Sulla tutela delle acque, in Italia c’è ancora molto da fare. Ma i passi avanti non mancano.

Si è concluso qualche giorno fa a Milano il Salone della CSR e dell’innovazione sociale, l’evento più rappresentativo della sostenibilità ambientale in Italia. L’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) – tra gli enti promotori del Salone – ha pubblicato nei giorni scorsi il rapporto che inquadra a che punto siamo con i 17 Obiettivi per l’Agenda 2030 dell’UE. Uno di quelli più critici riguarda l’obiettivo 14 sulla “vita sott’acqua”, in cui siamo risultati penultimi nel G20 per via dell’eccessivo sfruttamento della pesca.

Per questo motivo, tra i tavoli di confronto più attesi ci sono stati quelli sulla gestione sostenibile e tutela dell’acqua: acqua potabile, mare e oceani con i loro ecosistemi. Cosa sta facendo il nostro Paese per fronteggiare questo problema?

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Il valore aggiunto del Salone – restituito da ognuno dei sei percorsi tematici di questa edizione – è stata la presenza di enti, associazioni e imprese che si ispirano alla sostenibilità come scelta imprescindibile nel proprio operato fungendo da modello con azioni tangibili.

Trasparenza per equilibrare lo sviluppo economico e la salvaguardia delle acque

L’acqua dei mari e degli oceani è il più grande regolatore climatico: assorbe il 90% del calore prodotto dalle emissioni di gas serra e il 30% dell’anidride carbonica, generando più del 50% dell’ossigeno che respiriamo. Questo dà la misura di quanto sia necessario rispettare il proposito stabilito di proteggere almeno il 30% delle acque del mondo.

Secondo l’indagine 2019-2020 in ambito blue economy della One Ocean, tra 1.600 aziende coinvolte in 17 settori solo il 7% rendiconta l’impatto delle proprie attività sull’oceano e di queste ancor meno agiscono per ridurlo. Quelle che invece ne sono consce, lo dimostrano sottoponendosi ai processi per ottenere certificazioni autorevoli.

È il caso di Bolton Food che ha raggiunto lo standard MSC – Marine Stewardship Council, principale certificazione di pesca sostenibile a livello internazionale – così da garantire il 70% dei propri approvvigionamenti all’interno di filiere tracciate. Altre aziende lavorano con enti certificatori esterni, come ASdoMAR con Friends of the Sea – che a sua volta subisce audit da enti terzi – sottoscrivendo policy di acquisto che prevedono rigidi controlli, come il rispetto dei periodi di moratoria per la riproduzione animale.

Azioni trasversali come strategia per difendere le risorse marine e potabili

Donatella Bianchi – presidente di WWF Italia nonché celebre conduttrice di Linea Blu – richiama allo stato dell’arte: il 66% degli ecosistemi marini sono stati completamente trasformati dal cambiamento climatico e hanno perso le proprie specificità. Dunque le soluzioni devono essere orientate non solo allo sfruttamento sostenibile “da ora in poi”, ma anche al ripristino delle condizioni di partenza.

In questo senso, si potrebbe partire con maggiori incentivi economici per i pescatori a riportare a riva i rifiuti che incontrano durante le sessioni di pesca, una pratica già regolamentata dalla legge SalvaMare e ispirata al modello scozzese “Fishing for Litter”. In secondo luogo valorizzare sia sul piano economico che etico quelle specie “accessorie” coinvolte nelle operazioni di cattura delle più nobili, ma che di norma non riscuotono grande mercato.

Proprio alla rivalutazione del pesce povero si dedica l’associazione Worldrise che si spende per l’instaurazione di altre aree marine protette nelle acque del Mediterraneo con il progetto “30×30”, ma coinvolge anche aziende del settore privato – ritenute spesso le “responsabili” del problema – in programmi di sensibilizzazione nelle scuole, come con il progetto “Il mare inizia da qui”.

Riguardo la sensibilizzazione del valore dell’acqua come elemento “di tutti”, sul fronte delle aziende pubbliche spicca l’iniziativa della Centrale dell’acqua di Milano che ha inaugurato il primo museo italiano industriale dedicato all’acqua pubblica. Come ha evidenziato Luca Montani – direttore della comunicazione e relazioni istituzionali MM – questo rientra nella rete dei Musei d’impresa, quindi un modello scalabile per la formazione e l’informazione sulla gestione e l’utilizzo sostenibile dell’acqua. Un aspetto fondamentale soprattutto per l’Italia, che detiene il primato europeo dei prelievi per uso potabile – 9 miliardi di metri cubi all’anno – con un conseguente rischio stress idrico medio-alto secondo l’OMS.

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Roberta Nutricati

Roberta Nutricati

Laureata in Lettere Moderne a Siena e in Relazioni Internazionali a Torino. Dopo aver vissuto e lavorato in Spagna per un anno, ho conseguito un master in Europrogettazione e il riconoscimento alla Camera dei Deputati come Professionista Accreditata presso la Fondazione Italia-USA a Roma. Collaboro con il settimanale TheWise Magazine e scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista.

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