Al via, oggi, la Giornata mondiale della neve 2022, anche detta World Snow day. Un evento internazionale giunto alla sua XI edizione che ha come protagonista la “falda bianca”. Dal 2012, infatti, la terza domenica di gennaio è dedicata a uno dei più amati fenomeni atmosferici: la neve. Molti sono gli eventi in Italia, organizzati da FIS (Federazione Italiana Sci) e FISI (Federazione Italiana Sport Invernali), per festeggiare questa giornata che porta con sé – oltre al divertimento – anche una riflessione sul cambiamento climatico.

Rinascita, purezza e candore sono solo alcune delle allegorie che gravitano attorno alla neve. Da sempre ispirazione per artisti e poeti di tutto il mondo. Al di là della sua semantica, il “tacito manto” bianco che copre Alpi e Appennini, rappresenta anche il business numero uno della stagione invernale.

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Tuttavia la cultura sciistica si trova ad attraversare una fase di incertezza a causa dei cambiamenti climatici. I nuovi criteri di transizione ecologica condivisi dall’UE spingono inoltre gli sport invernali ad adeguarsi. Quali sono le difficoltà e quali le soluzioni già attuate a cui pensare durante la Giornata mondiale della neve 2022?

Il turismo della neve, tra pregi e difetti

C’è chi l’ha già fatta a dicembre, chi invece è in procinto di partire: la settimana bianca per gli italiani è irrinunciabile anche durante il Covid. Toccasana per mente e corpo, la permanenza in montagna è una vacanza salutare tipica del Bel Paese.

Il turismo della neve, tuttavia, è in piena trasformazione. Lo rivela il Dossier NeveDiversa 2021 di Legambiente che punta il dito sulle condizioni climatiche. Il documento spiega come il susseguirsi di grandi sbalzi climatici abbia creato l’aumento di 1 grado delle temperature, provocando nevicate irregolari. Le giornate sciabili sono e saranno dunque sempre più in calo.

A ciò si aggiunge l’impatto ambientale dello sci alpino. Sport, questo, tra i primi nella lista nera di quelli “ambientalmente aggressivi”. Tutto ciò per via degli impianti di risalita delle piste da sci. Motori inquinanti che non sfruttano le energie naturali del luogo. A questi si aggiungono in più la costruzione delle piste attraverso l’abbattimento di alberi; la costruzione di ristoranti ad alta quota con parcheggi annessi, nonché l’inquinamento provocato dai mezzi di trasporto. Il dibattito si dipana dunque tra difficoltà che è bene ricordare. Specialmente in occasione dei festeggiamenti internazionali per la giornata della neve 2022. Come ovviare al problema?

Contro il monopolio dello sci alpino

Il Club Alpino Italiano (CAI) lo scorso 13 gennaio ha esposto, in Commissione alla Camera, l’urgenza di ridimensionare il monopolio dello sci alpino, rinforzando gli altri sport invernali. Pur di mantenere aperte le piste sciistiche, si è intervenuti negli ultimi anni all’elisnow, ossia il trasporto della neve tramite elicottero. Una pratica che rema contro la transizione ecologica espressa in più battute dall’Unione Europea.

Il presidente CAI, Vincenzo Torti, spiega che non c’è ragione nel costruire nuovi impianti sciistici in un Paese come l’Italia. Paese che soffre già di un centinaio di impianti dismessi o in abbandono. Il CAI prende posizione sulla scia delle contestazioni espresse già da Austria, Svizzera, Germania e Francia. Paesi che condividono il medesimo problema.

Secondo Torti una soluzione è quella di aprirsi ad altre attività invernali. Le ciaspole e il trekking hanno sempre più curiosi al loro seguito. Le attività fuoripista sono inoltre sempre più richieste e godono di una nuova normativa di sicurezza.

Valle Maira, un esempio di turismo dolce

Valle Maira in provincia di Cuneo è una di quelle aree alpine colpite da due fasi storiche di spopolamento: il primo a fine Ottocento e il secondo nel dopoguerra. Nonostante la predisposizione naturale ad accogliere piste da sci, questo luogo non ha mai assistito alla loro costruzione. La scelta di un turismo dolce e la predilezione per sport invernali senza impianti di risalita, costituiscono le buone pratiche portate avanti da Valle Maira. Buone pratiche che – dagli anni Settanta ad oggi – sono in controtendenza con il boom di costruzioni sciistiche.

Nel corso degli anni si è innescato un processo virtuoso su iniziativa di amministratori locali, volontari e stranieri innamorati del luogo. I cosiddetti Percorsi Occitani ne sono il risultato. Itinerari turistici che percorrono le antiche mulattiere e collegano le borgate. Un’attività originale che ha portato all’avvio la riqualificazione e la rigenerazione dell’area.

Oltre a ciò vi è anche il Consorzio Turistico, ovvero una tassa di soggiorno di 1 euro al giorno rivolta ai visitatori. Il consorzio ha permesso di attivare una promozione turistica che va dal trekking all’alpinismo, contando 100mila visitatori l’anno. Cifra che, con la riscoperta del turismo di prossimità, è rimasta immutata anche durante la pandemia da coronavirus.

Rendere norma l’impatto ambientale

Associare le parole ‘ecologia’ e ‘sostenibilità’ allo sci è una sfida che sembra impossibile. Eppure già diverse realtà straniere e italiane si sono aperte a misure green. La prima in Europa è Les Menuires sulle Alpi francesi. I suoi impianti hanno aderito alla norma ISO 14001*. Una norma che regola e certifica la gestione ambientale del luogo. Tutto ciò esaminando l’impatto ambientale, l’impatto dei rifiuti sull’ecosistema e le risorse naturali utilizzate.

La Giornata mondiale della neve 2022 festeggiata oggi è dunque un’opportunità per ripensare all’impatto del cambiamento climatico sulle attività svolte ad alta quota e su come sia possibile intervenire.

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Martina Tolaro

Martina Tolaro

Martina Tolaro, curator ed editor freelance. Ho collaborato con imprese culturali creative nazionali e artisti internazionali. Scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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