Il digitale è entrato nel mondo del lavoro ormai da tempo: si parla sempre più spesso di lavori su piattaforme digitali, di robotica collaborativa, di lavoro “digitale” inteso come lavoro a distanza e di “sistemi digitali intelligenti” che gestiscono il lavoro umano attraverso algoritmi e big data.

Questa frontiera digitale porta con sé tante opportunità di crescita economica, ma anche tanti rischi per i lavoratori che con essa hanno a che fare: l’Europa lo sa bene e ha deciso di analizzare vantaggi e svantaggi del lavoro sempre più digitale per il lavoratore, cercando di tramutare quei rischi in opportunità di cambiamento.

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Lavoro digitale, un dato in crescita

Già nel 2019 l’EU-OSHA, l’Agenzia europea per la sicurezza sul lavoro aveva cominciato a parlare di “lavoro digitale” in una indagine (ESENER 2019) che registrava la crescita di personal computer, tablet, smartphone e altri dispositivi mobili nell’80 % delle imprese dell’UE a 27. E nel 2022, nell’indagine OSH Pulse 2022 riscontrava anche la diffusione massiccia di questi dispositivi insieme ad altri dispositivi digitali “indossabili” (occhiali intelligenti, tracciatori di attività e sensori) e ai robot collaborativi. Nel 2021, dopo un anno di Covid, EU-OSHA confermava che il 31 % degli occupati aveva un dispositivo mobile per connettersi a Internet a fini professionali, (erano il 26 % nel 2018). Inoltre, una percentuale compresa tra il 9,5 % e l’11 % dei lavoratori avrebbe ricavato addirittura un reddito dalla fornitura di servizi attraverso una piattaforma di lavoro digitale, come riporta l’indagine sull’economia collaborativa (COLLEEM)

Ma quali sono i vantaggi che queste tecnologie digitali stanno già portando sul nostro posto di lavoro?

Tecnologie digitali, i vantaggi inattesi sul lavoro

In una recente indagine EU-OSHA ha messo in evidenza gli aspetti positivi derivanti dalle nuove tecnologie. Pendiamo il lavoro a distanza: l’UE ha stimato una crescita dei lavoratori coinvolti stabilmente in smart working o telelavoro (dal 5,4% registrato nel 2019 al 17% del 2022) che ha migliorato notevolmente l’equilibrio tra vita professionale e vita privata, flessibilità e autonomia dei lavoratori.

Quanto alla Robotica, insieme all’Intelligenza artificiale ha sostituito i lavoratori in ambienti di lavoro pericolosi, attraverso gli “esoscheletri” ha permesso di svolgere compiti ripetitivi, ad alta intensità e non sicuri. Le tecnologie digitali introdotte a protezione del lavoratore già  monitorano il rumore, le sostanze chimiche, le polveri e i gas nell’ambiente di lavoro del 19,2 % dei lavoratori europei, oltre a controllare frequenza cardiaca, pressione sanguigna, postura e altri parametri vitali del 7,4 % dei lavoratori.

Ma allora, i rischi dall’uso sempre più intenso della robotica, dell’AI, degli algoritmi e dei dispositivi avanzati di protezione dove si nascondono? E come riconoscerli?

Lavoro digitale: da rischi a opportunità

A rispondere a questi interrogativi sarà l’EU-OSHA nella Campagna “Safe and healthy work in the digital age” in partenza ad ottobre 2023: per due anni analizzerà i vantaggi per le aziende dalle nuove tecnologie digitali, individuerà rischi e pericoli noti (isolamento del lavoro, dequalificazione) e non noti (rischi “emergenti” ) e  interrogherà i lavoratori europei sulla percezione delle tecnologie digitali nella loro sfera lavorativa.

La Campagna sarà un’occasione per un ripensamento generale delle regole di sicurezza che hanno già cominciato a disegnare, ad esempio, limiti allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale nei luoghi di lavoro (pensiamo al recente Ai Act o a livello europeo).

Quanto alle piattaforme digitali, la loro massiccia introduzione e il fenomeno di sfruttamento dei riders hanno già portato ad un cambio del sistema organizzativo e a maggiori tutele dei riders (a prevenzione del caporalato digitale). L’automazione? Secondo EU-OSHA imporrà un cambiamento positivo nella riorganizzazione della formazione e nello sviluppo delle competenze dei lavoratori necessarie per lavorare con le tecnologie robotiche avanzate. Pensiamo ad esempio ai DPI indossabili con sensori intelligenti che monitorano le prestazioni: i lavoratori dovranno essere coinvolti sia nella progettazione di questi che nella loro introduzione sui luoghi di lavoro.

Ecco, dunque come questi cambiamenti dell’era digitale impongono un cambio di passo circa il modo di vedere il rischio: non solo un elemento da valutare ai fini della tutela del lavoratore ma un’opportunità di ripensare anche il ruolo del lavoratore in una nuova ottica, in una nuova prospettiva che lo metta il più possibile al centro del cambiamento in atto nell’era digitale e non lasciarlo un passivo e spesso pavido spettatore di un processo che sembra solo apparentemente escluderlo.

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Antonio Mazzuca

Antonio Mazzuca

Dal 2007 sono redattore editoriale tecnico-giuridico esperto e formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro e tutela ambientale. Sono il coordinatore editoriale della Testata tecnica InSic.it e dal 2015 editore della testata culturale registrata Gufetto.press dedicata al mondo della cultura off per le quali scrivo news, articoli, recensioni, interviste e approfondimenti e svolgo formazione ai redattori sia per la parte critica che redazionale e per la scrittura in ottica SEO.

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