L’educazione alla sicurezza stradale è una delle priorità del Miur, Ministero dell’Istruzione e del Merito. Il ministro Giuseppe Valditara, il 14 novembre, ha sottolineato come il disegno di legge relativo alla Sicurezza stradale prevede un nuovo corso scolastico. E mentre si attende entri in vigore la norma sulla educazione stradale, la scuola adotta la didattica esperienziale con vere e proprie simulazioni di incidenti.

Educazione stradale: due punti di patente a chi segue

I dati Istat di novembre sulle abitudini degli italiani sulle strade racconta di un 10% che gira video mentre guida e del 73% dei passeggeri posteriori che non allacciano la cintura. Se il 64% non utilizza le frecce in caso di sorpasso o cambio di corsia, il 46,8% dei bambini è senza il seggiolino. Comportamenti che aumentano il rischio di incidenti stradali.

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L’educazione per la sicurezza stradale sarà materia extrascolastica di studio, questo ha disposto il Miur nella nuova delibera di legge, così da rendere le strade posti più sicuri. L’obiettivo dell’Italia, comune alle Nazioni unite, è diminuire del 50% il numero di decessi sulle strade all’anno entro il 2030 e il dimezzamento dei feriti gravi, applicando le misure dettate da “Europe on the move”, come il limite di 30 chilometri orari in città.

Il corso di educazione alla sicurezza stradale è pensato come extrascolastico, quindi di natura volontaria. Il corso svolto in un centro educativo e fuori dell’orario scolastico è rivolto agli alunni delle scuole secondarie di secondo grado. A rendere il corso conveniente per i ragazzi è l’offerta di due punti patente a chi aderisce. Questo grazie al protocollo di intesa tra Miur e Automobil Club Italia- ACI, che prevede anche un corso di guida sicura. Un corso cioè che allena le capacità cognitive del conducente e insegna tecniche di guida per controllare il veicolo in ogni circostanza. Il ministro Giuseppe Valditara ha poi specificato che:

I ragazzi sosterranno verifiche su sicurezza stradale e omicidio stradale. Vogliamo sappiano a cosa vanno incontro, perché uccidere una persona guidando un’automobile non solo è un dramma per i familiari della vittima, ma ci si rovina la vita.

Mobilità responsabile @didibizzarro

Mobilità responsabile @didibizzarro

Sicurezza stradale: la scuola adotta la didattica esperienziale

Ciclomotori, minicar, biciclette e monopattini: questi sono i mezzi più utilizzati dai minorenni. Quindi non soltanto veicoli che richiedono una patente. In più chi pratica la strada non è solo il conducente di un veicolo, ma anche il pedone e il passeggero. Così il corso di educazione stradale ad adesione volontaria rischia di coinvolgere solo chi aspira alla patente.

Attrarre l’attenzione degli adolescenti per comunicare e interagire con loro è una sfida ardua e aperta a tutti: genitori, adulti, istituzioni, scuola. Insegnare loro a consentrarsi sulla guida senza distrarsi, risulta ancora più difficile. Ecco perché in ambito di educazione stradale, aspettando entri in vigore la legge, la scuola ha adottato la didattica esperienziale. Sono esperienze che consentono agli studenti di sperimentare direttamente cosa vuol dire ritrovarsi in una determinata situazione. L’obiettivo è accrescere la conoscenza e la consapevolezza dei rischi di determinati comportamenti: il ruolo del “fattore umano” negli incidenti stradali è infatti decisivo.

Un esempio tra tutti è la giornata dedicata alla sicurezza stradale, celebrata ad ottobre, organizzata da ACI Italia a Lecce, che ha coinvolto gli studenti delle scuole superiori Banzi Bazoli e Grazia Deledda. L’iniziativa dal nome “Mobilità responsabile” è un’idea di Didi Bizzarro, stuntman di livello internazionale, che simula incidenti come se fossero veri.

Didi Bizzarro, in cosa consiste l’esibizione?

“Simuliamo impatto tra auto e ciclomotori, ma dato che trattiamo anche i ragazzini utilizziamo anche la bici e il monopattino. Una volta con il casco allacciato, una volta non. Fa la differenza visto che in tutti i casi nel 99% la testa del manichino sfonda il parabrezza. In un secondo incidente c’è il casco allacciato e poi il cappottamento dell’auto. Poi cintura allacciata e non. Dopo ciascun impatto, parte la chiamata di soccorso, viene simulata con i ragazzi e ci si sofferma su cosa è giusto dire, qual è la tecnica migliore per dare le maggiori informazioni possibili. Quindi ogni volta intervengono per primi i Vigili del Fuoco e poi la Croce Rossa con l’ambulanza. I ragazzi fanno sempre un resoconto dell’accaduto e visionano i possibili traumi. E’ così che diventa un incidente verosimile.”

Come hanno reagito i ragazzi a queste simulazioni?

“Avevamo le tribune piene, più di cento ragazzi delle scuole superiori in fascia d’età dove è difficile tenere l’attenzione, appena partita l’attività, primo incidente, non si è sentito volare una mosca. Segno di grande attenzione da parte dei ragazzi. Il risultato sono compiti in classe dove i ragazzi riportavano per filo e per segno le mie parole e mail di ringraziamento di molti genitori. Il cappottamento con la cintura di sicurezza salva la vita ha avuto un enorme successo, perché la leva di un figlio che dice “papà metti la cintura” è incommensurabile.”

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Anna Restivo

Anna Restivo

Editor e creator freelance nel motorismo sportivo e storico.  Ho collaborazioni in F1 dal 2014, passando anche dalla Motogp, e dal 2019 in manifestazioni di auto e moto d'epoca. Mi piace raccontare il motorismo e le sue connessioni con società, arte, ambiente, creando format e progetti. Attualmente collaboro con BuoneNotizie.it, grazie al quale ho avuto l'opportunità di conoscere il giornalismo costruttivo.

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