Il 19 gennaio scorso ha preso il via la prima accademia italiana di agricoltura sostenibile in provincia di Bologna, a San Giorgio in Piano. Questo progetto è nato grazie al Cai, ossia i Consorzi agrari d’Italia, e prevede 6 mesi di formazione in aula e sul campo. Sono 21 infatti i giovani scelti tra le oltre 150 candidature e hanno un’età compresa tra i 25 e i 30 anni. Gli studenti sono agronomi e zootecnici e aspirano quindi a diventare consulenti specializzati in agricoltura sostenibile. Al percorso professionale collaborano Inipa Coldiretti, cioè l’ente che si occupa di formazione, e le agenzie del Cai. Infine, lo stage è retribuito poiché i giovani riceveranno 700 euro al mese più il rimborso delle spese.

L’amministratore delegato di Cai Gianluca Lelli afferma: Abbiamo sentito il dovere di inaugurare la prima scuola di agricoltura sostenibile del Paese. L’obiettivo è formare nuovi giovani professionisti in grado di far crescere l’agricoltura italiana. Proprio loro uniranno il vento fresco dell’età e dei sogni con la forza delle conoscenze teoriche e pratiche acquisite”.

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L’accademia di agricoltura sostenibile: come accedere, il percorso e gli sbocchi professionali

Per accedere alla prima accademia di agricoltura sostenibile l’Italia occorre partecipare a un bando pubblico. Il Cai, difatti, ha diffuso il bando tramite i social e le facoltà di agraria delle maggiori università italiane. Per candidarsi occorre una formazione specifica di base: conoscenze nel settore dell’agroalimentare e della zootecnia. Il punto di forza del progetto è che i giovani selezionati possono fare esperienza nelle aziende agricole della rete del consorzio. In aula si studiano materie come le tecniche di irrigazione, gli impianti e l’agricoltura di precisione. I giovani fanno pratica sul campo e ogni settimana è dedicata ad approfondire un diverso settore. In questo modo emergono gli interessi di ognuno e i tutor possono indirizzare le scelte degli studenti.

L’obiettivo, quindi, è permettere agli studenti più talentuosi di entrare a far parte dell’organico Cai come tecnici dell’agricoltura sostenibile. Il tecnico Cai studia il terreno, costruisce l’impianto, gestisce i concimi e si occupa della semina, della raccolta e della trasformazione dei prodotti. Questi nuovi “super consulenti”, dunque, aiuteranno e seguiranno le aziende agricole del consorzio dall’inizio alla fine. L’esperienza sta funzionando bene e Cai ha intenzione di ripetere questo percorso di formazione a stretto contatto con le università. Cai oggi ha 180 agenzie sul territorio italiano e circa 20 mila aziende agricole. Sono 7 le regioni italiane che fanno parte della rete: l’Emilia Romagna, la Puglia, il Molise, l’Abruzzo, le Marche, il Lazio e la Toscana. Di recente hanno aperto una nuova agenzia a Potenza e a Matera, a breve arriveranno anche in Veneto.

I problemi dell’agricoltura oggi: più popolazione, cambiamento climatico e sprechi

Il settore dell’agricoltura oggi deve affrontare molti problemi legati all’aumento della popolazione, al cambiamento climatico, agli sprechi e al sistema di produzione. La FAO, l’organizzazione mondiale dell’agricoltura, ha pubblicato un report a ottobre 2021 che avverte: “Nel 2050 il pianeta dovrà sostenere 10 miliardi di persone. E questo metterà sotto pressione le risorse naturali e l’ambiente. L’elevata richiesta di consumi alimentari, infatti, ha un prezzo molto alto: degrada o distrugge gli habitat naturali, porta all’estinzione delle specie e provoca perdite e spreco di risorse per migliaia di miliardi di dollari. Non solo, il cibo non consumato provoca circa il 10% delle emissioni globali di gas serra“. Accanto a questo, il cambiamento climatico e l’agricoltura intensiva acuiscono il problema della sterilità dei suoli.

Le soluzioni possibili dell’agricoltura sostenibile

Il tema dell’agricoltura sostenibile fa parte dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU . L’agricoltura sostenibile, infatti, è una soluzione possibile al problema del cambiamento climatico, degli sprechi e dell’eccessivo consumo del suolo. L’approccio dell’agricoltura sostenibile prevede di:

  • impiegare tecnologie digitali per migliorare la gestione del suolo e dell’acqua, per combattere i parassiti e per prepararsi al meglio agli eventi estremi;
  • effettuare previsioni così da produrre solo ciò che è necessario ed evitare gli sprechi di risorse;
  • scambiarsi conoscenze e collaborare su piattaforme digitali;
  • monitorare il territorio e analizzare bene i dati per realizzare strategie efficaci.

Ad esempio, FAO e Google hanno ideato Earth Map, uno strumento che consente di controllare il territorio dal satellite. Oppure, in Africa occidentale la FAO utilizza i droni per contrastare le invasioni di locuste del deserto. Ancora, diverse app aiutano gli agricoltori a identificare i parassiti, i pescatori a vendere il pescato e gli allevatori a curare gli animali.

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Francesca Iaquinto

Francesca Iaquinto

Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, è stata studentessa di merito presso il Collegio di Milano per 5 anni. Nel dicembre 2019 ha vinto una Borsa di Studio per la scrittura della tesi presso la Duke University (North Carolina). Attualmente è docente di scuola secondaria, proofreader e scrive per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo costruttivo per diventare pubblicista.

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