I giovani attivisti a Milano firmano all’unanimità un documento in 20 punti.

Nei giorni scorsi a Milano si sono conclusi due eventi cruciali sull’emergenza climatica: Youth4Climate e Pre-Cop26. Youth4Climate è durato tre giorni, è terminato il 30 settembre e ha visto per la prima volta i giovani come protagonisti. Mai prima d’ora 400 giovani attivisti da 197 Paesi, dai 15 ai 29 anni, avevano potuto confrontarsi a livello istituzionale. La selezione delle 8.700 richieste pervenute ha tenuto conto dell’equilibrio geografico e di genere, della motivazione e dell’impegno concreto per l’ambiente. Presso il centro congressi di Milano i giovani hanno approvato all’unanimità un documento di 20 messaggi chiave. Questi ruotano attorno a 4 temi portanti: ambizione climatica, ripresa sostenibile, attori non statali, società consapevole. Il documento redatto sarà oggetto dei negoziati nell’imminente Conferenza della parti di Glasgow. La COP26, ventiseiesima conferenza delle parti della Nazioni Unite sui cambiamenti e climatici, infatti, prenderà il via tra meno di un mese.

Il 2 ottobre, inoltre, si è concluso Pre-COP26, l’incontro che precede ogni Conferenza delle parti. Due sono gli impegni presi dai leaders. Da un lato, contenere l’aumento della temperatura entro 1,5°C; dall’altro, finanziare i Paesi a basso reddito con 100 miliardi di dollari all’anno. Nel primo caso si tratta di un impegno più stringente rispetto agli accordi di Parigi, che prevedono di rimanere entro l’aumento di 2°C. Del problema dei fondi, invece, ha parlato Vanessa Nakate, la giovane attivista ugandese, salita sul palco dopo Greta Thunberg. “L’Africa produce solo il 3% della CO2 mondiale, ma è il continente che soffre di più l’emergenza climatica. Chi pagherà questi danni? La promessa dei 100 miliardi è vecchia di 10 anni.”

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Ambizione climatica: i giovani devono partecipare alle decisioni a livello internazionale, nazionale e locale

Nizreen, relatrice del Sudan, ha illustrato le richieste mosse sul tema dell’ambizione climatica. “Solo assieme possiamo andare nella giusta direzione”, ha detto e continua: “Abbiamo lavorato su tre livelli: multilaterale, nazionale e locale”. Bisogna lavorare con accordi tra Stati, migliorare le leggi nazionali e coinvolgere le tribù, gli indigeni e le comunità svantaggiate. Nel suo discorso, Nizreen tocca diversi temi: “Molte nazioni parlano di macchine elettriche, io vengo da un paese dove solo il 30% della popolazione ha accesso all’elettricità. 5 milioni di bambini che dovrebbero andare a scuola non lo fanno. Molti attivisti ambientali sono dei bersagli, sono stati uccisi, imprigionati o sono costretti a scappare dalle loro terre”.
Tre sono le richieste avanzate:

  • partecipazione significativa dei giovani: a livello sovranazionale, nazionale e locale bisogna che i giovani prendano parte alle decisioni sull’emergenza climatica e aiutino a pianificare gli interventi;
  • supporto amministrativo e logistico dei governi per favorire l’azione climatica dei giovani;
  • fondi pubblici e privati di facile accesso da destinare ai giovani: in questo modo potranno prendere parte alle decisioni cruciali sul clima.

Ripresa sostenibile: lavori green dignitosi, misure di resilienza, lotta alle disuguaglianze e turismo sostenibile

Ernest, il giovane relatore delle isole Fiji, ha presentato le proposte sul tema della ripresa sostenibile. “Chiediamo una transizione energetica urgente e inclusiva entro il 2030 che mantenga l’aumento della temperatura entro l’1,5°C”. Cinque sono i messaggi chiave: innanzitutto, lavori green dignitosi. Secondo, implementare i mezzi di resilienza per le comunità fragili e le misure per contenere i danni causati dall’emergenza climatica. Ancora, soluzioni basate sulla natura, che proteggano e rispettino i diritti e le conoscenze degli indigeni. Creare, inoltre, un sistema per finanziare le politiche green che garantisca l’uguaglianza di genere e combatta gli sfruttamenti. Infine, chiedono che il settore del turismo si allinei agli obiettivi globali di sostenibilità.

Attori non statali e società consapevole: abolire l’industria dei combustibili fossili ed educare sull’emergenza climatica

Natan dalla Francia, invece, presenta i messaggi chiave relativi gli attori non statali. Si tratta di coinvolgere i giovani imprenditori, gli artisti, gli agricoltori, gli atleti di economie emergenti e di gruppi emarginati. Occorre, quindi, rendere più facile l’accesso ai fondi pubblici e privati e potenziare le infrastrutture, come ad esempio la rete Internet. Ancora, divulgare dati climatici aggiornati e attendibili ogni anno. Infine, abolire del tutto l’industria dei combustibili fossili e i relativi investimenti entro il 2030.

Sophie dagli Usa parla di società consapevole, ultimo tema del documento. Nel suo discorso si rivolge soprattutto ai ministri dell’istruzione e dell’ambiente. Primo, i decisori devono favorire la partecipazione con una piattaforma in cui condividere le informazioni e le soluzioni green adottate. Secondo punto, formazione climatica per tutti. Si tratta, cioè, d’inserire l’educazione all’emergenza climatica come materia scolastica. Terzo punto, rendere il cittadino consapevole e responsabile sul tema clima con la tv, l’arte, lo sport e i social. Ultimo punto del documento dei giovani, formare chi si occupa di comunicazione. Serve uno stile chiaro e accessibile per parlare dell’urgenza climatica, concentrarsi sulle soluzioni possibili e ostacolare la cattiva informazione.

Le sfide di COP26 e i prossimi passi: “Non sarà il primo e ultimo evento di Youth4Cimate”

È  questo l’auspicio del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani: coinvolgere in modo permanente i giovani nel processo decisionale e aiutarli a viaggiare con facilità. Gli obiettivi che COP26 si pone sono ambiziosi: 100 miliardi ogni anno e l’aumento della temperatura entro 1,5°C. Inoltre, l’emergenza climatica non può prescindere dalla lotta alle disuguaglianze e ognuno deve fare la sua parte. Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea, infatti, ha dichiarato che l’Europa ha portato sul tavolo un terzo dei 100 miliardi previsti. E ha aggiunto: “Si tratta di politica intelligente. Se manteniamo le promesse, anche i paesi a basso reddito presenteranno dei piani seri sulla difesa dell’ambiente.” John Kerry, inviato speciale USA per il clima, ha rivelato invece che gli Usa hanno contribuito al fondo con 11,4 miliardi. L’ambizione è quella di lavorare affinché siano 4 i trilioni di dollari all’anno per i paesi fragili.

Il Primo ministro inglese Boris Johnson ha indicato i 4 elementi chiave dell’emergenza climatica: carbone, mobilità, liquidità e alberi. Gli UK, infatti, vieteranno la vendita di auto a benzina o diesel dal 2030. Inoltre, i Paesi del G7 a luglio hanno deciso di non finanziare più le centrali a carbone. Francia, Germania, Italia, Canada, Giappone, Usa, UK, più Corea del Sud e Cina hanno firmato l’accordo. L’Australia, invece, rimane fuori e continuerà a sfruttare il carbone fino al 2030. Entro il 2030, poi, l’Italia vuole arrivare a produrre il 70% dell’energia totale da sorgenti rinnovabili. Oggi, infatti, è il gas la principale fonte di elettricità nel nostro Paese. Come ha detto Cingolani: “Si tratta di una transizione, di un processo, quindi rinnovabile e gas convivranno per un periodo”. Infine, l’Italia investirà 20 miliardi su foreste, terreni e oceani, i migliori a catturare la CO2 e a produrre ossigeno.

Più di 700 milioni di persone vivono nella povertà estrema, 3 miliardi non hanno accesso all’energia

A causa dell’emergenza climatica, 100 milioni di persone in più nel mondo si trovano nella povertà estrema. Il totale attuale, quindi, sale a 730 milioni di individui. Inoltre, 3 miliardi di persone sul pianeta non hanno accesso all’energia per cucinare o illuminare le case. John Kerry, poi, afferma: Ogni anno perdiamo 100 milioni di vite a causa dell’inquinamento atmosferico”. Non solo, i tornado, gli incendi e le alluvioni che distruggono i raccolti mandano in fumo milioni e milioni di dollari. E aggiunge, infine: “Gli Usa spendono 50 miliardi all’anno per i bambini ricoverati in ospedale per l’asma causato dall’inquinamento”.

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Francesca Iaquinto

Francesca Iaquinto

Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, è stata studentessa di merito presso il Collegio di Milano per 5 anni. Nel dicembre 2019 ha vinto una Borsa di Studio per la scrittura della tesi presso la Duke University (North Carolina). Attualmente è docente di scuola secondaria, proofreader e scrive per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo costruttivo per diventare pubblicista.

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