis; più tra i ragazzi (4%), che tra le ragazze (2,6%). Per combattere l’abbandono scolastico le scuole propongono strategie di contrasto alla dispersione.

Tra le cause, principalmente socio-economiche e familiari dove la scuola non ha spazio per incidere, vi è una componente psicologica: l’ansia da prestazione. A Roma presso il liceo scientifico Morgagni, già da sette anni viene attuato un progetto didattico basato sull’apprendimento “sereno ed efficace” per contrastare il rapporto ansiogeno che lo studente ha con la scuola. Studenti e genitori confermano la validità del metodo ed altre scuole già replicano il modello.

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L’esperimento del liceo Morgagni di Roma contro l’abbandono scolastico

Era la fine di maggio e a breve sarebbero usciti i quadri. Si sentirono arrivare tre ambulanze: due ragazze e un ragazzo si erano sentiti male in preda ad attacchi di panico.” È la professoressa Valentina Durante del liceo Morgagni che racconta l’episodio: “Bisognava trovare un modo di insegnare che invogliasse gli studenti a venire a scuola sereni, senza angoscia.” Insieme al professore Vincenzo Arte, ideatore, promotore e referente del progetto, i docenti della sezione-pilota hanno avviato un metodo innovativo.

La professoressa Durante illustra alcuni esempi per focalizzare il funzionamento del metodo finalizzato a una scuola meno ansiogena: “A settembre, a inizio scuola, gli studenti del primo liceo partono per quattro giorni in gita: rigorosamente senza cellulari. Solo i ragazzi con i docenti, immersi nella natura. Quando si torna a scuola, la classe ha già rotto il ghiaccio e il clima è sereno.

E ancora: “I banchi in classe sono disposti «a isola», dove gli studenti, divisi in piccoli gruppi, preparano attivamente, come in un puzzle, una parte dell’argomento della lezione. Quindi dal confronto partecipativo dei gruppi emerge l’insieme.” Si lavora molto in classe e meno a casa.

Il metodo per combattere la dispersione

Centrale nell’esperimento del liceo Morgagni è l’assenza del voto, sostituito da una valutazione sul profilo dello studente. Il giudizio è descrittivo e analitico sui progressi raggiunti e sulle debolezze da colmare, con rispetto dei tempi individuali. Lo studente non si sente più valutato da un rigido voto. Il rapporto non è verticale e l’adolescente si sente coinvolto e compreso da una valutazione trasparente e condivisa con l’autovalutazione. Similmente al modello finlandese, si focalizzano le competenze e le abilità maturate. Nelle interrogazioni, se uno studente presenta delle lacune, “queste si analizzano insieme” e l’alunno tornerà a rifare l’interrogazione.

I genitori sono coinvolti nel progetto: “Cene e pic-nic vengono organizzati per solidificare il rapporto di interazione tra docenti-alunni-famiglie.” L’obiettivo condiviso è prevenire il disagio emotivo e l’abbandono scolastico. Nel registro dei professori non compaiono assenze ingiustificate e i genitori confermano che i figli vanno a scuola tranquilli. La qualità delle relazioni umane genera benessere psicologico, avendo abbattuto la paura del voto e l’ansia da prestazione.

Il voto c’è, ma solo alla fine

La normativa ministeriale impone a tutte le scuole del territorio la valutazione numerica, alla fine del quadrimestre e dell’anno scolastico e la cifra infatti compare, ma dato il percorso formativo effettuato, lo studente non ha più timore del voto.

L’esperimento del liceo Morgagni, inclusivo e partecipativo per contrastare l’abbandono scolastico, è diventato oggetto di studio dell’Università La Sapienza di Roma nei corsi di pedagogia sperimentale e di psicologia dell’adolescenza. La cooperazione nello studio in gruppo riduce il livello di competitività e quindi di ansia. La paura attiva le difese del cervello bloccando l’apprendimento mentre il benessere scolastico lo facilita. Certamente il lavoro per i docenti è molto più faticoso e impegnativo: mettere un voto è decisamente più sbrigativo.

Un esperimento di successo

La metodologia “una scuola senza voto” funziona. Dopo sette anni di collaudo è diventato un “metodo” da riproporre. In Toscana il dirigente O. Di Cuffa dell’Istituto Sassetti-Peruzzi di Scandicci ribadisce l’importanza di sostituire il voto con una valutazione descrittiva dove lo studente trova un riscontro sui suoi punti di forza, sulle sue debolezze e competenze da sviluppare. Anche l’istituto agrario Cecchi di Pesaro nelle Marche sta sperimentando il metodo.

Un antidoto all’abbandono scolastico per contrastare la dispersione è stato trovato con il “metodo Morgagni”. Con il diploma conseguito senza ansia, lo studente raggiungerà non solo una preparazione professionale, ma altresì una formazione pedagogica. Avendo lavorato in team, sapendosi relazionare e avendo rafforzato la propria autostima, riuscirà meglio a fronteggiare lo stress delle relazioni umane del suo futuro lavorativo.

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Lucia Massi

Lucia Massi

Avvocata, assistente universitaria in U.S.A., interprete del tribunale di Roma e promotrice di cultura italiana presso la F.A.O. Le lauree conseguite in Italia e all’estero, incluso un Ph.D. presso la Columbia University di New York, attengono alle discipline giuridiche e letterarie. Laureata in giornalismo, collabora con BuoneNotizie.it.

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