La recente vicenda di cronaca del piccolo Enea – il neonato abbandonato a Milano nel giorno di Pasqua – ha riportato alla pubblica attenzione il fenomeno dei genitori che non possono prendersi cura di un figlio, e che scelgono perciò di destinarlo all’adozione. In realtà, va ricordato che ancora in pochi casi si ricorre a strutture come quella che ha accolto Enea, preferendo lasciare i neonati in luoghi meno esposti. Ha il suo peso, infatti, per chi compie tale scelta, il timore del giudizio della società.

Tuttavia, le famiglie italiane disposte a adottare un bambino non sono certo poche – come si evince dal numero di domande che, ogni anno, restano in stato d’attesa. Dunque, è il momento giusto per fare il punto sullo stato attuale delle adozioni in Italia. E magari, per gettare uno sguardo sulle prospettive che, in tal senso, si potranno offrire in futuro, in un Paese in cui si registrano bassi livelli di natalità.

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Adozioni in Italia: le richieste e le procedure

È chiaro che una famiglia può voler adottare un bambino per diverse ragioni, che variano da caso a caso. Nondimeno, i requisiti richiesti per le adozioni in Italia – secondo la legge del 28 marzo 2001, n. 149 – sono molto precisi. È necessario, allo stato attuale, essere una coppia sposata da almeno tre anni, con un’età minima di venticinque. L’età massima per adottare un neonato è quarantacinque anni, mentre sale a sessantadue per un minore diciassettenne. Da ultimo, ma non per importanza, si deve godere di buona salute, avere una situazione economica stabile e una casa confortevole.

Una volta compiuto il passo preliminare – ovvero, quello di dichiararsi disponibile alla Asl, col conseguente intervento dei servizi sociali –, la coppia deve aspettare di essere valutata, affinché si possa stabilirne l’idoneità. In seguito, dovrà decidere che adozione richiedere – nazionale o internazionale –, a seconda che essa riguardi un bimbo italiano o uno straniero.

Si tratta di due opzioni dalle procedure differenti. Difatti, nel caso delle adozioni nazionali, sono i servizi sociali e il Tribunale dei minori a occuparsi della ricerca del neonato o del minore, e le spese sono tutte a carico dello Stato. Per le adozioni internazionali, invece, bisogna rivolgersi a una delle quarantanove onlus private autorizzate, e i costi sono a carico della famiglia.

In ogni caso, un dato sembra essere sicuro: molte famiglie sperano nelle adozioni in Italia. Basta guardare le cifre fornite dall’Istat. Riguardo a quelle nazionali, se nel 2021 si è conclusa l’adozione per 866 minori, ogni anno le domande in stato di attesa si possono quantificare fra le sette e le ottomila. Per quanto concerne le adozioni internazionali, nel 2022 sono state 565, mentre le pratiche ancora in corso sono 2.382.

Neonato in braccio

Allo stato attuale, sono molte le domande in attesa per le adozioni in Italia

Il dibattito sulla genitorialità

Un fenomeno in particolare risulta interessante. Se da un lato, nel Paese, il tasso di natalità si attesta a livelli bassi, dall’altro sta crescendo, tra le persone, il desiderio di genitorialità – anche al di fuori della coppia. In Italia, infatti, il numero delle famiglie è in aumento: ma si tratta di nuclei sempre più piccoli. Al punto che il 33,3% di essi risulta costituito da persone che vivono sole (in statistica, si parla di famiglie “unipersonali”).

Per tale motivo, nella Penisola come altrove, c’è chi porta avanti il dibattito sull’opportunità di aprir la strada delle adozioni anche alle persone single, prendendo ad esempio gli Stati che già lo fanno – come la Francia, il Regno Unito, la Spagna, il Portogallo, la Germania, la Svizzera, la Cina e gli Stati Uniti.

Per una persona single, allo stato attuale, non è possibile accedere alle adozioni in Italia. L’unica eccezione sono le cosiddette “adozioni speciali”, che però vengono concesse solo in casi specifici, regolati dall’art. 44 della legge sull’adozione dei minori (n. 184, 1983). Un esempio è quello dei bambini rimasti orfani che vengono affidati a una persona, anche non consanguinea, che con essi abbia maturato un legame affettivo stabile. Inoltre, nelle suddette adozioni speciali, il bambino mantiene un legame giuridico rispetto alla propria famiglia d’origine – cosa che non avviene in quelle vere e proprie, dette “adozioni piene”.

Prospettive future per le adozioni in Italia

Come per tutti gli altri ambiti della vita quotidiana, la pandemia ha avuto delle conseguenze anche nel campo delle richieste di adozione. La messa in atto delle dovute misure di sicurezza ha portato un rallentamento nelle pratiche da espletare, rendendo necessarie delle procedure alternative, fra cui i colloqui e le visite da remoto (in luogo di quelle domiciliari).

Tale approccio – nato per ragioni contingenti – può offrire la prospettiva di un futuro snellimento dell’iter previsto per le adozioni in Italia, aiutando i professionisti del settore a monitorare con più efficacia i singoli casi. Ciascuna valutazione va effettuata in modo scrupoloso, ed è importante poter contare non solo sull’esperienza, ma anche su una discreta dose di empatia. Lo scopo, come sempre, è favorire la riuscita del processo adottivo, nell’interesse dei minori.

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Edoardo Monti

Edoardo Monti

Ho lavorato per anni come freelance nell'editoria, collaborando con case editrici come Armando Editore e Astrolabio-Ubaldini. Nel 2017 ho iniziato a scrivere recensioni per Leggere:tutti, mensile del Libro e della Lettura, e dal 2020 sono tra i soci dell'omonima cooperativa divenuta proprietaria della rivista.

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