Nell’indice di percezione della corruzione, l’Italia ha guadagnato una posizione riuscendo a confermare il punteggio di 56 punti su un massimo di 100. Questi dati ci vengono forniti dal report stilato ogni anno da Transparency International che indaga attraverso 13 diversi strumenti di analisi, sondaggi e interviste quanto corrotti sono percepiti la politica e i settori pubblici dei diversi Paesi nel mondo.

Al punteggio zero equivale un altissimo grado di corruzione percepita, mentre a 100 l’assenza totale di essa. I risultati nel mondo sono molto bassi. Con una media di 43 su 100 e una generale stagnazione nei progressi. Nel decennio 2012-2022, solamente 25 Paesi su 180 analizzati ha riportato dei miglioramenti con ben 124 rimasti invariati. 31 è il numero dei Paesi che invece sono peggiorati.

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Due terzi dei Paesi risultano essere sotto la soglia accettabile del 50 con fortissime disparità geografiche. Ai primi posti troviamo i Paesi scandinavi e la Nuova Zelanda. Chiudono la fila Paesi martoriati da crisi e guerre come la Somalia, la Siria e il Sud Sudan.

Corruzione in calo in Italia nell’ultimo decennio

In questo scenario, l’Italia rappresenta un’eccezione ottenendo, negli ultimi 10 anni, un miglioramento di ben 14 punti e una scalata straordinaria della classifica. Il dato più significativo è stato registrato nel 2021 quando il nostro Paese è riuscito a guadagnare ben tre punti in un solo anno e a scalare 10 posizioni. Tra il 2021 e il 2022 il punteggio totale è rimasto invariato (56) ma in classifica è migliorata di una posizione.

Tutto ciò è stato possibile soprattutto grazie all’introduzione e applicazione di norme sulla prevenzione della corruzione come la legge sull’accesso agli atti. Ovvero la possibilità per i cittadini di richiedere informazioni e dati sull’attività delle Pubbliche amministrazioni. Inoltre in questi dieci anni è stata introdotta una legge che protegge chi segnala la corruzione (whistleblowing) ed è stato abolito il vitalizio per i parlamentari condannati per reati gravi contro la Pubblica amministrazione. Per queste conquiste ha combattuto attivamente anche la società civile attraverso l’iniziativa “Riparte il futuro” che oggi si chiama “The Good Lobby.” Questa realtà è molto attiva in questo campo attraverso proposte di leggi e azioni di monitoraggio su, ad esempio, il modo in cui vengono utilizzati i fondi europei come quelli per il PNRR.

Questi dati sono molto positivi sia se si pensa allo stato di salute della democrazia sia alla nostra economia. Combattere la corruzione, infatti, significa rendere possibile uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione che è l’uguaglianza fra i cittadini. Inoltre crea coesione sociale perché aumenta la fiducia della cittadinanza nei confronti delle istituzioni. A livello economico, la lotta alla corruzione, aumenta la fiducia degli investitori internazionali e quindi lo sviluppo del paese.

L’Italia può migliorare ancora molto

Nonostante il quadro tracciato fino a ora sia più che positivo, non si può dimenticare che l’Italia rimane sotto la media europea posizionandosi solamente 17ima su 27 Paesi. Nella conferenza di presentazione del report, la presidente di Transparency International Iole Anna Savini ha delineato il campo di miglioramento su cui ci si dovrebbe concentrare.

Le aree di intervento più volte nominate sono state l’attuazione della disciplina europea sul whistleblowing, il conflitto d’interessi e il miglioramento del Codice degli appalti. Si è discusso molto anche della regolamentazione delle attività di lobbying su cui si è espresso in maniera molto decisa anche il Presidente dell’Autorità Nazionale Anti-Corruzione. Lui ha ricordato che l’attività di lobby non va demonizzata ma va resa trasparente. Questo significa che il lobbista come il rappresentante politico deve rendere conto di tutti i benefici diretti e indiretti provenienti dall’attività di lobby.

Infine Busia ci ha ricordato una aspetto fondamentale. Ovvero che la lotta alla corruzione passa certamente per una vivace ed efficace attività normativa ma anche attraverso opere di sensibilizzazione volte a cambiare la cultura di un paese. Ogni persona, infatti, è responsabile per la diminuzione della corruzione, percepita e reale, del paese in cui vive.

Leggi anche:

56imo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese: l’Italia è più sicura ma non lo percepisce

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Camilla Valerio

Camilla Valerio

Mi piace scrivere di diritti, sport, attualità e questioni di genere. Collaboro con il Corriere del Mezzogiorno e scrivo per BuoneNotizie.it grazie al progetto formativo realizzato dall'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo.

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