L’agrovoltaico, comunemente indicato come agri fotovoltaico, è una forma di energia che nasce da una perfetta simbiosi tra l’energia solare e le piante su terreno agricolo, che comporta la sinergia tra colture e pannelli solari; è inoltre un modo innovativo di combinare energie rinnovabili e agricoltura in un paesaggio caldo, posizionando pannelli sopraelevati su un sottobosco di piante, al fine di produrre energia pulita.

Come funziona l’agrivoltaico

L’agrivoltaico è costituito da un sistema di inseguimento solare basato su pannelli montati a circa 5 metri da terra e che possono ruotare liberamente attorno a un unico asse o su due assi nella direzione migliore durante il giorno. Ciò massimizza la produzione di energia solare e mantiene il terreno sottostante disponibile per l’agricoltura, il bestiame e altri usi. Ogni insieme di pannelli, chiamato tracker, può supportare fino a 32 moduli fotovoltaici che creano ombre dinamiche per circa il 15-27% del terreno agricolo sottostante, che possono essere adattate alle esigenze specifiche del sito.

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Il movimento dei pannelli è gestito da un’unità elettronica in modo che siano sempre rivolti verso il sole, evitando così che si facciano ombra l’uno con l’altro. Grazie a questa gestione si riesce a raggiungere un incremento complessivo di produzione fino al 30% rispetto agli impianti fotovoltaici fissi.

I benefici dei sistemi agrisolari

L’agrivoltaico potrebbe rappresentare una risposta alla crescente attenzione degli italiani verso la transizione ecologica e la sostenibilità  e molteplici sono i vantaggi dei sistemi agrisolari, come la protezione delle colture da eventi climatici estremi grazie alla creazione di specifiche zone d’ombreggiamento e una migliore competitività delle aziende agricole data dall’apporto di significativi benefici come, ad esempio, la riduzione dei costi di approvvigionamento energetico.

Inoltre, questi impianti contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, consentono il proficuo utilizzo di una parte dei terreni agricoli abbandonati, oltre a ridurre l’evaporazione dal suolo, permettendo il recupero delle acque meteoriche e a contribuire a favorire l’innovazione dei processi agricoli rendendoli ecosostenibili e maggiormente competitivi.

L’agrivoltaico in Italia

Secondo il Piano Nazionale Energia e Clima, l’Italia dovrà produrre 32 gigawatt di energia attraverso il fotovoltaico entro il 2030. Attualmente sono installati 20,9 GW, ciò significa che altri 11,1 GW dovranno essere sviluppati nei prossimi 9 anni. Per raggiungere questo obiettivo, il governo ha stanziato 2,6 miliardi di euro attraverso il PNRR, di cui 1,1 miliardi di euro saranno utilizzati per l’agrivoltaico.

Nel nostro paese il primo impianto è stato inaugurato nel 2011 a Virgilio, in provincia di Mantova. Il progetto nacque dall’idea di REM (Revolution Energy Maker), azienda fondata da sei imprenditori italiani per promuovere le tecnologie a emissioni zero. A trarne beneficio fu  l’azienda agricola Vostok, situata nei pressi della frazione di Virgilio, Cappelletta. Il sistema era costituito da un telaio di 12 pilastri alti 4,5 m, sopra ogni pilastro era montata una macchina di 10 pannelli fotovoltaici in silicio monocristallino a tracciamento solare.

La Sicilia è una delle regioni con i maggiori investimenti nel settore, grazie anche alla sua posizione e al suo clima. il progetto sviluppato da Falck Renewables a Scicli nel ragusano. L’azienda ha lanciato un progetto che copre più di 22 ettari, 17 dei quali vedranno una combinazione di pannelli fotovoltaici e colture mentre i restanti 5 saranno utilizzati solo per varietà locali.

Un investimento complessivo di quasi 7 milioni di euro e genererà 9,7 megawatt di elettricità, ovvero circa 20 Gwh, equivalenti al fabbisogno di circa 5.000 famiglie. Per questo progetto sono stati utilizzati terreni che erano in stato di abbandono da oltre 20 anni. Inoltre, al fine di coinvolgere i cittadini, è stato avviato un  crowdfunding in prestito, dando così la possibilità ai residenti locali di investire in nuovi impianti, garantendo un ritorno sull’investimento.

In Puglia, invece, il vice presidente del consiglio regionale Cristian Casili, pur ritenendo l’agrovoltaico un’opportunità importante per coniugare le esigenze dell’agricoltura con quelle della produzione di energia da fonti rinnovabili, si è opposto al progetto presentato dal gruppo ILOS New Energy, che prevedeva la realizzazione a Nardò, nell’Arneo, di un impianto agrivoltaico composto da 117.000 pannelli alti 4,5 m su 92 ettari di terreno, in quanto avrebbe comportato la trasformazione irreversibile del territorio, industrializzandolo e facendogli perdere le caratteristiche peculiari.

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Giovanni Binda

Giovanni Binda

Giovanni Binda, aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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